Giovedi, 21/01/2021 - La pandemia ha costretto le persone a trascorrere all’interno della casa molto più tempo rispetto alle precedenti abitudini.
Ciò ha comportato necessariamente la riorganizzazione del lavoro sia in casa che fuori.
La chiusura delle scuole e di tanti altri luoghi di lavoro e la conseguente fermata delle mense, ha imposto una revisione completa di spazi e tempi riservati
. al cibo, sia in termini di approvvigionamento che di preparazione;
. alla dislocazione negli ambienti della casa ridefiniti in base alle esigenze di lavoro e di studio di ciascun componente;
. all’assistenza digitale e all’acquisizione di nuove competenze;
. alla contabilità familiare
. alla socialità, tutta da ridefinire in base all’esigenza di distanza fisica, particolarmente faticosa per chi basa il proprio lavoro sulle relazioni, dal personale sanitario a quello scolastico, da chi agisce nel sindacato a chi offre servizi.
Tutto questo ha pesato fortemente sulle spalle delle donne ritenute (non a torto, ma questo non può costituire un alibi) competenti per ciò che riguarda il lavoro familiare. Loredana Fabrianesi, che insegna informatica a lavoratori e lavoratrici di aziende interessate ad aumentare le professionalità informatiche, dice: “Non abbiamo più il contatto con i nostri partecipanti, li vediamo attraverso un video, quando ci va bene, altrimenti vediamo un rettangolo grigio con la figura stilizzata di un uomo se la telecamera non funziona… Quando devi affrontare 4 ore di lezione non puoi fare tutto di seguito senza interruzioni, quindi ci sono più pause, vuoi per il caffè, per sgranchirsi le gambe, per il te al pomeriggio. Ma quanta solitudine in questi momenti. Oppure è l'occasione per accendere la lavatrice, per far iniziare il ciclo alla lavastoviglie, per sparecchiare la colazione… e no! Non sono pause, è un lavoro di 24 ore senza interruzioni!”.
Forse, sostiene Federica Condè, docente di sostegno “avere tutto a portata di mano è anche utile. Peccato che così nessuno percepisca la mole di lavoro che si arriva a sostenere senza più muoversi da casa. Non si stacca più, non c'è più spazio per niente che riguardi solo te stessa. In balia di chiunque abbia una richiesta per te....e l'aspettativa è che tu sia sempre disponibile - tanto che hai da fare? Lavori da casa no? - “
Una situazione generale che ha comportato un risparmio notevole “per le imprese a scapito di una sorta di servilizzazione delle donne in ruoli tuttofare h 24” come scrivono le ideatrici di un’interessante proposta artistica. Perché una donna deve? a cura di Mavi Ferrando, Gretel Fehr, Rosmary Pirotta e Cristina Rossi prevede un’esposizione virtuale in quattro tempi. Diciassette artiste e quindici artisti hanno accolto l’invito loro rivolto dalla Galleria Quintocortile e della Casa Museo Alfredo Pizzo Greco.
A partire da una proposta di Arianna Bonalumi si intende, con questa iniziativa, denunciare come la pandemia da Covid 19 abbia costretto molte donne “a ruoli d’obbligo considerati atti dovuti”. Non a caso, sostiene Mavi Ferrando, gallerista e scultrice, il numero degli artisti invitati è quasi pari a quello delle artiste, sia perché si intende indurre una riflessione che per comprendere il vissuto del genere maschile rispetto a ruoli pietrificati.
Una realtà che Paola Bentivegna, sindacalista, ora in pensione, della CGIL, riassume in questo senso:” Tutto ciò, nel nostro paese, contrasta con una arretratezza culturale in cui siamo piombati dagli anni del “berlusconismo”, poi con governi di cen ora in pensionetro-centro sinistra che sono stati timorosi di agire in modo determinato, infine col penultimo governo giallo-verde: il risultato oggi, è la donna bambolina, puttana, casalinga, di proprietà del maschio… Quindi: o le donne decidono di essere presenti in ogni luogo e di lottare per questo, per poter cambiare davvero, oppure tanti anni di impegno saranno cancellati chissà fino a quando”.
In questa linea di impegno mi sembra possa iscriversi Perché una donna deve? proposta segnata dal genere femminile anche attraverso la politica delle relazioni da Mavi Ferrando, Gretel Fehr, Rosmary Pirotta e Cristina Rossi.
Dal mese di febbraio, ogni 15 giorni, sarà possibile visitare virtualmente i quattro album espositivi dedicati a Casa, Famiglia, Cura e Lavoro sulle pagine Facebook delle due organizzazioni madri dell’iniziativa.
I quattro momenti espositivi, che prevedono otto opere ciascuno, saranno accompagnati da un testo scritto da Cristina Rossi.
Una modalità dell’arte, nelle sue varie declinazioni attraverso i diversi linguaggi visivi, per “mostrare” una realtà, per esplicitarla e per rendere evidente la competenza e i saperi delle donne. Donne capaci di tenere insieme quelle piccole o più grandi cellule che compongono il sociale, dalla coppia alla famiglia ai gruppi sociali.
Le immagini delle opere si riferiscono alle diverse sezioni, Casa: Mavi Ferrando e Milena Barberis; Famiglie: Maria Teresa Gavazzi; Cura: topylabrys e Nadia Magnabosco; Lavoro: Gretel Fehr.
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