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Più donne nei cda

Più donne nei cda

Passa definitivamente alla Camera il ddl che introduce quote rosa nei cda. Ma in contemporanea la manovra finanziaria penalizza tutti e tutte...

Mercoledi, 29/06/2011 - Definitiva e bipartisan è arrivata dall'Aula della Camera l’approvazione alla legge che introduce le quote rosa nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa e delle società a partecipazione pubblica. In base a questa legge, approvata con 438 sì, 27 no e 64 astenuti, i Cda dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 (20% nel primo mandato) e da un terzo dal 2015 (il 33,3% nel secondo mandato). Le nuove regole entreranno quindi a pieno regime nel triennio del mandato 2015-2018.

Guardiamo in sintesi di cosa si tratta. Quote rosa di un terzo: i consigli di amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate e delle controllate pubbliche non quotate dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 e da un terzo dal 2015. Sanzioni: in caso di inadempienza ci sarà una diffida da parte della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi; in caso di ulteriore inadempienza scatteranno un'ulteriore diffida di tre mesi e sanzioni pecuniarie: da 100 mila a 1 milione di euro per i cda e da 20 mila a 200 mila per i collegi sindacali. Qualora le società non si dovessero adeguare entro i sette mesi concessi dalle due diffide scatterà la decadenza del consiglio d'amministrazione o degli organi di controllo. Entrata in vigore: la legge entrerà in vigore dopo un anno esatto dalla pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale.

Sul testo si sono astenuti i radicali ma anche diversi deputati, tra cui donne prevalentemente della maggioranza, mentre Alessandra Mussolini invita il Parlamento a dare “l'esempio: bilanciamo la composizione per sesso anche dell'ufficio di presidenza e del collegio dei questori della Camera”, ha proposto. Anche da sinistra è arrivata una critica alla legge. “Non c'è niente di peggio delle quote: lo dico io abituata ad essere una quota per definizione”, sostiene Ileana Argentin del Pd, che è donna e disabile. “Vorrei che le donne arrivassero ai vertici per quello che valgono, non perchè rientrano in quote”.

Paola Concia invece ha commentato: “Un grande successo quello di oggi in Aula per quella che è una vittoria storica delle donne italiane. L'approvazione della legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione è un segnale chiaro: è stata finalmente sconfitta la vera grande lobby del paese, composta dai quei maschi che temono i talenti e le competenze delle donne” , mentre Imma Battaglia, presidente di Dì Gay Project, parla di vittoria dell’intelligenza delle donne: “Il via libera alle quote rosa nei cda schiude sempre più il futuro alla concretezza, alla forza e all'intelligenza delle donne. Alla nostra determinazione e alla volontà di produrre cambiamento e di riequilibrare il sistema. Personalmente mi impegnerò affinché questa legge, in attesa di quella sulla rappresentanza politica, trovi piena applicazione, soprattutto in termini di rinnovo di una classe politica che ha ormai concluso il suo ciclo. Con la particolare soddisfazione di liberare un giorno il Parlamento da tutti quei 'bottiglioni’ monotoni, monocordi, monotematici, mononeuronici e, sulle questioni gay, tristemente monomaniacali.”

Alla soddisfazione per una misura che riequilibrerà la rappresentanza femminile nelle posizioni apicali fa da contraltare la consapevolezza che la situazione femminile nel mondo del lavoro, tra precariato, disoccupazione e continua erosione delle tutele, è sempre più pesante. E ci si chiede da dove verranno ‘cooptate’ le donne per le ‘quote rosa’ nei cda se le possibilità di carriera femminile nelle imprese sono sempre più ridotte? Forse sarebbe stato più logico e sano partire ‘dal basso’ ed assicurare il lavoro (per entrambi i sessi), retribuzioni uguali per maschi e femmine a parità di mansioni, maternità tutelata e un rientro al lavoro nelle funzioni proprie, in definitiva condizioni di partenza che assicurino le possibilità di carriera. Intanto alcune ‘chicche’ contenute nella manovra finanziaria presentata ieri da Tremonti che incideranno sui cittadini e sulle cittadine assai più dell’aumento delle donne nei cda: aumento dell’età della pensione per le donne, blocco del turn over e degli stipendi per il pubblico impiego, nuovi ticket sulla sanità, un insegnante di sostegno per due alunni disabili.

La vita da queste parti si fa sempre più difficile.

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