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Più libri, più libere

Più libri, più libere

Editoria - Sempre più donne muovono la cultura: lettrici, scrittrici, dirigenti, editor… qualcosa sta cambiando?

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2009

Dal 1991 a oggi le donne editrici o in ruoli chiave del settore editoriale sono cresciute del 119%.
È ormai un dato che le donne si laureino meglio e prima degli uomini, inoltre leggono e scrivono sempre di più.
Di questi temi si è parlato a Roma, nell’ambito della fiera della piccola e media editoria “Più libri, più liberi” in un convegno con grandi donne del settore: Francesca Archinto (Babalibri), Marta Donzelli (Donzelli editore), Bianca Spadolini (Armando Armando).
“Vivo in un mondo al femminile. A volte vorrei anche scrittori maschi che si confrontassero con i libri per bambini. Il nostro è un lavoro basato soprattutto sul linguaggio e sui contenuti, in particolare per decostruire gli stereotipi sia maschili che femminili” ha detto Archinto.
Donzelli ha sottolineato che un valore aggiunto è rappresentato dai “modelli gestionali. Esiste una specificità tutta femminile per cui si riescono a fare insieme tante cose, con scambio di idee e competenze trasversali vincenti”. Fa eco Spadolini, che ritiene i traguardi raggiunti molto importanti: “dalla saggistica al settore pedagogico, è nella formazione degli e delle insegnanti che occorre continuare a lavorare. Un mondo soprattutto al femminile, che abbiamo valorizzato anche attraverso la collana Donne del Terzo Millennio”.
Il fenomeno è, come tutti i fenomeni, articolato e vario. Se è vero che il 46% delle funzioni dirigenziali o direttive (amministratore delegato, presidente, responsabile editoriale, ufficio stampa), è ricoperto da una donna per quanto riguarda la piccola editoria, il totale occupazionale nell’industria è invece largamente inferiore, per arrivare addirittura a un crollo nelle medie e piccole imprese, in cui la quota dei ruoli dirigenziali coperti da donne non raggiunge il 7% (Federmanager).
Il 38% di chi scrive e pubblica libri di narrativa, manuali, libri scolastici o per bambini, è oggi composto da donne. Nel 2002 erano il 31,2%.
Quanto alla lettura, nel 1965 il 14,6% delle donne leggeva almeno un libro (il 18,0% i maschi). Nel 1973 sono diventate il 22,6% (il 26,3% i maschi). Il sorpasso avviene nel 1988, anno in cui si è registrato 39,3% contro il 33,7%. Oggi una donna su due (e quasi il 70% delle bambine) è lettrice, contro il 37,7% della popolazione maschile.
Il dato, letto per età e per genere, è molto interessante. I bambini forse sono più impegnati davanti alla televisione, ai computer o a praticare un’attività sportiva? Oppure si investe di più sulle bambine, le quali, forse, hanno un migliore rendimento scolastico e sono più portate a concentrarsi e a imparare? E gli adulti? Perché i maschi leggono meno? Perché lavorano troppo? Dovrebbero forse conciliare i tempi per potersi ritagliare un meritato spazio di relax in poltrona? Oppure conciliano, lavano i piatti per far finire alla loro donna l’ultimo romanzo di Melania Mazzucco e rinunciano alla partita? Oppure hanno altri hobby? Non si tratta di stilare una classifica di buoni e cattivi, di attività migliori o peggiori. Il dato certo è che nel momento in cui le donne diventano significative all’interno di un certo mercato, in questo caso della cultura, naturalmente i numeri tendono a cambiare in una direzione precisa. Se le donne fruiscono, comprano, promuovono la cultura, il mercato avrà verso di loro un occhio di riguardo. È un mercato che si autoalimenta e che porta i suoi buoni frutti in termini occupazionali, culturali e di linguaggio. C’è da sperare che ciò avvenga anche in ambito di rappresentanza politica. E c’è da sperare anche che le donne dell’editoria siano all’altezza, e che siano in grado di farsi autentiche promotrici di quella ‘libertà’ tanto auspicata quanto preziosa. Come? Ad esempio tenendo alti i livelli, attraverso una critica letteraria militante, una revisione dei canoni nel tentativo di recuperare quei molti nomi troppo spesso dimenticati di autrici, filosofe, narratrici, pensatrici contemporanee o del passato. Troppo spesso infatti le antologie, le storie delle letterature, le storiografie, hanno tenuto in disparte il pensiero femminile, vuoi per ignoranza, vuoi per logiche di potere discriminante, vuoi perché le donne per secoli sono state considerate marginali anche in quest’ambito, a dispetto del Pensiero di tante, da Cristina di Svezia a Luce Irigaray, da Olympe De Gouges a Judith Butler e moltissime altre.

Informazioni: www.aie.it - www.piulibripiuliberi.it

(8 gennaio 2009)

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