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Perché insidiano la 194 e i consultori?

Perché insidiano la 194 e i consultori?

Politca/ Ministri all’attacco - La polemica di queste settimane è pesante e giocata con cinismo sulla pelle delle donne. Il dibattito è aperto e Noidonne è disponibile ad accogliere le vostre riflessioni e le notizie che vorrete segnalarci

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005

I dati a livello nazionale sulle interruzioni volontarie di gravidanza e sull’andamento della legge 194/78 "Norme per la tutela della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza" sono ogni anno raccolti, analizzati e pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, dal Ministero della Salute e dall’Istat e vengono utilizzati dal Ministro per presentare al nostro Parlamento una relazione sull’evoluzione del fenomeno. L’ultimo resoconto è piuttosto recente: risale allo scorso 25 ottobre. E’ apparso quindi quantomeno bizzarro che l’Onorevole Cesa abbia richiesto un’indagine conoscitiva sulla legge sull’aborto. Forse l’onorevole non era in Aula quel giorno? Siamo certi che i suoi colleghi non gli negheranno una copia della relazione. La meraviglia è aumentata quando addirittura il Ministro Storace ha annunciato una “sua commissione d’inchiesta sull’attività dei consultori”. I dati già esistono, completi di dettagliate tabelle e analisi comparate, e sono reperibili senza troppe difficoltà nel sito della Camera dei Deputati insieme alle considerazioni introduttive del Ministro stesso sull’”Attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194/78) - dati preliminari 2004 - dati definitivi 2003”.
E allora andiamo a vedere cosa è successo nel nostro paese da quanto è entrata in vigore la Legge 194/78. Le numerose informazioni contenute nel documento presentato lo scorso mese alla Camera, mostrano in termini assoluti, percentuali e con efficaci tabelle, l’andamento del fenomeno dall’inizio degli anni ottanta ai nostri giorni e rivelano che negli ultimi 20 anni in Italia si è registrata una riduzione dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza. I dati preliminari riguardanti il 2004 indicano che, come recita l’introduzione ai dati redatta dal Ministero della Sanità, il tasso di abortività (numero di Interruzioni Volontarie di gravidanza per 1000 donne in età feconda 15-49 anni, l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’IVG) “è risultato pari a 9.9 su 1000, con un incremento del 2,6 rispetto al 2003 (9,6 su 1000) e un decremento del 42,4% rispetto al 1982 (17,2 su 1000)”. Il dato più rilevante è quello che evidenzia come nel corso degli ultimi anni sia cresciuto il numero di interventi di IVG effettuati da donne straniere: nel 2003 ad esempio tali interventi rappresentano il 25,9% del totale delle IVG contro il 10,1% del 1998. Ed è proprio l’incremento delle interruzioni di gravidanza tra le donne straniere, gruppo con una differente composizione socio demografica e con diversi comportamenti riproduttivi e di utilizzo dei servizi di base rispetto alle italiane, che contribuisce ad aumentare in maniera sostanziale il numero di interventi di IVG nel nostro paese. Considerando solamente le IVG effettuate da cittadine italiane, il dato mostrerebbe una riduzione del 6,1% nel 2003 rispetto al 2002.
Nella sua relazione il Ministro, sottolineando che il sistema di controllo e di elaborazione dei dati analitici di tutte le Regioni “rappresenta un processo lungo e delicato che impegna tutto il sistema” dichiara che “tale sistema, va detto con orgoglio, è per completezza, accuratezza e tempestività tra i migliori del mondo”. Sempre il Ministro, dopo aver osservato che “ad una importante ulteriore diminuzione delle IVG tra le italiane si associa una sempre più consistente contributo delle straniere” suggerisce di “avere cura di coinvolgere maggiormente, mediante l’offerta attiva, quei settori di popolazione in cui la riduzione del ricorso all’IVG nel corso degli anni è stata minore”. Non si rileva alcun riferimento, dunque, alla necessità di ricorrere a presenze esterne nei consultori, ma piuttosto l’indicazione è di correlare l’azione a quei segmenti di popolazione che attraverso i consultori hanno attivato un più efficace controllo delle nascite, pratica che ha contribuito alla diminuzione del ricorso all’IVG. Il Ministro conclude infatti la sua relazione evidenziando l’importanza del ruolo dei Consultori familiari per lo svolgimento di attività di prevenzione dell’IVG e la necessità del loro potenziamento e della loro riqualificazione secondo la legge n. 84/96, del POMI (Progetto Obiettivo Materno Infantile) e dei Livelli essenziali di Assistenza ed invitando “le Regioni ad adottare misure idonee per non ridurre l’eccellente qualità del sistema di sorveglianza epidemiologica dell’IGV presente nel nostro paese, che rappresenta un patrimonio di esperienza e competenza da non disperdere”. Siamo d’accordo, Ministro Storace, e ci auguriamo di vederla battersi al Consiglio dei Ministri per ottenere nella Finanziaria stanziamenti per i consultori adeguati a dare seguito alle sue affermazioni.


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