Perché non ci interessa (più) l’equilibrio “vita/lavoro” - di Federica Gentile
..."In Italia le donne investono nella famiglia molto di più degli uomini, a scapito della carriera e possibilità di guadagno..." (da Ladynomics)
Martedi, 25/09/2018 - Abbiamo avuto un’epifania quando abbiamo letto il saggio di Jessica Valenti su Medium, la quale scrive:
“Se i padri svolgessero lo stesso tipo di lavoro a casa che le madri hanno sempre svolto, le carriere delle donne potrebbero fiorire in modi che non possiamo neppure immaginare. Ma per arrivare a questo punto dobbiamo smettere di discutere I problemi delle madri sul posto di lavoro come un problema di conciliazione e cominciare aparlare di come la negligenza degli uomini rende cosi’ difficile per le donne avere successo”.
Jessica Valenti ha ragione, i problemi delle madri riguardo alla conciliazione famiglia/carriera non sono dovuti alle creature che hanno partorito, ma, ammesso e non concesso che li abbiano avuti in una coppia eterosessuale, i responsabili a questo punto sono i compagni. (Da notare che nelle famiglie non etero c’è, secondo alcuni studi, una divisione del lavoro domestico e di cura più equa).
Gli uomini fanno storicamente di più in casa e in famiglia, ma non fanno ancora abbastanza. In Italia le donne investono nella famiglia molto di più degli uomini, a scapito della carriera e possibilità di guadagno: le ore giornaliere di lavoro dedicate alla sola cura dei figli tra 0 e 17 anni sono 2 ore e 01 minuti contro le 1 ore e 24 ore dedicate dagli uomini. In generale, gli uomini italiani dedicano al lavoro domestico solo 100 minuti al giorno. Nell’OCSE, fanno di meno solo gli uomini turchi, portoghesi e messicani.
Di conseguenza, il tasso di occupazione delle donne con un figlio sotto i 6 anni è del 56,6% e diminuisce al crescere del numero dei figli : 52,3% con due figli, 38,3% con tre o più figli (dei quali almeno uno sotto i 6 anni, Eurostat 2017). E come avrete notato, ho evitato di usare l’espressione gli uomini “aiutano” in casa. Dire che aiutano implica che la responsabilità principale rimane delle donne.
Certo, se le madri sono mobbizzate, o discriminate al momento dell’assunzione la colpa non è dei padri, ma il tempo liberato dalla gestione della famiglia non solo in termini pratici, ma anche “mentali” (ricordare appuntamenti medici, gite etc etc.) è una risorsa preziosa che potrebbe essere utilizzata non solo per lavorare meglio, ma anche per partecipare in modo piu’ attivo alla vita sociale e politica della propria comunità. Sono troppe le donne a cui invece viene richiesto di portare, in casa e fuori tutto il peso del lavoro emozionale, che in un post di Soft Revolution viene definito così:
“Nella job description implicita del lavoro emozionale di una donna ci sono organizzazione impeccabile, attenzione per piccole cose della casa, del partner e dei figli, multitasking, supporto morale illimitato ai colleghi tanto in ufficio come in casa, gioia di vivere e piacevolezza estetica”.
Rendiamoci conto: siamo ancora al livello per cui padri che tengono a malapena figli e figlie vivi sono considerati eroi, ma le madri che fanno altrettanto se non di più lo fanno perchè è normale e naturale che sia cosi.
Si tratta di cambiare gli equilibri in famiglia per cercare di cambiare le cose. Si tratta da parte degli uomini di prendersi maggiori responsabilità e piu’ infretta, non a incrementi di minuti all’anno, specie se entrambi i partner lavorano. Ne beneficerebbero le madri, i figli, le figlie, ed in definitiva tutta la società .
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