Società/ Salute - Da protagonisti di peccati di gola a ingredienti per nuove cure di bellezza
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005
Due doni preziosi della natura, il cioccolato e il vino, non sono soltanto un motivo di gioia, se non di estasi, per il palato (provare per credere un tocco di fondente con il barolo chinato), ma si sostiene da qualche anno che rappresentino una raccomandabile fonte di benessere per la pelle. Parola della “cioccoterapia” e della “vinoterapia”, che senza furori pubblicitari si presentano con un corredo di flaconcini, fiale e vasetti come dispensatori di bellezza e di benessere per viso e corpo. Affermano i sostenitori di queste cure che i due gustosi alimenti assicurano un travolgente crescendo di energia e vitalità alla cute, sia combinati fra loro, sia integrati in proporzioni calibrate con alghe marine, valiglia, arance, oli essenziali, minerali, fanghi termali e chissà quant’altro. Le proprietà del cioccolato, assodate e innegabili, affondano nel tempo. La storia più antica che parla di cacao, lo cita come bevanda e risale all’epoca dei Toltechi e degli Incas, che ne facevano già uso. E prima di loro i Maya. Ma ad avviarne la storia furono gli Aztechi, i quali della fava di cacao fecero anche uno strumento monetario: 8 semi si scambiavano con un coniglio, i favori di una cortigiana ne richiedevano 4 in più e per uno schiavo se ne dovevano contare 100. Le fave pestate fornivano un succo denso e amaro, il xocolatl (da xoc, il suono prodotto durante la lavorazione con un utensile di legno e latl, acqua). L’aggiunta di pepe, peperoncino, bacche di ginepro, chiodi di garofano e cannella, ne esaltavano l’aroma. L’Europa conobbe il cacao nel 1502, grazie a Cristoforo Colombo, senza sapere in realtà che farsene. Solo vent’anni dopo Fernando Cortés venne a conoscenza di questa bevanda corroborante da parte di Montezuma, l’ultimo imperatore Azteco, il quale ne sorbiva fino a cinquanta tazze al giorno, ritenendola tonificante e utile a combattere la fatica. Il successo che ne seguì, com’è noto, divenne un’autentica apoteosi nel Secolo dei Lumi.
Di questi segreti dei progenitori dei messicani si è impadronita la cosmetologia moderna, che ha scoperto e sfruttato la ricchezza del celestiale ingrediente delle uova di Pasqua - amaro o dolce, fondente o al latte - e ha realizzato, in Italia per la prima volta, una serie di trattamenti di benessere che mettono a frutto la grande e unica ricchezza del cacao e del cioccolato. I sali minerali – ferro, magnesio, fosforo, potassio e piccole quantità di sodio – si sono rivelati utili per regolare i casi di squilibri osmotici e salini e per potenziare meccanismi importanti come la respirazione cellulare e il metabolismo della pelle, che rassodata e irrobustita, è apparsa più luminosa e con un’attenuazione delle rughe superficiali. Per non parlare delle vitamine che nutrono e idratano, dei polifenoli, antiossidanti ideali per pelli senescenti e stropicciate dell’esposizione solare. E per finire (ma la lista è più copiosa), si dice anche caffeina e teobromina ingaggino una profumatissima lotta al soprappeso, alla cellulite, all’adiposità localizzata. Dunque, gli entusiasti del cioccolato (e non sono solo le signore), afflitti dal senso di colpa causato da lievi o irresistibili dipendenze e dall’insidia dell’aumento ponderale d’ora in poi potranno trovare un antidoto nello stesso alimento trasformato con formulazioni suggestive e sofisticate in creme, bagni, maschere, impacchi e gel, dispensatori di sensualità fragranti e di promesse di effetti protettivi e rigeneranti. Se non si vedranno risultati non resterà che spremere il tubetto e mangiarne il contenuto. Il palato almeno non ne sarà deluso.
Se la pelle, come riferiscono i sostenitori delle cure, assorbe con golosa rapidità i preparati al cioccolato, anche l’uva e il vino, che pare non siano da meno in quanto gradimento, sono arrivati nel mondo della bellezza e del benessere.
La vite è una pianta antichissima, presente dal principio del Quaternario in Italia e nelle zone temperate del pianeta. Non si sa invece con certezza quali popoli iniziarono a praticare la viticoltura. La sbornia biblica di Noè che piantò la vigna e bevve il vino fa ipotizzare che i primi viticoltori fossero semiti. Sumeri, egiziani, greci, etruschi producevano vino e così i romani che coltivavano la vite e la diffusero in Europa, in Asia Minore e in Africa Settentrionale. tico disponibile per disinfettare ferite e rendere bevibile l’acqua. Per più di duemila anni è stato impiegato nella medicina e nella chirurgia: era l’unico anestetico disponibile per disinfettare le ferite e rendere potabile l’acqua. Ma il vino aveva anche applicazioni estetiche: le prime testimonianze riferiscono che 2000 anni prima dell’era cristiana le donne confezionavano le maschere di bellezza con del vino mescolato all’argilla, all’incenso ed alcuni estratti biologici. E se Ippocrate, padre della medicina, lo avevo inserito in quasi tutti i suoi rimedi, contro la febbre, come diuretico, come antisettico e nelle convalescenze per accelerare le guarigioni, il suo successore Galeno lo raccomandava come maschera insieme a certe erbe per rendere luminosa la pelle del viso. Insomma, dal tempo del Re Sole, che vantava le proprietà curative di questa inebriante bevanda, fino ai giorni nostri in cui si utilizza il mosto per preparare impacchi e maschere da applicare sul viso e sul collo, non ci sono che conferme, non solo delle proprietà terapeutiche del vino, ma anche delle sue capacità di esaltare la bellezza, di illuminare il viso e di affinarne i contorni. E poiché il vino, antiossidante, vasoprotettore e difensore del sistema cardiocircolatorio è uno dei pilastri della dieta mediterranea, è naturale che dall’Italia vengano le più sofisticate applicazioni cosmetiche di questo prodotto e dei suoi derivati. La vinoterapia è nata in Italia e in Francia nei primi anni ’90. Con uso di vino, mosto e vinacce per bagni e impacchi, sull’onda di una passione che dura da più di tremila anni, i trattamenti, collaudati e pare efficaci, promettono energia, benessere, rivitalizzazione, equilibrio. Agli inconvenienti legati alle applicazioni limitate al tempo della vendemmia e alla mancanza di controlli sulle qualità chimiche e cosmetologiche dei prodotti impiegati ha ovviato la ricerca cosmetica più avanzata, che ha messo a punto prodotti sicuri per maschere, impacchi, infusioni destinati a trattamenti rigeneranti, stimolanti e decongestionanti, per ora destinati solo ai centri benessere. E i vini? Sono di rango e scelti in funzione delle proprietà cosmetiche: dal Sangiovese di Toscana al Chardonnay, dal Negro del Salento al Moscato del Piemonte al Rosso di Montalcino, talvolta accostati ad ingredienti suggestivi e seducenti come le proteine della seta, vitamine o aloe.… Realtà emergente nel panorama dell’estetica italiana o una suggestione estratta da una preziosità dell’alimentazione? Scarsa efficacia o formula innovativa rivoluzionaria? Non importa. Gli ingredienti base, che siano di scarsa efficacia o i protagonisti di una formula rivoluzionaria, sono comunque di tutto rispetto.
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