Sabato, 21/12/2013 - PHILOMENA, da Venezia 70 a film di Natale:il grande ritorno di Stephen FREARS, un Leone d'Inverno
A Venezia 70, quest’anno, c’è stato il grande ritorno di Stephen Frears: dopo alcune pellicole ‘non proprio dei capolavori’, Tamara Drewe del 2010 ed Una ragazza a Las Vegas del 2012, il grande regista inglese ha proposto Philomena, film che là ha ottenuto un grande successo da parte dei critici e del pubblico.
Merito anche di una prodigiosa Judi Dench, attrice carismatica come la Helen Mirren di The Queen, sempre di Frears, del 2006 presentato a Venezia e che le valse la Coppa Volpi al femminile di quell’anno, oltre ad un meritatissimo Oscar l’anno dopo.
Alla Mostra del Cinema, dunque, si era parlato molto di un’altra Coppa Volpi per la Dench e/o di un Leone d’oro per Frears: sarebbero stati entrambi meritatissimi, dato il calibro di entrambi e l’esito finale cinematografico ottenuto, ma, com’è noto, le cose son andate ben diversamente.
A Venezia, comunque, in conferenza-stampa, han usato il loro naturale sense of humour tutto inglese, peculiarità presente in tutta la pellicola che pure narra di una vicenda che colpisce ‘tutte le corde del cuore’ ed emoziona anche quando fa sorridere. Basata sul libro The Lost Child of Philomena Lee di Martin Sixsmith, a sua volta ispirato da un fatto realmente accaduto, il film narra splendidamente la storia dell’omonima protagonista: una donna irlandese costretta in giovane età ad abbandonare suo figlio quando viene rinchiusa in un convento. Dopo diversi decenni decide di ritrovarlo grazie all’aiuto di un giornalista in cerca di lavoro, dopo una brillante carriera alla BBC – interpretato da un ottimo Steve Coogan, pure co-sceneggiatore per Frears.
Forte, spietatamente sincera, seppur equilibrata, la critica alla religione ed alle istituzioni cattoliche di allora: “Mi aspetto il parere del Papa – ha detto Frears – mi sembra simpatico…”.
Da qualche giorno il film è uscito nelle sale italiane: è divenuto, senza volerlo, il vero film di Natale, in intelligente contrapposizione agli immancabili inutili quanto dannosi cine-panettoni.
Ma Philomena, inutile dirlo, è davvero da non perdere, anche per la grande umanità - che poi è il filo rosso che informa di sé di tutta la pellicola - anch’essa così carente, in questi tempi di crisi.
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