"Il femminismo con il suo sguardo critico da sempre sconvolge gli equilibri ..... mai dovrebbe abdicare al suo compito politico di porre la differenza sessuale come lente centrale di osservazione del mondo...."
A due anni di distanza, oggi, Concia affronta un nuovo casus belli: questa volta si tratta di un manifesto dei Radicali italiani che invita a firmare a favore di una legge per l’aborto libero, (vecchio cavallo di battaglia dei radicali negli anni ’70) che questo volta diventa legge per tutt*, e, nel nome della ‘trans inclusività’ si suggerisce che nell’articolo 17 comma 2 della attuale legge 194 la parola “donna” venga sostituita con il termine “persona gestante”. “Lo schema mentale è sempre quello”, dice Concia nell’intervista, eliminare la donna. La rivista Lancet, quasi due anni fa, definì le donne corpi con vagina. Ma non ricordo che qualcuno abbia mai descritto l’uomo corpo con scroto”.
Concia non vive in Italia, e in Europa la situazione del conflitto nel mondo femminista a proposito del cosiddetto linguaggio inclusivo, che si trascina dietro anche temi come la gpa e la libertà di prostituirsi è pesante: dell’Inghilterra si è detto, e grazie ai webinar organizzati da qualche mese dal movimento WDI (Women's Declaration International) c’è allarme e grande attenzione a quello che sta avvenendo, soprattutto in alcune università, dove docenti e studiose femministe che criticano la sostituzione della categoria del sesso con l’identità di genere vengono censurate e spesso è loro impedito di partecipare a incontri e dibattiti, in Francia, Germania, Belgio, per non parlare della Spagna e, fuori dai confini Europei, negli Usa e in Canada.
Vale la pena di leggere la Dichiarazione dei diritti delle donne basati sul sesso e di riflettere sul mantra dell’inclusione così come si sta delineando. Se, tornando al senso profondo delle parole e al loro mettere al mondo il mondo, ci soffermiamo sul verbo includere e sulla sua radice, troviamo questo: chiudere dentro. Non dubito che molte delle amiche e compagne di strada che in ottima fede vogliono spezzare le catene dell’oppressione, del pregiudizio e degli stereotipi sessisti abbiano a cuore la libertà e la liberazione dagli orribili vincoli dentro i quali la cultura patriarcale opprime donne e uomini. Ma il sempre più pericoloso (e non certo nuovo) meccanismo di cancellazione delle donne con la presunta inclusività di segni e simboli che estromettono il femminile del mondo dal linguaggio (e quindi dalla realtà) dovrebbe farci paura allo stesso modo in cui temiamo le destre radicali e i fondamentalismi religiosi che avanzano nel mondo, spesso grazie anche al relativismo culturale caro ad una parte della sinistra.
Il femminismo, con il suo sguardo critico fondamentale, da sempre apre, illumina, sconvolge gli equilibri e rimodula in modo non violento visioni e pratiche collettive: mai dovrebbe rinchiudere e abdicare al suo compito politico, ovvero quello di porre la differenza sessuale come lente centrale di osservazione del mondo.
Oggi il rischio è quello di auto cancellare in forma simbolica, e quindi anche concreta, l’esistenza politica di oltre la metà del mondo.
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