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Per non dimenticare…

Per non dimenticare…

L’inviolabile diritto a sognare

Venerdi, 09/10/2015 -
Sono trascorsi tre anni da quei tre colpi di pistola, sparati a viso aperto alle tempie di una bambina scomoda. Tre anni dalla sua “fuga salvifica” in una terra lontana. Da allora Malala Yousafzai non ha più fatto ritorno a casa nella valle dello Swat, ma la sua militanza per il diritto all’istruzione non si è arrestata un solo giorno. Da allora ha incarnato il coraggio e dato voce alle compagne di scuola rimaste nel suo Paese, senza mai rinunciare al sogno di poter ritornare da loro. Prima però costei doveva portare a compimento la propria missione: prendere la parola dinnanzi ai potenti per mostrare che un altro mondo è possibile solo se si pone al centro l’istruzione, solo se si insegue e persegue il sogno di renderla accessibile a tutte/i.

Oggi questa ragazzina pachistana è costretta a vivere lontana dalla propria terra e sotto scorta per aver rivendicato questo sogno:

“La pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni nazione – questo è il mio sogno. L’istruzione per ogni bambino e bambina del mondo. Sedermi a scuola a leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio.” (Io sono Malala, p. 272)

In passato, già sei secoli addietro, un’altra donna di nome Christine de Pizan aveva scritto:

“Te lo ripeto, e non dubitare del contrario, che se ci fosse l’usanza di mandare le bambine a scuola e di insegnare loro le scienze come si fa con i bambini, imparerebbero altrettanto bene e capirebbero le sottigliezze di tutte le arti, così come essi fanno.”

(Cité des Dames, p. 153)

Tutte mediatrici di sapienza, Christine ieri come Malala Yousafzai oggi. Entrambe impegnate a distanza in una comune battaglia priva di armi per l’istruzione delle donne: per entrambe, libri e penne sono strumenti più potenti delle armi.

Un accostamento azzardato, che però conferisce allo “strano caso” della scrittrice medievale una rinnovata potenza; un’inaspettata attualità per il suo messaggio, se letto e osservato sotto un’altra luce.

Con uno sguardo diverso allora riporto alcuni brani estratti dal testo Mediatrici di sapienza, nelle cui pagine è ritratta la poetessa di origini italiane ma francese d’adozione:

Per tutta l’esistenza ha vestito i panni di una étrangère e vissuto in una condizione di confine, a cui sembrava destinata per nascita, per sesso, per status e professione [p. 91]: a soli quattro anni, Cristina fa il suo ingresso in terra straniera, né tornerà mai più nel paese che le diede i natali. [p. 93]

L’anomalia del suo caso se da un lato destava curiosità, soprattutto fra i potenti, dall’altro le precludeva l’ingresso in istituzioni riconosciute come le università, tutte esclusivamente maschili, riservate ai chierici il cui segno distintivo era innanzitutto la padronanza del latino… [pag. 106]. Se la padronanza della lingua dotta contraddistingue i chierici come litterati, le donne in quanto illitteratae restano confinate ad una

trasmissione orale e volgare del sapere. [pag. 108]


Oggi la lezione di Christine mi è parsa risuonare proprio nel messaggio pronunciato da Malala all’assemblea dell’Onu il 12 luglio 2013, a meno di un anno dal suo attentato:

Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo!

L’istruzione è l’unica soluzione. L’istruzione è la prima cosa.

Quando le hanno consegnato il Premio Nobel per la pace, la giovane pachistana ha affermato:

“Sebbene io appaia come un’unica persona, non sono una sola voce. Sono tante voci.

Sono Shazia.

Sono Kainat.

Sono Mezon.

Sono Amina.

Sono quei 66 milioni di ragazze che non possono andare a scuola.”



Nel riascoltare le parole del suo discorso, il pensiero ritorna allora alla lezione di Christine e poi sprofonda dinnanzi alle immagini dei tanti piccoli profughi che fuggono dalla distruzione, finanche delle proprie scuole. Uomini e donne in marcia, su autostrade “roventi” per i loro piedi scalzi e lungo i binari di anonime strade “ferrate”, con la mano stretta ai propri figli. Anche loro hanno diritto ad un’istruzione e alla pace. Anche loro hanno diritto allo stesso sogno già invocato da Christine e ancor oggi da Malala. La giovane pachistana per i suoi 18 anni ha inaugurato una scuola per le rifugiate siriane, inseguendo sempre lo stesso sogno che davvero “un libro e una penna possano cambiare il mondo!” Un mondo dove mai più le guerre vengano mascherate dietro l’illusione propagandistica di missioni di pace - perché la civiltà è già nella scelta e nell’uso non ingannevole delle parole. Un mondo senza frontiere né muri di filo spinato: utopia? No, DIRITTO AD UN SOGNO.



Per non dimenticare, queste righe verranno lette in una serata di “contaminazioni tra pittura, musica e letture” sul tema delle migrazioni. Opere d’arte e musica si incontreranno con autori e poeti del “Gruppo Scrittori Senesi” sotto il titolo di “MigrArti”: l’evento si terrà lunedì 19 ottobre alle ore 17.30 presso l’Hotel Minerva di Siena, l’ingresso è libero.

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