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Per la sovranità alimentare dei popoli

Per la sovranità alimentare dei popoli

LOTTA PER I TUOI DIRITTI, lo slogan dell'INTERNATIONAL ACTION DAY che si è tenuto a Roma il 3 OTTOBRE 2012.

Venerdi, 05/10/2012 - LOTTA PER I TUOI DIRITTI questo lo slogan dell'INTERNATIONAL ACTION DAY che si è tenuto a Roma il 3 OTTOBRE 2012. Un incontro internazionale seguito da corteo e presidio presso la FAO indetto dalla FEDERAZIONE SINDACALE MONDIALE – WFTU (82 milioni di iscritti) che ha segnato una data storica per il movimento sindacale in quanto per la prima volta ha unificato i propri sforzi per mobilitarsi contro la fame nel mondo.

La giornata di lotta è stata organizzata dall'USB – UNIONE SINDACALE DI BASE per rivendicare il diritto al “cibo, all'acqua potabile, ai libri, ai farmaci, all'abitazione per tutti” e contro le multinazionali e la barbarie capitalista, i cartelli ed i trust, il saccheggio delle risorse naturali da parte di pochi e a danno dei molti che lavorano e producono. L'incontro si è svolto presso la Sala Di Liegro della Provincia di Roma e vi hanno preso parte sindacalisti e delegati provenienti da numerosi paesi: Senegal, Egitto, Tunisia, Cipro, Cuba, Ecuador, India, Grecia, Francia, Paesi Baschi, Polonia, Serbia.

Tra gli altri è intervenuto George MAVRIKOS - Segretario Generale Federazione Sindacale Mondiale - che rivolgendosi ai presenti con un affettuoso “dear brothers and sisters”, ha lanciato un coraggioso appello all'unità: “Solo se restiamo uniti possiamo combattere e lottare contro i poteri forti che oggi impongono i loro diktat al mondo intero”.

E infatti tutti uniti nel denunciare i grandi crimini del capitalismo e delle multinazionali. Oggi cibo, acqua, medicine, libri e alloggi sono merci. La regola della produzione capitalista consiste nel garantirsi alte percentuali di profitto, questo criterio definisce cosa, quanto e dove ogni merce sarà prodotta. Ci domandiamo: che tipo di sviluppo è questo? Sviluppo per chi? Il diritto all'alimentazione è un diritto universale ma i prezzi delle derrate alimentari sono notevolmente aumentati creando una crisi mondiale che dimostra come il capitalismo non sa o non vuole risolvere il problema dell’alimentazione. Ma mentre aumenta il numero degli affamati, aumentano i super-profitti dei monopoli e dei gruppi multinazionali che dominano il mercato mondiale e controllano la produzione, il trasporto e il commercio.

E' necessario dichiarare con forza che le esigenze del "mercato" del cibo non hanno nulla a che fare con le reali esigenze nutrizionali dell'umanità. Mentre le multinazionali sostengono che il "mercato" è saturo, più di 850 milioni di persone sono denutrite o muoiono di fame perché il loro reddito gli impedisce di ottenere il giusto sostentamento. Questa è la vera chiave di lettura per capire che quando le multinazionali si riferiscono alle “necessità del mercato” quello a cui si riferiscono sono i “loro” profitti, insomma un capitale che deve riprodurre soltanto sé stesso, ormai del tutto sganciato dalle reali esigenze della popolazione globale, impiegata solo per lo sfruttamento del lavoro o come finali consumatori di prodotti inutili, venduti attraverso ben orchestrate campagne pubblicitarie. La fame invece, quella vera, è un'altra cosa e resta cosa seria. Di questa le multinazionali non si preoccupano. Dovremo allora farlo noi, assumendoci tutte le responsabilità del caso.

Il pensiero non può che andare al ricordo del famoso discorso che Salvador Allende tenne nel 1972 alle Nazioni Unite, l'anno dopo fu ucciso dagli uomini di Pinochet: “Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi corporazioni internazionali e gli Stati. Questi subiscono interferenze nelle decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato. Per le loro attività non rispondono a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun Parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l'interesse collettivo”.

Secondo l’Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), che proprio in questi giorni si appresta ad aprire la 39a sessione del Committee of World Food Security, la produzione alimentare deve aumentare del 70% per corrispondere alla crescente domanda della popolazione mondiale, stimata a 9 miliardi entro il 2050. Questo dato dimostra che il problema nutrizionale è puramente un problema di classe e politico non tecnocratico e pertanto, non potrà essere risolto con il cibo geneticamente modificato o con la cosiddetta Rivoluzione verde. Quando si tratta dei profitti la salute dei consumatori e la tutela dell'ambiente naturale diventano insignificanti. E qui si apre la grande questione dei “biocarburanti”, per due ragioni: la prima è la giusta ricerca di forme alternative di energia che andranno a sostituire il petrolio e i suoi derivati e la seconda riguarda l'immenso interesse del governo USA a promuovere la produzione di etanolo, derivato principalmente dal mais e dallo zucchero.

Il Presidente Cubano, Fidel Castro, ha dichiarato nel 2007: "La tragedia non è voler ridurre la spesa energetica, ma convertire il cibo in carburante. Se questa formula sarà applicata a livello mondiale,

equivarrà all’internazionalizzazione del genocidio”. Le compagnie petrolifere, le aziende automobilistiche e le multinazionali dell’agro-industria e dei semi geneticamente modificati (OGM), hanno investito nella produzione di etanolo enormi somme. Negli USA l'uso del mais per la produzione di etanolo come biocarburante ha già portato il prezzo di mais e zucchero a salire enormemente. Maggiore sarà il terreno utilizzato per la coltivazione del mais al posto di altri prodotti agricoli, più alto sarà il prezzo di quest'ultimi.

Lottare quindi per non permettere che il destino dei popoli diventi quello dei produttori di cibo, che sarà sempre più costoso e intangibile per coloro che ne hanno già poco, cioè per le popolazioni affamate. La produzione alimentare deve essere pianificata sulla base della soddisfazione dei bisogni nutrizionali dei popoli e non per il profitto delle multinazionali, attraverso l'utilizzo delle capacità produttive di ogni paese e con rispetto verso la salute pubblica e quella dell'ambiente. Il problema nutrizionale è un problema politico che colpisce la classe operaia, i contadini e gli strati popolari di tutto il mondo. Sono urgenti lotte coordinate che raggiungano il cuore del problema, la sua radice profonda e che mirino al potere politico ed economico.





Loredana Massaro



USB – Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego

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