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Perché saremo in piazza. Perché il 12 Maggio

Perché saremo in piazza. Perché il 12 Maggio

Family violence day - L'impegno dell'UDI di Napoli

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007

Noi donne dell'Udi saremo in piazza a Napoli il 12 maggio, ricorrenza dell'anniversario del referendum sul divorzio, un momento importante nella storia del paese.
Vogliamo festeggiare una tappa democratica, dove la partecipazione femminile è stata importante ed era il segno che le donne avevano voglia di decidere per se stesse. Fu un confronto aperto "non contro", ma per accrescere la libertà di tutti, anche di quelli che non avrebbero mai divorziato.
La pacifica rivoluzione del movimento femminista, in questo paese, ha reso possibile una nuova coscienza civile, la modernizzazione delle leggi, l'aspirazione alla caduta delle ipocrisie e a un modo più sano di vivere i rapporti affettivi. Le donne e gli uomini di questo paese sono cambiati, sono cambiate "le famiglie" e i modi di organizzarsi la vita, e soprattutto sono cadute ipocrisie e conformismi che sostenevano le poligamie di fatto che hanno costretto "al pianto silenzioso" intere generazioni di spose ufficiali e "morganatiche".
Ancora molte leggi risentono dei pregiudizi verso di noi, e molte ancora impongono una morale pubblica che lascia intatti i "vizi" dei politici. C'è bisogno ancora di cambiare le norme che regolano la convivenza, da questo dipende la serenità di tantissime persone, ed anche la fine della discriminazione "di stato" verso tanti giovani e bambini.
Sappiamo bene che le norme non bastano, perché nel nostro paese spesso non vengono fatte rispettare da chi ne ha il dovere. Lo sappiamo bene perché l'uguaglianza tra i generi è ancora un traguardo da raggiungere per le donne e rappresenta un ostacolo ed "un peccato" per molti uomini.
È scritta nella Costituzione, ma viene continuamente contraddetta ed ostacolata anche violentemente. Violentemente ed impunemente, spesso nelle "famiglie naturali e legittime" tanto esaltate, non di rado di chi ne ha più di una.
Nuovi diritti e conquista della dignità pubblica , rappresentano per la maggioranza delle donne una questione di sopravvivenza. Una conquista che ha ancora molti avversari. Nella politica e nelle religioni ci sono ancora tantissimi che pensano che le donne vadano controllate ed oppresse, perché questo consente di mantenere un ordine che lascia libere le mani di chi comanda. C'è chi pensa che sia giusto scaricare sulle donne il peso della crisi economica, di far si che sostituiscano i servizi pubblici, che compiano doppio e triplo lavoro "perché angeli del focolare", e che per far questo le si debba controllare "moralmente".
Le istituzioni pubbliche che non hanno affrontato la loro "questione morale", delegittimate dalla cronaca e dai fatti di tutti i giorni ad esprimersi in materia, hanno volentieri delegato la Chiese l'autorità di decidere quale sia l'etica da imporre ai cittadini e soprattutto alle cittadine.
È enorme spazio che ogni giorno i media dedicano all' espressione politica del clero, che ha ripreso a parlare in latino per celare, dietro un linguaggio che non tutti comprendono, l'irrazionalità di regole che anche molti avvertono come inique ed ipocrite. Noi sappiamo che i media più che mai sono l'espressione della politica.
Noi siamo indignate dall'atteggiamento di tanti, troppi "eletti dal popolo", perché pur avendo l'obbligo di rappresentarlo tutto, uomini e donne, non lo fanno ed anzi vogliono riportarlo indietro.
Siamo, particolarmente in Campania, indignate e allarmate, per il progressivo e costante passaggio di competenze dallo Stato alle Chiese in materia scolastica, educativa, nella lotta a violenze e illegalità e per tanta parte dei servizi, che avviene con il trasferimento di ingenti risorse economiche, sottratte alle politiche sociali e alle "famiglie" , al contrasto alla violenza sessuata e alla sanità pubblica.
È il tramonto, indotto, della cultura dei diritti ai servizi, per conquistare il controllo sociale con la logica del "beneficio" condizionato all'obbedienza.
Noi pensiamo che tutto questo avvenga anche perché l'Italia è il paese più arretrato in Europa dal punto di vista della libertà delle donne.
Noi siamo in procinto di avviare una grande raccolta di firme per la presentazione di una legge di iniziativa popolare per la pari rappresentanza di donne e uomini dovunque si decida : si chiama 50e50.
Non è la prima volta che ci poniamo il problema del misero spazio "concesso" alle donne nella vita pubblica in Italia: le donne sono poche e con poca autonomia perchè nominate dalle gerarchie di partito. Con la nostra proposta lanciamo una sfida a questa logica, e siamo convinte che rappresenti una vera soluzione.
Vediamo bene che le classi dirigenti sono più che mai impegnate soprattutto nel garantirsi la loro permanenza nel potere, e sappiamo che l'esclusione delle donne viene perseguita con tanta pervicacia proprio perché la giusta rappresentanza tra i generi mette in pericolo il sistema consolidato di privilegi.
Noi pensiamo che il passo che stiamo compiendo sia importante e necessario per affrontare in prospettiva la crisi della politica, che la porta sempre più lontana dai bisogni e dalle intelligenze delle cittadine e dei cittadini. Pensiamo anche, che questo forte impegno si deve accompagnare al richiamo verso gli uomini e le donne che siedono in Parlamento alle loro responsabilità attuali.
Saremo in piazza il 12 Maggio "family violence day" , per un momento forte di denuncia e insieme di orgoglio per quello che abbiamo conquistato ed intendiamo difendere. Una festa delle coscienze e del rispetto reciproco, nonostante i "capi".
Udi di Napoli
(26 aprile 2007)

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