Economia/ Angela Merkel - “I cittadini tedeschi non sono conservatori o reticenti, sono molto esigenti sulla qualità del riformismo”
Giulia Salvagni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005
È sufficiente essere donna per attirare il voto delle donne? L’esperienza di Angela Merkel fa riflettere. Quando il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder si è dimesso ed è stata dichiarata aperta l’elezione anticipata, i sondaggi la davano vincente con un 50% di preferenze.
I media già inneggiavano alla prima donna cancelliere della storia, tanto che la sua caduta ha poi lasciato perplesse non poche donne in tutta Europa. Come è potuto succedere?
Alice Schwarzer, decana del femminismo storico tedesco e direttrice di Emma, lo aveva in parte previsto. La Schwarzer aveva fatto notare che: “Finora non ha dato segni di voler fare una politica da donna per le donne”. Anche se poi, in un editoriale del suo giornale, aveva inneggiato alla novità della sua candidatura: “Immaginiamo che, per la prima volta nella storia degli Stati uniti, un nero si candidi alla presidenza. Questa novità lascerebbe indifferenti gli elettori e le elettrici nere? Ora per la prima volta nella storia della Germania una donna si candida alla cancelleria. E ciò non dovrebbe avere alcun peso per noi donne?” Certamente no, rispondeva, aggiungendo che però sarebbe stato giusto chiedersi anche che politica vuole fare.
È proprio sul programma politico, infatti, che la Merkel sta cadendo. Noidonne ne parla con l’esperta di politica economica Laura Pennacchi (Ds).
Come si può spiegare quel 50% iniziale di Angela Merkel?
Si deve considerare anche che al momento di quei sondaggi non era ancora stato costituito la nuova formazione radicale dell'ex leader social-democratico Oskar Lafontaine e dell’ex partito comunista della Germania dell’est, formazione che poi ha preso più dell’8% dei voti effettivi. Un 4% del voto protestatario di sinistra si è rivolto a Lafontaine, quindi quel 50% era gonfiato anche da questi elementi. Però alla vigilia del voto lei ancora aveva il 42% nei sondaggi, quindi se nel voto effettivo ha avuto il 35,2% e Schröder, che in apertura della campagna aveva il 24% sia risalito addirittura al 34,3% colmando tutta la distanza, quello è davvero stato un evento straordinario, è difficile trovare qualcosa di simile nella storia delle elezioni politiche.
Una caduta così dipende da scelte di politica economica?
Certo, esclusivamente da quello. Angela si muove nella sede classica della Cdu, che non ha un’impostazione storica liberista alla maniera di Margaret Thatcher. Però è della Germania dell’est ed è la rappresentante del gruppo politico proveniente dai Paesi post socialisti: Costoro sono molto condizionati dalla scuola di Chicago, seguono il dogma neoliberista ed hanno amministrazioni pubbliche talmente dissestate (come tutti i Paesi post socialisti) che non riescono nemmeno a riscuotere parte del gettito fiscale dovuto. Lei, poi, ha una posizione più liberista di quanto la Cdu potesse avere. Si è affidata ad un consulente che era stato già membro della Corte costituzionale tedesca, che ha indicato come suo futuro ministro delle finanze. Costui ha subito dichiarato (dando un elemento molto interessante sulle loro idee programmatiche) che avrebbe fatto ricorso alla flat tax.
Flat tax?
Su questa aliquota unica si discute da molto negli ambienti economici. Venne proposta da un premio nobel per l’economia, padre del liberismo e del monetarismo, Milton Friedman. È un’idea strettamente associata alle virtù auto-regolatrici del mercato. Virtù talmente straordinarie che bisogna affidarvisi per la crescita e lo sviluppo al mercato. Lo stato va assolutamente contratto ai minimi termini, quindi anche la sua spesa e dunque anche le entrate. Tutto và affidato ai privati e al mercato, quindi flat tax. A questo si associa un minimo di protezione sociale basata su principi caritatevoli per i più poveri. Quindi uno stato sociale minimo o addirittura residuale. Però queste idee che Milton Friedman aveva enunciato circa 25-30 anni fa, non sono mai state realizzate da nessuna parte. Hanno cominciato ad essere considerate sei, sette anni fa dai Paesi post socialisti.
Lituania, Estonia, Lettonia, Giorgia ed ora anche l’ex-Unione sovietica, tutte queste amministrazioni non hanno entrate fiscali, con i loro vecchi sistemi non riescono a riscuotere nulla, per loro il sistema della flat tax è una scelta obbligata. L’aliquota unica è identica per tutti i redditi, per quelli di chi lavora, di chi investe, di chi accumula capitali, per le imprese, quindi c’è una distruzione del principio della progressività, che nelle costituzioni moderne è importantissimo. Nella Costituzione italiana è detto che ognuno deve contribuire in base alla propria capacità economica. Ma in tutte quelle amministrazioni avranno pensato, in questo modo, di incoraggiare i capitali degli investimenti che stanno arrivando loro dall’estero.
