Giovedi, 09/10/2014 - La crisi dell'informazione e del sistema dell'editoria nel nostro Paese sembra infinita. Oltre mille i posti di lavoro già persi nel settore in questi ultimi anni e oltre tremila sono in discussione con tantissime testate costrette alla chiusura, e le prospettive continuano ad essere negative. "Il sistema italiano dell’informazione è profondamente malato con un limitato pluralismo dovuto a posizioni dominanti nel campo delle risorse finanziarie e tecnologiche. Il settore editoriale è investito da una crisi drammatica ed il calo pesante delle vendite, il trend negativo degli investimenti pubblicitari e la progressiva e drastica riduzione del sostegno pubblico ne rendono oltremodo difficile il risanamento e la riorganizzazione". Questo il quadro, pesantissimo, delineato nel corso della conferenza stampa dello scorso 25 settembre. Obiettivo dell'incontro è stato quello di lanciare un APPELLO URGENTE AL GOVERNO ED AL PARLAMENTO PER GARANTIRE IL PLURALISMO DELL’INFORMAZIONE. MEDIACOOP sottolinea che quelle ad essere particolarmente colpite "sono le aziende dell’informazione di prossimità e di inchiesta, un ambito nel quale vi è una storia di particolare impegno delle testate realizzate in forma cooperativa da giornalisti, nonché di quelle gestite da associazioni e strutture non profit." L'aspetto economico di questa crisi, con migliaia di famiglie coinvolte è un aspetto che si connette a quello più specificio della qualità dell'informazione e della sopravvivenza di un certo tipo di informaizone. "La vita economica, sociale e politica di tanta parte del territorio è tornata nell’ombra - osservano da MEDIACOOP - . L’editoria e l’emittenza nazionale, in queste condizioni, rischiano una devastazione che può compromettere drammaticamente l’informazione, privandola di completezza e competenza". QUello che occorre, immediatamente, è "un progetto complessivo di ristrutturazione e di rilancio del settore editoriale nel quadro di un processo di ammodernamento tecnologico e multimediale dell’intero settore dell’informazione al fine di evitare la scomparsa della informazione di prossimità e di inchiesta, delle esperienze libere, autogestite e non profit".
Certo a valutare questa situazione nella sua complessità e drammaticità non aiuta un clima politico condizionato da facili slogan, ma non va dimenticato né sottovalutato il fatto che in tutti i paesi avanzati sono previsti sostegni dello Stato proprio per "correggere le discriminazioni del mercato pubblicitario e per consentire di fare informazione, a norma dell’art.21 della Costituzione, anche a chi non è dotato
di grandi capitali". Del resto lo stesso Parlamento Europeo ha più volte ricordato che il mercato da solo non è in grado di garantire il pluralismo. L'appello richiama l'indifferibile necessità di realizzare "un moderno sistema dell’informazione libero, multimediale, pluralista e di qualità" e le cooperative, le associazioni, le fondazioni, le realtà non profit e la FNSI chiedono che "venga predisposto un progetto di riforma" e di avviare un tavolo permanente di confronto "per una vera riforma dell’editoria nel quadro più generale della modernizzazione del sistema italiano dell’informazione". Indispensabile anche la revisione della normativa dell’emittenza televisiva e radiofonica, la riforma della Rai e la ridefinizione del ruolo del “servizio pubblico”. Ma a salvare molte piccole realtà dell'informazione di prossimità occorre provvedere con la prossima legge di stabilità in cui siano garantite le risorse adeguate agli strumenti di intervento che la legge già oggi prevede per l’editoria cooperativa, non profit, di idee e di testimonianza.
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