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Più che una vita, un romanzo

Più che una vita, un romanzo

Tina Modotti - La fotografia come strumento di denuncia e di lotta politica. Fino all'11 marzo la mostra a Roma organizzata dall’Ambasciata del Messico in Italia in collaborazione con l’Istituto Cervantes

Flavia Matitti Lunedi, 05/03/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2012

“Tina Modotti, sorella, non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la rosa nuova. Riposa dolcemente, sorella”. Sono questi i primi versi di una lunga poesia che Pablo Neruda dedica all’amica, grande fotografa e fervente militante comunista Tina Modotti, morta 46enne nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1942 a Città del Messico, in un taxi, sola, probabilmente stroncata da un infarto, ma secondo alcuni eliminata dagli stalinisti per evitare che dicesse la sua sull’assassinio di Trotzky. Comunque non sono solo le circostanze della morte ad apparire misteriose, in realtà è tutta la vita di Tina Modotti a essere così avventurosa da sembrare un romanzo.

Nata a Udine il 17 agosto 1896, in una famiglia proletaria e socialista, nel 1913 a 17 anni si imbarca da Genova a New York per raggiungere il padre emigrato a San Francisco. Negli Stati Uniti fa vari lavori dall’operaia tessile all’attrice di teatro e di cinema muto. Nel 1917 sposa il poeta e pittore Robo e va a vivere a Los Angeles. La loro casa diviene un cenacolo bohémien dove si discute di tutto, dall’arte alla letteratura, dal socialismo alla psicanalisi, dal buddhismo al libero amore. Conosce intanto il fotografo Edward Weston col quale inizia una relazione. Tutti loro sono attratti dal clima progressista del Messico post rivoluzionario e il primo a partire è proprio Robo che però muore di vaiolo a Città del Messico. Tina, che lo stava raggiungendo, arriva appena in tempo per il funerale. Nel 1923 torna in Messico con Weston e inizia a fotografare. La sua fama di fotografa sarà indissolubilmente legata a questo paese dove negli anni venti scatta la maggior parte delle sue fotografie (circa 400).

Una magnifica selezione delle sue immagini - 26 tra le sue foto più celebri - scattate in Messico tra il 1923 e il 1927, si può ammirare a Roma nella mostra “Tina Modotti: un nuovo sguardo” (fino all’11 marzo 2012), organizzata dall’Ambasciata del Messico in Italia in collaborazione con l’Istituto Cervantes.

Osservando queste immagini appare subito evidente l’originalità e modernità del suo sguardo. Molte foto ritraggono il popolo messicano: contadini, donne, bambini, operai, talvolta solo le loro mani, un soggetto sul quale Tina si sofferma spesso perché in grado di racchiudere l’essenza della persona. La sua grandezza sta nell’aver anticipato il reportage sociale, per lei infatti la fotografia non è solo documentazione, ma strumento di denuncia e di lotta politica.

La mostra restituisce l’atmosfera esaltante che si respirava negli anni venti in Messico, dove Tina stringe amicizia con i pittori muralisti Orozco, Siqueiros, Rivera e con Frida Kahlo. Dopo il deteriorarsi dei rapporti con Weston, che torna negli Stati Uniti, nel 1927 Tina diventa militante comunista, in un momento drammatico caratterizzato da lotte intestine tra stalinisti, trotzkisti, anarchici. Il periodo documentato in mostra si conclude a questa data ma la vita di Tina prosegue intensa e tragica. Diviene la compagna di Julio Antonio Mella, un rivoluzionario cubano - lei lo definisce il suo più grande amore - che una sera di gennaio del 1929 viene assassinato da dei sicari inviati dal dittatore cubano Machado mentre è a passeggio con lei in una strada di Città del Messico. La stampa reazionaria cerca tuttavia di dare la colpa ai compagni di partito di Mella e la stessa Tina viene coinvolta nello scandalo. Ma è tutto il clima politico ad essere cambiato nel frattempo, tanto che nel 1930, ingiustamente accusata di aver partecipato a un attentato contro il Presidente della Repubblica, viene arrestata ed espulsa dal Messico. Braccata dalla polizia segreta fascista, che cerca di arrestarla come pericolosa sovversiva, Tina riesce ad arrivare in Europa, sbarca a Rotterdam, va a Berlino e infine Si stabilisce a Mosca, dove ritrova Vittorio Vidali, conosciuto in Messico. Abbandona la fotografia per dedicarsi alla militanza nel Soccorso Rosso Internazionale. Nel 1936 con Vidali, al quale è legata sentimentalmente, va in Spagna per combattere in difesa della democrazia. Fa l’infermiera negli ospedali e la sua presenza diviene presto leggendaria tra schiere di combattenti, da Hemingway a Robert Capa a Rafael Alberti.

Dopo un silenzio durato tre decenni, in Italia Tina Modotti viene riscoperta negli anni ’70 grazie all’iniziativa della sua città natale e dello stesso Vidali, divenuto nel frattempo un importante esponente del PCI. Nel 1982 Vidali pubblica un libro dal titolo “Ritratto di donna”, in cui racconta la sua vita con Tina. Nel 1991 esce l’avvincente biografia dello scrittore Pino Cacucci, dal titolo “Tina”, cui sono seguite innumerevoli altre pubblicazioni dedicate alla fotografa.

Solo di recente, nel 2009, Udine le ha intitolato uno spazio espositivo, inaugurato nell’ex Mercato del Pesce. La sua casa natale, in via Pracchiuso 89, è invece sede di un asilo notturno per i poveri gestito dalla Caritas. Tuttavia grazie a un suggestivo intervento “concettuale” sulla facciata della casa, appena portato a termine dall’artista e restauratore Franco Del Zotto, oggi questo edificio testimonia – come fosse un monumento – il legame profondo tra Tina e la sua città. Nella mostra romana tale intervento è documentato attraverso un video.



Mostra: www.roma.cervantes.es Link per approfondimenti: www.comitatotinamodotti.it - Sulla casa natale a Udine: www.francodelzotto.jimdo.com

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