“Questa esclusione è, a nostro parere, estremamente grave e intendiamo conoscerne le ragioni” scrive in una lettera Alessandra Bagnara, la Presidente dell’Associazione Nazionale Donne in Rete contro la Violenza.
DiRe è l’associazione che raggruppa tutti i più noti, attivi e storici Centri Antiviolenza e Case delle Donne sul territorio italiano, raccogliendone al suo interno già 54. Stessa sorte, quella dell'esclusione, è toccata all'UDI. Susanna Cenni insieme ad altre deputate Pd hanno presentato una interrogazione parlamentare alla Camera in merito.
La Conferenza Internazionale sulla Violenza contro le Donne si è svolta a Roma il 9 e 10 settembre 2009 tra celebrazioni e polemiche.
Alcuni autorevoli commenti:
Barbara Spinelli:
“Si trattasse di una grande sceneggiatura ad uso e consumo dei media nazionali ed internazionali si sapeva: questa Conferenza è funzionale sia ad una ricandidatura nel Consiglio dei diritti umani dell'Italia, sia ad ottenere visibilità e consensi dalla comunità internazionale in vista del deposito, da parte del Governo, entro fine anno, del Rapporto periodico al Comitato per l'applicazione della Convenzione ONU per l'Eliminazione di ogni forma di discriminazione (CEDAW). Tuttavia, non era così scontato che il Governo assumesse come propri i contenuti che da sempre l'ONU propone in tema di violenza di genere come violazione dei diritti umani […]” da http://femminicidio.blogspot.com
Il giorno di apertura della Conferenza, l’UDI di Napoli aveva diramato un comunicato in cui denunciava l’esclusione al tavolo dei movimenti storici e delle associazioni contro la violenza, ribadendo che “Un governo che non riconosce le analogie tra l'ostentazione dei costumi simbolici e concreti dei suoi membri e quanto avviene nelle vite quotidiane di donne, tormentate nelle case, sul lavoro e nelle strade, avviando una simile operazione di facciata è costretto ad escludere i soggetti propri da una discussione tanto decisiva come quella sulla violenza: si troverebbe di fronte al suo più grosso debito in ambito nazionale ed internazionale”. […] Anche a questo governo e anche a quest'opposizione facciamo presente che la violenza sessuata rappresenta il tema centrale di ogni evoluzione democratica, per questo ci aspettiamo che, dalle pari opportunità fino alla presidenza del Consiglio, dai senatori ai deputati, ognuno sappia fare il lavoro più urgente: una legge organica contro la violenza sessuata, valida per ogni cittadino in Italia ed all'estero, con la sospensione di ogni immunità.”.
Al di là della retorica, c’è da ricordare che la Ministra Carfagna ha detto che la possibilità per la società di fiorire è di superare "la violenza patriarcale o del regime".
La conferenza, con un centinaio di autorità internazionali ed esperte intervenute, fa quasi sperare che il mondo e i governi siano in cammino, lento ma costante e convinto, per combattere la violenza domestica, le MGF, la tratta e c'è anche chi ha parlato di una rivoluzione sessuale dell'Islam, degli integralismi monoteisti e maschilisti in generale. Insomma, per la prima volta il G8 parla di violenza contro le donne: questo ci sembra in ogni caso importante. Ma…
…LE GRANDI ESCLUSE DAL DIBATTITO
1) Dov’erano le rappresentanze dei Paesi del G8? C’è addirittura chi l’ha definita una riunione terzomondista. Una strana iniziativa, “del” G8, “senza” G8…
2) Dov’erano i Centri antiViolenza (presso le cui strutture vengono indirizzate le vittime che chiamano il numero verde 1522 istituito dal Ministero e che da anni lavorano e si battono a tutti i livelli contro la violenza domestica, gli stupri, i maltrattamenti)?
3) Infine… dov’erano le femministe?
Alcuni esempi all’interno della Conferenza Internazionale di cui sopra:
a) ALESSANDRA NECCI - Consigliere del Presidente del Senato racconta alle autorità mediorientali e africane presenti in sala il "percorso lungo, complesso e non scontato" che ha portato le donne occidentali alla "conquista democratica del XX secolo per lo sviluppo economico, sociale e demografico"! Quindi snocciola un po' di dati storici dalla polis, all'impero romano ai salotti del '600, fino alle rivoluzioni (francese) e alle suffragette, l'accesso al lavoro e l'autonomia nel '900, l'unità d'Italia, e una generica 'questione femminile' portata avanti da scrittrici, politiche e artiste. Ed eccoci arrivate con un salto a piè pari fino a oggi.
Il femminismo, le sue lotte, le sue conquiste, il femminismo (nelle sue forme molteplici e, a volte, contraddittorie -eppure capaci di confrontarsi!-) è innominabile.
b) SUAD SBAI - parlamentare (che fa un discorso incisivo, acuto, ben fatto) a un certo punto accusa indignata le "donne degli anni '70 che gettavano gli indumenti intimi" dicendo che "si devono vergognare perchè oggi non possono giustificare il burka".
La parola ‘femminista’ evoca ormai qualcosa di fastidioso, di negativo, è spesso considerato un insulto. FEMMINISMO, questa parola negata, abusata, travisata, malintesa, derisa, incompresa, e alla fine cancellata, rimossa, dimenticata, cestinata.
Insomma, dov’erano le femministe di ogni epoca e provenienza?
È in atto un fenomeno di rimozione (intenzionale?), un falso storico drammatico, che ignora i movimenti delle donne passati e presenti nel tentativo di cancellarli, a che scopo?
Già, perché se maschilismo è una pessima parola, anche la sua antitesi dovrebbe esserlo. Ma forse costoro si dimenticano che il femminismo non ha mai ucciso nessuno, mentre il maschilismo uccide ogni giorno.
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