Idee - “ma perchè voi donne non tornate a fare bambini regalandoci un po’ di serenità?"
Iori Catia Venerdi, 17/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009
Ieri mattina dopo lunga attesa allo sportello della direzione di banca sono riuscita finalmente a varcare la soglia di chi decide la dilazione o meno di affidamenti finanziari. Dopo aver esaminato i miei bilanci a prova di virtuosismo amministrativo, il direttore se ne è uscito con un “ma perchè voi donne non tornate a fare bambini regalandoci un po’ di serenità?" Lo smarrimento era tale da impedirmi qualsivoglia controbattuta. Mi sono detta, care amiche, che ogni giorno il processo alla donna è una prassi costante. E che si è camminato molto in salita ma la strada da fare è ancora tanta.. Anche nell’Emilia più progressista. Sono piccole gocce di violenza che si trasformano poi in discriminazione, in disistima culturale, nello stalking sempre più frequente sino ad arrivare all’aggressione più totale. Iniezioni al curaro che passano nel sangue dei nostri figli, che si tramandano per generazioni e che rendono l’identità di noi donne sempre più confusa soggette all’annichilimento del nostro sé più autentico. Trovo disgustosa la tesi di Susan Pinker che nel suo “Paradosso dei sessi” teorizza la presenza di un ormone che impedirebbe di progredire nella nostra carriera, lasciandoci fuori dalle stanze del potere. Eppure la maggioranza delle donne in Occidente lavora. Dotate di talento superano i maschi per numero di lauree e rendimento scolastico ma si fermano un gradino prima della vetta, o una volta raggiunto il top dicono “ora basta, torno a casa, voglio stare con i miei bambini”. Ma certo - dico io - si tratta di donne intelligenti che rendono omaggio alle priorità vere della vita, respingendo di essere cloni dei maschi sorretti solo dall’orgoglio e dal terrore di veder a pezzi la loro fragile identità di uomini. La voglia, questa sì regalataci dalla natura di coniugare affetti e lavoro, pubblico e privato, passioni e dovere, è un dono preziosissimo per il futuro del pianeta. Ma ciò non significa che una donna non debba avere lo stesso percorso professionale di un uomo, partecipando ai processi decisionali, coinvolgendosi a più sospinto nella ricerca accademica, riscuotendo quel successo professionale che fa il paio a quello scolastico. E non credo che un eccesso di ossitocina ci impedisca di affossare la nostra naturale vocazione personale fino in fondo. Sono le condizioni culturali e psicologiche che ci accerchiano a farci arretrare per sfinimento. Riducendoci al silenzio.
Lascia un Commento