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Per me le discriminazioni di genere sul lavoro ...

Per me le discriminazioni di genere sul lavoro ...

Sondaggio di marzo - Le risposte al domandone del mese raccontano le ragioni all'origine delle disparità di trattamento

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007

Per il 28% le discriminazioni sono in aumento a causa della diminuzione dei diritti sul lavoro, così come per il 28% si percepiscono maggiormente a causa di una maggiore conoscenza dei propri diritti. Per il 24% ci sono come sempre, mentre il 15% afferma che sapendo a chi rivolgersi per un aiuto possono essere eliminate. Solo per il 5% esistono in alcuni settori ed in altri no.
Le discriminazioni raccolte dal sondaggio del mese assumono ambientazioni e narrazioni diverse, ma il più delle volte possono essere ricondotte ai filoni classici.
Le penalizzazioni nell’accesso e nella progressione di carriera (“mi sono sentita discriminata ogni volta che – a parità di competenze – ero in competizione con un collega”, “anche se sono più brava, scelgono sempre uomini”, “mi si diceva che avrei potuto fare figli, quindi ero scomoda”, “a volte essere intelligenti è un handicap e non un vantaggio”, “il posto era per donne senza figli, e che non avessero intenzione di averli nei prossimi anni”, del resto “i maschi avanzano più velocemente, e sono assunti con livelli migliori”, “i colleghi fanno carriera, le donne con figli sono invitate a dimettersi”. La situazione poi peggiora se si è unica donna – o una delle poche donne presenti - in un ambiente maschile, si può essere “esclusa dai momenti decisionali, adibita a mansioni faticose e complicate”, “presentandomi per un posto di montatrice, mi è stato detto che, visto che ero carina, sarebbe stato meglio se mi fossi occupata di pubbliche relazioni”,)
La maternità e il lavoro di cura come scusa di minore capacità/disponibilità (“con la maternità ho perso il ruolo dirigenziale. Mi hanno fatto capire che non sarei stata in grado di seguire a pieno titolo il lavoro, dovendomi occupare di un figlio che prende tanto tempo..”, “stavo per diventare capo-reparto, ma con la maternità sono stata punita e il posto lo hanno dato ad altri”, “con il part time hanno dato il mio posto di responsabilità ad un collega full time senza titoli. Il ruolo impegna 18 ore ed io il mio part time è di 28 ore alla settimana…”, “con la maternità, optando per il part time, mi vengono assegnati lavori meno gratificanti” quando poi non si scopre che “il mio contratto non prevedeva l’assegno per maternità”)
Discriminazioni di tipo incrociato (“mi hanno collocata in pensione perché non ho accettato un trasferimento causa malattia”, “una collega audiolesa è stata vessata: privata ripetutamente del collegamento internet, esclusa dagli straordinari, le hanno fatto ogni genere di sopruso tanto non avrebbe potuto urlare per rivendicare pari opportunità”,”come lesbica sono discriminata nel lavoro, nel condominio dove mi nascondono la posto e mi lasciano bigliettini anonimi invitandomi ad andarmene, nello studio dove sono stata isolata”)
Le molestie, ambito ancora poco seriamente affrontato. Chi denuncia, spesso diviene oggetto di vessazione continua.
I suggerimenti individuati per ridurre o prevenire le discriminazioni si indirizzano verso:
- una maggiore conoscenza dei diritti (“diffondere la cultura delle pari opportunità”, “informare e fare azioni precise”, “fare leggi che realmente impediscano che queste avvengano”, “campagne medianiche che entrino nei luoghi di lavoro”)
- controllare e punire chi non rispetta le leggi di parità (“controlli incrociati”, controllare gli organici, i maschi e le femmine nei diversi inquadramenti”, “un lavoro congiunto di organizzazioni sindacali e consigliere di parità”, “meno sportelli, meno convegni, più azioni a sostegno di chi subisce”).
Molte donne hanno suggerito, anche quelle che non denunciano discriminazioni subite, di ribellarsi a questi soprusi, c’è poi chi chiede un forte impegno delle poche donne che ricoprono ruoli di potere al fine di promuovere vere politiche di genere. E se il 57% delle italiane e il 55% degli italiani percepiscono comportamenti discriminanti nei luoghi di lavoro (dati Eurobarometro, 2007), più forte dovrà essere l’azione di contrasto da attivare. Conoscenza dei propri diritti, e dei soggetti che possono aiutare la singola persona nel combattere tali soprusi, rappresentano una buona metodologia per agire.
(26 aprile 2007)

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