Non deve essere facile per i politici dei Paesi dell’est.
La nuova classe dirigente di quei Paesi è, in realtà, tutta di estrema destra, quel poco che hanno studiato viene dalla Scuola di Chicago, dove si professa un profondo orrore per lo Stato. D’altra parte, questi giovani amministratori hanno sperimentato lo statalismo comunista sovietico, per cui hanno anche delle buone ragioni per quel che li riguarda. Però pensare di trasferire in Paesi evoluti come i nostri, dove per esempio in Italia l’aliquota massima, sui redditi più alti, prima che Berlusconi intervenisse, era del 45% o in Germania è del 49%, e pensare di poter portare queste aliquote a livelli minimi, la Giorgia l’ha portata al 12%, ma quando si prende questa strada non c’è limite al minimo finché non si arriva allo zero. È giusto arrivare ad azzerare in questo modo lo stato sociale?
In quel caso i servizi sociali forse non si annienterebbero del tutto, sarebbero in parte sostituiti dal lavoro dei privati.
Sì ma sarebbe come tornare allo stato selvaggio. Angela Merkel non ha pensato di proporre il 12%, cioè il livello minimo della Giorgia. Non avrebbe potuto perché si tratta della Germania, dove è stato inventato il Welfare, un Paese con uno stato sociale forte che ha bisogno di consistenti entrate pubbliche. Ma ha stabilito il 25% di aliquota da un lato e dall’altro la soppressione di 427 regimi fiscali speciali che vanno a beneficiare il ceto medio: chi compra una casa, chi ha figli che studiano, e ancora la Sanità, i Trasporti, il lavoro notturno. Insomma avrebbe danneggiato tantissimo i lavoratori dipendenti su più fronti. Schröder dal canto suo, visto il tenore di queste proposte, ha avuto l’intelligenza di cogliere l’opportunità rilanciando le sue riforme. E sebbene io sia di altre idee politiche, devo ammettere che lui ha avviato delle vere riforme. Penso invece che la politica di Lafontaine porterebbe all’immobilismo. In Germania l’indennità di disoccupazione che Schröder ha riformato consente alle persone di arrivare fino a 4 anni di indennità di disoccupazione, mentre in Italia danno nove mesi al 30% dell’ultimo salario… Schröder ha detto: “Io ho avviato un vero processo riformatore. Le mie riforme funzionano perché io ho un modello di società alternativo a quello che propone Angela Merkel, basato sulla solidarietà e la giustizia, in particolare la giustizia fiscale”. Ed ha ragione. Questi sono i valori fondamentali di una società, valori che invece la Merkel ha pesantemente minacciato.
Per questo è in difficoltà.
Questa storia è molto interessante perché ci dice che oggi si è formato un discrimine fortissimo tra una destra liberista e un’impostazione di sinistra, dice anche però che sebbene noi sottolineiamo che le sinistre hanno preso più del 50% dei voti insieme, rimane il fatto che Oskar Lafontaine e l’ex partito comunista tedesco non riusciranno a fare un’alleanza con Schröder, per cui si dovrà superare una difficile situazione di stallo perché si sono osteggiati troppo. Hanno delle visioni diverse, Lafontaine per difendere il welfare non vorrebbe toccare niente mentre Schröder, pur con tutti i suoi difetti, è convinto che il modo migliore per difendere il welfare è quello di innovarlo migliorandolo. La situazione è molto interessante, perché alla luce di questi risultati possiamo leggere meglio anche gli esiti sulla Costituzione europea, francese e tedesco. I cittadini europei misurano concretamente, in termini di futuro delle politiche economico-sociali. Non è che se respingono le ipotesi di una Angela Merkel sono conservatori o reticenti, sono molto esigenti sulla qualità del riformismo. Quindi l’attenzione del centro-sinistra dovrebbe essere adesso su questo. Prima di questo voto, molte donne in Italia hanno dichiarato che avrebbe potuto essere molto positivo che una donna giungesse alla carica di Cancelliere in Germania. Certo se avesse dovuto vincere la destra, meglio una donna che un’altra figura. Però a quel punto, quel soggetto femminile avrebbe annullato il processo evolutivo sociale. Sarebbe stato come per la Thatcher, alla fine tutti dimenticavano che fosse una donna.
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