Sila / arte e impegno politico - Manifestazione Artistica itinerante di Rosa Spina per il 60° Anniversario della firma della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”
Cosco Rosa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008
“Chiudi gli occhi e ricorda”: lungo “Itinerari improbabili, sentieri senza fine, calpestati da uomini distratti” esistono anche “Petali di Pace”! Il monito potrebbe sembrare retorico, ma non lo è. Sono solo alcuni dei ‘protagonisti’ di “Tessere la Pace” 2008. In occasione del 60° Anniversario della firma della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, per non dimenticare le vittime di tutte le stragi, dal Parco Nazionale della Sila Centro Visita Monaco (dal 12 al 17 agosto 2008) al Castello di Santa Severina (dal 18 al 28 agosto 2008), la manifestazione artistica itinerante di Rosa Spina ha preso consistenza. È l’incantevole scenario di Monaco a prenderci per mano, guidandoci pian piano fino agli Alberi della Pace piantati in memoria delle vittime dell’11 Settembre a New York. E siamo già al primo passo obbligato: défilage di una pioniera contemporanea, in Italia, della “Fiber Art” (ARTE DELLA FIBRA: «il tessuto e il filo, cioè, assumono una nuova autonomia: dal luogo marginale - ha spigato la critica d’arte Lara Caccia- al pubblico. E la moderna Penelope, finalmente, può esporre anche ‘fuori’ di casa la propria tela!»). La mostra personale di Rosa Spina, sperimentatrice di una delle più attuali tendenze artistiche contemporanee fiorita intorno agli anni 60 nel Nord Europa e negli Stati Uniti, è fatta di tessuto, filo e fibre. Tra memoria e contemporaneità, al limite tra pittura e tessitura, l’arte di questa ‘rosa dalle mani fatate’ sugge da inesplorati bachi da seta. Opere sit-specific, opere bidimensionali, tridimensionali e installazioni: mostra da un composito allestimento. “Per non Dimenticare…”, “Andata e Ritorno”, “Tracce di qualcosa già stato verso nuovi orizzonti”, “Le trame del destino”, “La voce delle onde”, “Il segno di un ricordo”, “Vecchie e nuove armonie”, “Fili alchemici”, “Storie tessute e intrappolate”… : nomi modesti e così chiaramente allusivi per questi “figli d’Arte” da scoprire. L’apertura alle cose infatti non è data: la dialettica fra il determinato e l’indeterminato, fra l’immediatamente percepibile e l’invisibile, fra visibile e nascosto “veste” di arte. Realizzate ad hoc per l’esposizione all’aperto, sia nel parco Nazionale della Sila che nella struttura del Castello di Santa Severina, l’artista di Giarre punta alla sintesi di arte e natura, di opere e contesto espositivo. Una celestiale armonia di suoni, di colori, di profumi, di luce: percezioni pirotecniche, immaginiamo, ricamate sui visitatori. Macchie variopinte, chiazze esplosive di vita contro la ruggine della guerra. Dagli Alberi della Pace ai Petali di Pace: nel rispetto della tradizione, e delle proprie radici, nuovi germogli di speranza, mossi dall’arte. Ars magistra vitae, dunque! L’arte, cioè, si intreccia con la Storia per farsi “maestra di vita”: nodi di un insolito patto verso ponti di universalità. Alla ricerca, sempre, di Tessuti capaci di imbastire Pace: la Pace di un’umanità slacciata, su di un manichino in movimento e pensante, di fede e in libertà. Ed è così che nel giallo d’agosto riannoda Rosa Spina della Pace. Una rosa per la “convivialità delle differenze”. Un progetto a tre livelli, secondo la poetessa Iaschi: arte (Rosa Spina), parole-voce (Antonella Iaschi e Gemma Messori) e macchina fotografica (Nanni Spina). In collaborazione della Presidenza della Provincia di Catanzaro, dell’Ass. Culturale Zobeide, e con il patrocinio della Regione Calabria, “Tessere la Pace” ha aperto i battenti con il suo arcobaleno di Pace (che arriverà fino a Milano nella seconda settimana di ottobre): dal Preludio Musicale alla Mostra personale di Rosa Spina, e foto d’arte di sedie (simbolo del posto vuoto) del fotografo Nanni Spina. Le possibilità di proporre una visione diversa dell’uso quotidiano, ecco cosa “indagano”, ecco l’oggetto d’indagine delle opere di N. Spina: sedie che navigano, cioè, sospese in un immaginario, senza peso. Perché Nanni, con le sue sedie, ha sempre avuto un feeling speciale. Una fotografia connotativa, insomma, che va oltre la superficie delle cose.
