Si riparte da zero. O quasi, perché l’Educazione da “democratica” si fa anche “aperta”.
“Apertura” per Aldo Capitini “è la disposizione a stabilire rapporti con altri e con altro, a non porre condizioni assolute, a non presentare esclusivamente il proprio io, a facilitare il più largo movimento, il più vario incontro, la dialettica tra diversi, l’aggiunta del nuovo, l’intersoggettività”.
Nella realtà oggi la scuola appare sempre più “stordita”, sembra rispecchiare il sistema della competizione e del produttivismo, eppure permane in alcuni l’esigenza di un’educazione attenta ai legami con le comunità, con i territori, con i movimenti civili, che sia cooperativa e sappia annunciare società meno violente e disumane.
Con tale intento, sulle orme dell’esperienza di Educazione Democratica, periodico di pedagogia politica uscito in dieci numeri (dal 2011 al 2015), oggi fa la sua comparsa Educazione Aperta, rivista di pedagogia critica. L’apertura è nella volontà di dialogo e di confronto con chi legge – non a caso la lettura dei testi è possibile in libero accesso al sito .
Un lavoro editoriale che verrà presentato in anteprima venerdì 11 novembre alla Mondadori di Siena alla presenza dei due direttori scientifici: Antonio Vigilante, insegnante di filosofia e scienze umane al liceo “Piccolomini”, studioso di Gandhi e della nonviolenza, e Paolo Vittoria, docente di filosofia dell’educazione all’università di Rio de Janeiro, autore con Vigilante del volume Pedagogia della liberazione, tradotto anche in Brasile. Sarà presente inoltre Lorenza Boninu, docente di italiano e latino in un Istituto di Piombino (dove è stata nominata Animatrice Digitale) ed autrice del blog Contaminazioni.
Sin dalle prime pagine è manifesta la mission perseguita dall’opuscolo, che raccoglie l’eredità di Capitini sul senso della parola “apertura” in un mondo travolto dalla crisi economica, dal terrorismo e dalla paura che hanno indotto ad una “chiusura” in sé. Un continente globalizzato e ripiegato su un modello occidentale, barricato dietro steccati di filo spinato, una condizione che si riflette su un modello educativo improntato all’accumulo di crediti e su una scuola stordita. L’alternativa a questo stato di fatto passa dalla protesta contro ogni forma di esclusione, di marginalizzazione, per dirigersi verso le periferie, le zone oscure, con uno sguardo sempre rivolto a culture distanti dalla nostra. Nessuno escluso, per una incisiva lotta all’esclusione.
Paolo Vittoria presenterà anche il volume da lui curato Dialogo, luogo dell’utopia? Si tratta di una riflessione plurale, a carattere internazionale, sulle possibilità attuali di “un’educazione basata sul legame con le comunità, con i territori, con i movimenti civili, che sappia essere cooperativa, comunitaria e soprattutto, senza ingenuità, ma con coscienza critica, sappia annunciare una realtà meno violenta e disumana, adoperandosi per costruire possibilità di speranza e di liberazione mediante processi comunitari”.
Si tratta di uno dei due volumi che escono in contemporanea con la rivista. L’altro è La donna-che-genera: percorsi di riflessione e ricerca sul nascere, curato da Gabriella Falcicchio, ricercatrice dell’Università di Bari, anch’essa studiosa della pedagogia nonviolenta. In questa raccolta di saggi più voci scrivono della donna, del suo corpo, della nascita. Della storia di oppressione e del desiderio di ritesserla in modo liberante, con l’energia e la potenza di tutte le nascite.
Il testo rappresenta un incipit, con l’intento di rinfocolare l’interesse individuale e collettivo che si apre in ogni nascita, coinvolgendo sia chi opera da professionista sia ogni persona toccata da questo evento mirabile.
Questo progetto culturale, che ha coinvolto un gruppo di professionisti in un lavoro editoriale a più voci, sarà presentato per la prima volta a Siena. L’appuntamento è alla Mondadori, venerdì 11 novembre alle ore 18, per un dialogo “aperto” al pubblico.
Lascia un Commento