Abolizione Consultori Lazio - Ecco la risposta, molto diversa, di due consigliere regionali alla domanda “Perchè cambiare il DNA dei consultori del Lazio, il loro impianto ideale e organizzativo e in funzione di quale obiettivo?”
Venerdi, 17/09/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2010
Isabella Rauti / PdL, che ha sottoscritto la proposta di legge. “È evidente che questa proposta di legge è portatrice di un sistema di valori ben precisi e che il nucleo fondante è l’idea di una concezione valoriale sociale della maternità; aggiungo anche che la maternità come valore sociale è una responsabilità che deve essere socialmente assunta e condivisa e non è un fatto strettamente privatistico da scaricare sulle spalle delle donne o da esaurirsi in questa stessa misura. Uno degli obiettivi della proposta di legge è quello di rendere i consultori quello che dovrebbero essere in base alla legge 194 del 1978, cioè luoghi di sostegno e di promozione della famiglia, della maternità e della paternità responsabile. Riteniamo che la parte più propositiva della legge 194, che dovrebbe aiutare e sostenere le scelte libere - sia quelle di interrompere la gravidanza, sia quelle di portarla avanti - è stata meno attuata. Quindi si tratta di applicare interamente la legge 194, la legge nazionale che regola i consultori e di accentuare politiche in favore della famiglia e non di cancellare le legittime autodeterminazioni femminili; vogliamo ricentrare il valore sociale della maternità e la centralità della famiglia dando ai consultori la possibilità di rispondere alla loro vocazione come luoghi di accoglienza e di sostegno tesi a favorire le politiche familiari. Le associazioni familiari, citate nella legge, si occupano della famiglia, della maternità e della paternità, quindi anche delle donne. Del resto i consultori si chiamano familiari ed evidentemente il loro compito principale è quello di sostenere le politiche familiari. Non vedo in questo una esclusione delle donne perchè tutto questo comprende e supera gli aspetti associativi femminili senza marginalizzarli”.
Giulia Rodano / IdV. “In un contesto di regressione dei diritti, di tentativi di imbavagliare le libertà, la proposta Tarzia riflette davvero lo spirito di questo centrodestra. Un testo inemendabile che, sotto il velo della difesa e promozione della vita, cerca di imporre per legge comportamenti e mentalità. La proposta trasforma i consultori: da servizi per la salute riproduttiva delle donne e il sostegno alla procreazione responsabile a confusi centri tra la consulenza e il sostegno familiare, di cui non sono chiare né funzioni né strumenti. È chiaro però il tentativo di controllare e magari schedare i comportamenti, sia delle donne che si rivolgono ai consultori che degli operatori. Alle prime si vorrebbe imporre, per accedere alla legge 194/78, un ulteriore (e illegale, inutile) percorso di dissuasione dalla scelta di abortire, con esplicito e certificato ‘consenso informato’: una schedatura, oltre che una sofferenza imposta a donne che vengono considerate incapaci di decidere responsabilmente. Ai secondi invece si impone un comitato bioetico che dovrebbe vagliare i loro atti e i loro comportamenti. Il consultorio diviene ‘strumento del compito generativo’. La sua laicità viene minata dalle prime righe della relazione: deve promuovere ‘valori etici’, non fornire servizi. Possono esservi ammesse solo associazioni che condividano questa finalità: quindi ad esempio non la Luca Coscioni o Vita di Donna. Collocati in un limbo giuridico che ne indebolisce la rete, per i consultori diverrebbe incerto anche il finanziamento pubblico: i firmatari dicono che la legge li rafforzerebbe, ma non a caso tra le vittime dei tagli del primo assestamento di bilancio dell’era Polverini ci sono proprio loro”.
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