Apre il 10 aprile e sarà visitabile fino al 27 luglio la mostra curata da Lucia Fiaschi e Filippo Bacci di Capaci. Esposti disegni, sculture, impronte delle tempere e matrici delle maschere
La mostra presenta un nucleo di settantacinque opere, provenienti dall’Archivio Venturino Venturi, dal Museo Novecento di Firenze, dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, dalla collezione della BCC Banca Valdarno e da prestigiose collezioni private.
Trenta tempere originali realizzate da Venturino nel 1986 per un’edizione speciale de Le avventure di Pinocchio, mai esposte al pubblico se non in occasione della presentazione del volume, restituiscono un Pinocchio intenso, dinamico, intriso di quella forza primigenia che sempre ha caratterizzato la visione dell’artista.
In Quattordici impronte a olio, eseguite tra il 1963 e il 1968, la materia diventa traccia sostanziale, attraverso una tecnica in cui l’olio genera immagini di forte impatto espressivo.
Un posto di rilievo è riservato a sei matrici ligneeintagliate per divenire sorgente dei monotipi, in bilico tra figurazione geometrica e suggestione figurale, che tanto affascinarono Lucio Fontana e la sua cerchia. Utilizzate come matrici per un brevissimo periodo - tutti i fogli da esse derivate portano la data 1948 - sono poi state trasformate in sculture dallo stesso Venturino.
Fondamentali nel percorso dell’artista le due sculture dedicate a Pinocchio, entrambe bozzetto per la grande statua che si sarebbe dovuta innalzare al centro della Piazza dei mosaici del Parco di Collodi. Il Pinocchio proveniente dalla collezione della BCC Banca Valdarno è una fusione il cui originale in cemento si trova nelle collezioni dei Musei Vaticani; mentre quello in legno, ferro e chiodi, proveniente dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, fu presentato dallo scultore in occasione del concorso per la realizzazione delMonumento a Pinocchio, nel 1953, ed è preziosissima testimonianza della prima ideazione del Pinocchio, che poi non venne mai realizzato. Una terza scultura, il Ritratto di Giovanni Michelucci, fu eseguita da Venturino in occasione dell’importante sodalizio che lo legò all’architetto e che ebbe origine proprio dall’impresa collodiana, della quale Michelucci fugiurato e per la quale, in tempi successivi, contribuì anche alla progettazione del parco.
In esposizione, inoltre, diciotto maschere in cartapesta dipinta, con le quali l’artista esplorò nuove dimensioni espressive attraverso la tridimensionalità. Caratterizzate da linee essenziali e forme stilizzate, evocano in volti-ritratto l’archetipo del burattino e delle sue metamorfosi, incarnando, nella tensione tra staticità e movimento, le modalità fondamentali del modellare scultoreo dell’artista.
Completa il percorso espositivo il cortometraggio animato di Alice Rovai L’ombra di Pinocchio, che rielabora il mondo di Venturino in chiave contemporanea, creando un ponte tra la sua poetica e le sensibilità artistiche del presente. Un’opera che, attraverso il movimento e il suono, restituisce la vitalità del segno e della materia venturiniana, proiettandola in una nuova dimensione narrativa.
L’esposizione sarà accompagnatainfine da un video per la regia di Francesco Castellani contenente interviste e materiali provenienti dall’Archivio Venturino Venturi.
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Il catalogo, a cura di Marta Convalle, Lucia Fiaschi e Filippo Bacci di Capaci, sarà pubblicatoda Edizioni Fondazione POMA Liberatutti, all’interno della collana PomArte.
L’esposizione si potrà visitare dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 12.30, e dalle 17.30 alle 22.00.
L’ingresso è libero, e non occorre presentare la tessera.
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Venturino Venturi (1918-2002) è stato una delle figure più affascinanti del panorama artistico italiano del Novecento. Nato a Loro Ciuffenna, in provincia di Arezzo, e formatosi tra Francia e Italia, ha attraversato momenti cruciali della storia con uno sguardo sempre rivolto alla sperimentazione. La sua arte, sospesa tra figurazione e astrazione, ha conquistato l’attenzione di critici e artisti, tanto che Lucio Fontana lo invitò a sottoscrivere il Manifesto dello Spazialismo. Ma è con Pinocchio che Venturino ha trovato una delle sue chiavi espressive più potenti: il burattino di legno, creatura simbolica, diventa il compagno di una vita, una figura attraverso cui riflettere sulla condizione umana, sulla libertà, sul destino. Non a caso, proprio il concorso per Un monumento a Pinocchiosegnò un momento difficile nella sua carriera. Venturino, infatti, il concorso lo vinse, ma in ex-aequo, senza poter dunque realizzare il progetto originale, poiché il grande Pinocchio, progettato per il centro della piazza, della quale era stato autore dell’intera superficie musiva, non fu mai realizzato. Tuttavia, Venturino seppe trasformare questa esperienza in un ulteriore slancio artistico, facendo del burattino un emblema ancora più centrale nella sua ricerca. Lavorando assiduamente negli anni successivi e scegliendo di risiedere nella natìa Loro Ciuffenna, lì fondò il museo monografico che porta il suo nome e che oggi è un centro di studio e ricerca sull’espressione artistica della seconda metà del Novecento. Questa mostra è dunque un omaggio a un maestro capace di trasformare la materia in poesia, e a una figura, quella di Pinocchio, che continua a parlarci di crescita, metamorfosi e speranza. Un’occasione per scoprire e riscoprire un artista che ha fatto della ricerca e dell’emozione il fulcro della propria opera.
Fondazione POMA Liberatutti. Sulle sponde del fiume Pescia, nell’omonima città, sorge la Fondazione POMA Liberatutti. Un centro polifunzionale concepito per stimolare il libero pensiero e favorire l’incontro tra iniziative e forme artistiche diverse. Realizzata in un ex opificio ristrutturato, la Fondazione si presenta come una factory culturale. Lo spazio ospita mostre d’arte, spettacoli dal vivo, conferenze ed eventi che spaziano dalla musica al teatro, alle arti visive, coinvolgendo artisti affermati e giovani talenti. Accanto agli eventi culturali, offre una ricca gamma di attività formative in continua evoluzione: laboratori di scrittura, pittura, scultura; l’apprendimento di lingue straniere; yoga, tai-chi, scacchi e non manca la scuola di cucina, pensata per unire creatività e tradizione gastronomica. Il Refettorio è il punto d’incontro per eccellenza, più di un semplice ristorante, dove spettacoli e momenti di socialità si mescolano con una cucina di eccellenza. Guidata da una filosofia inclusiva e libera da vincoli ideologici, la Fondazione POMA è un laboratorio di crescita personale e condivisione, dove il dialogo e la ricerca del bello si intrecciano in ogni attività.
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