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Perù: mobilitazione indigena non si ferma

Perù: mobilitazione indigena non si ferma

Gli indigeni chiedono di revocare i provvedimenti sull’estrazione petrolifera e lo sfruttamento minerario

Lunedi, 18/05/2009 -
Alberto Pizango, Presidente dell’Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana (Aidesep) ha dichiarato con forza che i popoli indigeni amazzonici si trovano in uno stato di mobilitazione e che hanno di intenzione di continuare le loro proteste fino al momento in cui saranno revocati i decreti legge che attentano ai loro diritti ancestrali.

Il clima nella regione continua ad essere molto teso anche se se forze di sicurezza e i dirigenti indigeni sono giunti ad una tregua.

Più di un mese fa gli indigeni della regione amazzonica peruviana hanno stabilito di convocare una giornata di lotta, con uno sciopero generale, per chiedere di revocare le norme approvate dal governo di Alan Garcia che, rendendo più facile l’estrazione petrolifera e lo sfruttamento minerario, incidono direttamente sulla qualità di vita delle popolazioni autoctone. Malgrado siano state svolte varie riunioni tra i rappresentanti del governo e di 20 associazioni locali la situazione è stagnante.

Il movimento indigeno sta ricevendo il sostegno di Aprodeh, associazione per i diritti umani, che ha espresso forti perplessità sui metodi del governo e sul tentativo di criminalizzare la protesta indigena sottolineando che le norme approvate dal governo ledono i diritti di cittadinanza delle popolazioni amazzoniche: “il Ministero dell’Energia e PeruPetro agiscono come se stessero operando in territorio disabitato – hanno dichiarato – e lo stesso Presidente Garcia mostra disprezzo verso gli indigeni quando li responsabilizza della povertà del paese”.

La Rete contro la Criminalizzazione della Protesta Sociale ha affermato di sostenere il legittimo diritto al dissenso democratico e appoggiare la protesta in difesa dei diritti del territorio.

Anche i Vescovi della zona amazzonica hanno chiesto al Presidente di annullare i provvedimenti e di riformularli a partire dalla negoziazione con le popolazioni indigene. “Abbiamo l’impressione – hanno affermato – che il governo e il Parlamento non mostrino l’intenzione di cercare il dialogo e comprendiamo la disperazione delle popolazioni indigene”.



Nadia Angelucci

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