Appello alla Presidente della Rai perchè contribuisca a promuovere confronti televisivi sull'alienazione parentale, capaci di formare nei telespettatori un'adeguata consapevolezza sul tema in questione.
Manca poco alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma molto è l’impegno messo in campo per predisporre le iniziative necessarie ad incrementare nelle singole comunità di riferimento una maggiore e migliore conoscenza e consapevolezza della tematica in oggetto. Uno sforzo non indifferente, finalizzato a veicolare un concetto non di poco conto, ossia che la violenza contro le donne è una sconfitta per tutta la società.
Così, mentre fervono i lavori preparatori, ci si imbatte in uno spot che la fondazione Doppia difesa contribuirà a diffondere in Italia. “Ancora un’altra storia” dai cartelli illustrativi iniziali vuole rappresentare “l’alienazione parentale (che) è uno dei principali disagi da separazione, un disturbo che insorge nei figli a seguito del loro coinvolgimento in separazioni conflittuali, causata da un lavaggio del cervello messo in atto da un genitore che porta i figli a manifestare astio e rifiuto nei confronti dell’altro genitore”. Per oltre sei minuti vengono narrate le storie di tre coppie confliggenti di genitori, nel privato familiare, davanti ad un giudice ed in presenza di un’insegnante, vicende accomunate dalla presenza di figli che, tappandosi le orecchie durante le liti, appalesano le loro difficoltà di fronte a tali contrasti. Lo spot si conclude con un cartello in cui si legge che “in Italia questa violenza colpisce un terzo dei figli dei genitori separati”.
Questo video è stato prodotto per Doppia difesa, la fondazione di Giulia Buongiorno e Michele Hunzinger, ente che nei suoi intenti “assume iniziative dirette a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su discriminazioni, violenze e abusi” anche nella prospettiva futura di “sollecitare proposte di legge.….dirette a colmare le lacune del panorama normativo”. In questo spot specifico l’obiettivo prefissosi è promuovere la proposta di legge con la quale si vuole che il legislatore introduca nel codice penale l’art. 572 bis (abuso delle relazioni familiari o di affido), che punirebbe nelle ipotesi meno gravi con la reclusione da sei mesi a tre anni “chiunque, nell’ambito delle relazioni familiari o di affido, compiendo sul minore infraquattordicenne ripetute attività denigratorie ai danni del genitore ovvero limitandone con altri artifizi i regolari contatti con il medesimo minore, intenzionalmente impedisce l’esercizio della potestà genitoriale”. Già alcuni mesi fa la rinomata show girl si era adoperata in una trasmissione televisiva a spiegare le ragioni di questa specifico progetto di Doppia difesa, denominando la causa della condotta illecita Pas, l’acronimo di Sindrome di alienazione parentale. Ne erano scaturite critiche e polemiche, perché in ambito scientifico tale malattia non è stata mai conclamata, tant’è che nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) non trova alcun riconoscimento. A conferma di tale assunto vi è anche una pronuncia della Corte di Cassazione, che nel 2013 ha precisato che in ambito giudiziario “si deve escludere la possibilità di adottare soluzioni prive del necessario conforto scientifico e potenzialmente produttive di danni ancora più gravi di quelli che si intende scongiurare”.
Ad oggi la lettera P è stata eliminata e si parla di Alienazione parentale, perché a detta di Giulia Buongiorno “a me interessa codificare un reato, non certificare una malattia”. Ma il punto è proprio lì, perché “dare spazio a informazioni infondate e visibilità a proposte di legge come quelle pubblicizzate da Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker non solo vanno in direzione contraria alla tutela dei diritti dei minori, ma prestano il fianco ad un uso strumentale e antidemocratico del diritto che danneggia i bambini e le bambine e discrimina le donne” (avv.ta Teresa Manente). Difatti la Pas o Ap nella maggior parte dei casi è utilizzata dai padri separati, quando si tratta di rivendicare i propri diritti nei confronti dei figli che non vogliono incontrarli. Il rifiuto dei bambini, però, è imputabile solo per il 6% dei casi ad un’attività denigratoria della madre. “Noi abbiamo esperienza (acquisita) grazie alle migliaia di donne assistite in percorsi di separazione e i cui compagni, padri dei figli avuti in comune, non accettano la scelta della donna di allontanarsi da un uomo violento, controllante e limitante la loro libertà. E’ proprio in questo momento che viene messo in atto il ricatto sui figli, l’utilizzo strumentale dei bambini per continuare a dare disturbo alla madre, per controllarla e renderle la vita ancora un volta più penosa, colpendola negli affetti profondi, così cercando di ottenere da lei la sottomissione su aspetti personali ed economici della nuova organizzazione di vita da separata” (D.i.Re. ,Donne in Rete).