Dopo i ringraziamenti della padrona di casa, moderati dalla Senatrice Isa Ferraguti (presidente Cooperativa Libera Stampa editrice “Noidonne”- consigliera di Parità della Provincia di Modena), nei locali della sala convegni-centro visite “Monaco”, intitolato ad “Antonio Garcea” (da poco deceduto), hanno preso la parola: l’ing. Nicola Cucci, capo ufficio Territoriale Biodiversità del C.F.S; il dott. Sebastiano Angotti, sindaco del comune di Taverna; l’On. Piero Amato, consigliere regionale; il dott. Salvatore Tolomeo, presidente Ass. Calabrolombarda; la poetessa Antonella Iaschi, la dott.ssa Lara Caccia, critica e curatrice d’arte; il prof. Antonio Falbo, storico e critico d’Arte; il presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro e il dott. Leonardo Calabretta, studioso dei diritti umani.
Rosa Spina, cittadina “calabrese” che si impegna per la società, ha dato il là a discorsi su una Calabria diversa, di «tradizioni e innovazioni, soprattutto innovazioni», secondo l’on. Amato, «all’insegna del bene» per il sindaco di Taverna: un “Alfabeto senza fili”, proprio come lo ha definito il prof. Falbo, con inestimabili innovazioni. «Milano ha fame di Calabria - ha detto il dottore Tolomeo- , ma non di ‘nduja». A partire da una strage, quella del 2 agosto 1980 nella stazione di Bologna, la strage diventa plurale: stragi politiche, di guerra, di mafia, delle donne. Dal momento che «il mio benessere – ha ricordato l’economista Calabretta- è il tuo benessere», tanto si attende dalle istituzioni, e in primis dalla scuola.
Ad allietare il pubblico presente, superata la conferenza sul silenzio dei diritti calpestati e la presentazione del catalogo monografico tri-lingue accompagnato da testi critici e testi poetici dal titolo “Défilage” Rosa Spina, anche un recital (“Gli alberi lo sanno”, testi di Antonella Iaschi e Gemma Messori, dove recitano Gemma Messori e Consuelo Citriniti) e una performance teatrale (:“L’urlo delle Farfalle” di G. Messori). L’artista di “Tessere la Pace”, che dire, ha lasciato, ha lanciato un segno importante.
« …Ecco amico mio, guardiamo insieme. Perché forse questo è il segreto: INSIEME. Non arrendiamoci, NON DIMENTICHIAMO, non facciamo finta che non sia successo nulla, perché non è così. Noi siamo testimoni, noi siamo, insieme a chi non è più, la storia. Questa storia, quella storia, tutte le storie che ci sarà dato ricordare. Siamo creature marine venute dagli abissi, per portare a galla i segreti nascosti nei fondali… »
Gli alberi lo sanno, Antonella Iaschi e Gemma Messori
…Ci sono sedie vuote, ma “loro” sono qui
gli alberi lo sanno che “loro” sono qui
finché qualcuno, anche uno soltanto
avrà voce per chiedere Giustizia
e mani per filare la Pace
e pensieri per tramare l’Amore…
Gli alberi lo sanno, Antonella Iaschi e Gemma Messori
Ispirati all’installazione di Petali di Pace di Rosa Spina
PETALI DI PACE poesia di Rosa Cosco
Piantati in un parco di fibre,
ancora vergine,
Tessuti imbastiscono la pace.
Palme filanti cercano l’ossigeno per un incontaminato
polmone verde.
Su un manichino in movimento e pensante,
di fede e in libertà,
puntellano
nuovi diritti
di un’umanità slacciata.
Ai piedi di due torri,
di un Nuovo Mondo non più tanto nuovo,
ma consumato e rovesciato,
tagliano e cuciono fili:
ponti di universalità.
Al di là di questo parco,
solo un castello
per suoni colori e fibre
da intessere in una rosa senza spine.
D’inverno, però,
nel gelido delle trame di ognuno di noi,
ancora un profumo,
un profumo rosa.
Nel giallo d’agosto,
riannoda
Rosa Spina
della Pace.
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