Lunedi, 08/09/2014 - La Conferenza delle Regioni, tenutasi a Roma lo scorso 3 settembre, ha prontamente stilato, per l'imminente discussione in Parlamento, delle linee guida in fatto di fecondazione eterologa.
Tale fecondazione risulta interdetta dall'ultima legge in ordine di tempo: la n. 40 del 2004 (Art. 4.3: «È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo»).
Le linee guida della Conferenza delle Regioni - approvate all'unanimità - tengono il passo dell'emancipazione europea, benché con una legislazione di media liberalità (perlopiù affine a quella di nazioni come Austria e Svizzera).
Il dibattito sulla fecondazione eterologa, in Europa, si è decisamente infittito dal 2010, a seguito di due casi di fecondazione di questo tipo (una, con ovodonazione, l'altra con donazione di liquido seminale).
Le fattispecie delle due coppie austriache, prese in esame dalla Commissione di Strasburgo, hanno permesso un ripensamento di alcune questioni bioetiche, alla luce di una lettura congiunta degli Artt. 8 e 14 della Carta Europea dei Diritti Umani.
Questi due articoli, concernenti il "diritto al rispetto della vita privata e familiare", e il "divieto di discriminazione", hanno evidenziato alcuni rischi correlati o impliciti nella pratica della fecondazione eterologa e della maternità surrogata.
Si tratta di rischi ed eventualità che riguardano, soprattutto, le donne e i nascituri.
1. In primo luogo, è da evitare una deriva discriminatoria delle tecniche di procreazione assistita a fini eugenetici.
2. Inoltre, è fondamentale che la maternità surrogata non abbia come effetto, in concreto, un nuovo tipo di sfruttamento della donna.
3. Ancora, l'informazione medica deve essere esaustiva per la futura gestante, circa i rischi fisiologici che l'ovodonazione può comportare rispetto all'inseminazione eterologa.
4. Ultimo punto, la letteratura dovrà studiare eventuali effetti e ripercussioni di queste pratiche sulla inusuale relazione tra il bambino e la gestante: biologica ma non genetica.
Le eventualità suddette vanno tenute ben presenti.
Esse agiscono in modo ambiguo sui diritti della donna e del bambino, come si vede, pur offrendo nuove possibilità alle coppie eterosessuali con desideri di genitorialità.
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