Eppure con la proposta di legge che vuole l’istituzione del reato di alienazione parentale non parrebbe proprio che si vada incontro alla realtà descritta dal suindicato comunicato stampa dell’associazione nazionale dei centri antiviolenza, ossia che nella quasi totalità dei casi un reato del genere sarebbe usato contro le donne. Per questo motivo la dott.ssa Maria Serenella Pignotti, pediatra nonché consulente legale in ambito del diritto di famiglia dalla parte dei bambini, qualche mese fa in tal modo aveva invitato Giulia Buongiorno e Michele Hunzinger “invece di inventarvi un reato proprio ora che la scienza ha rigettato le idiozie di un attivista della pedofilia (ndr il dott. Richard Gardner, ideatore della Pas), vedete di insistere sulla difesa delle donne dalla violenza domestica, dagli abusi e dai maltrattamenti, che portano dietro, a cascata, gli abusi ed i maltrattamenti delle creature che, alla faccia di chi li ritiene “idioti morali” di idiota non hanno proprio niente se non chi li valuta e pretende di comprenderne “il supremo migliore interesse“. Solo che allora l’esperta prendeva posizione in merito all’intervista televisiva, mentre oggi ci ritroviamo che le esponenti di Doppia difesa tengono sull’alienazione parentale convegni alla Scuola di perfezionamento per le forze di Polizia, sostengono spot televisivi in cui richiedono una donazione di due euro per supportare la causa di Doppia Difesa, promuovono il cortometraggio “Ancora un’altra storia”. Né si potrebbe dire che Doppia difesa manchi di adeguati sostegni istituzionali nell’impulso alla propria campagna divulgativa della proposta di legge istitutiva del crimine di alienazione parentale visto che, ad esempio, Rai Cinema produce in forma associata il video.
Mesi fa con l’ausilio della rete, per propagandare la contrarietà al riconoscimento di siffatto reato, venne indirizzata una mail-bombing sia a Doppia difesa che all’Ente radio-televisivo italiano, in cui si leggeva “Milioni di persone che hanno assistito alla trasmissione (ndr Che tempo che fa) – prive di competenza tra l’altro neanche particolarmente specifica – hanno assimilato concetti, spiegazioni e costruzioni sociali del tutto discutibili nel merito. Trovo tutto ciò gravissimo, tenendo conto che si parlava anche di vite di minori” (fonte L’Espresso). Forse sarebbe il caso che oltre a supportare una sola posizione in campo, la Rai, proprio perché tra i suoi compiti rientra anche una cmpleta informazione, promuova confronti televisivi sull’alienazione parentale con il dovuto contraddittorio, di modo che i telespettatori si formino un’adeguata consapevolezza sul tema dibattuto. Allo stesso modo, inoltre, dovrebbero essere sostenuti dalla Rai prodotti video con messaggi di senso opposto, atteso che la Rai è un servizio pubblico, ossia di tutte/i.
A tal fine un appello nasce spontaneo alla sua presidente, Monica Maggioni, in virtù del ruolo da lei ricoperto: faccia percorrere questa strada alla Rai, le saranno grate non solo le donne ma soprattutto i bambini, perché come sostiene la dott.ssa Maria Serenella Pignotti, essi “hanno un vero brutto difetto, quello di crescere!”.
Lascia un Commento