Login Registrati
Per giudizio autonomo – di Lidia Menapace

Per giudizio autonomo – di Lidia Menapace

L'Udi davanti a nuove sfide

Lunedi, 19/12/2011 - Attraverso un percorso difficile aspro complicato, pieno di fraintendimenti e di polemiche, l'Udi ha concluso molto positivamente il suo congresso; non era scritto nelle stelle, non era un destino. E' un raggiungimento che l'associazione ha saputo conseguire anche rifacendosi alle vicende della sua ricca lunga e mai facile storia.



Si mescolavano infatti questa volta condizioni interne di fraintendimenti e di incrostazioni personali, con una fase politica piena di difficoltà e di crisi :non era facile sgrovigliare e affrontare praticamente i due livelli.



Vediamo come -secondo me- invece ce l'abbiamo fatta e come possiamo cercare di volgere a favore dell'associazione questa meta raggiunta.



Le difficoltà interne erano derivate da una gestione che a molte è apparsa ed è stata personalistica ed escludente, durata molto a lungo: non siamo state mai una associazione che non ha conosciuto conflitti e contrasti, anzi: ma mai finora era capitato che i contesti fossero così poco leggibili e che vi sia stata una gestione così poco partecipativa.



Mentre intanto la crisi strutturale e globale del capitalismo infuriava e levava (infuria e leva, la storia è ben lontana dall'essere finita) spazio alla presenza autonoma delle donne sulla scena pubblica, della politica, dell'economia e della cultura. Queste difficoltà messe insieme avrebbero ucciso qualsiasi forma politica, ma non hanno avuto ragione sull'Udi.



Che infatti nella sua storia aveva già incontrato simili grovigli di difficoltà e di presa di responsabilità, uno al momento della sua fondazione e uno al momento dell'apparire del neofemminismo degli anni '70. Non voglio ora ripercorrere la prima tappa, ma certo nessuna donna oggi può immaginarsi quanto fosse difficile e sorprendente proporre una associazione politica di donne schierata nell'antifascismo e nella Resistenza, attiva nel dibattito e nell'attività costituzionale, capace di gestire una sua autonomia, pur essendo collegata con partiti (Pci,Psi,Pri) addirittura con un proprio gruppo parlamentare di riferimento e presenze femminili come Nilde Jotti, GigliaTedesco, Marisa Rodano, Maia Magnani Noya, Giancarla Codrignani e altre molto attive e autorevoli.



In questa prima fase storica l'Udi si scontra con l'irruzione del neofemminismo degli anni '70: esce dallo scontro che fu senza esclusione di colpi ,con una vittoria politica pagata a carissimo prezzo: in effetti per non troncare la relazione col femminismo, la cui carica antistituzionale era fortissima l'Udi rinunciò al finanziamento dai partiti (che era cospicuo),alle funzionarie (che erano eccellenti) e si ridusse a una vita spesso economicamente grama, ma politicamente fervida.



Il che non vuol dire placida e tranquilla: i femminismi producevano conflitti e contraddizioni che gestite del tutto fuori da una qualsiasi mediazione istituzionale avevano la forza la rabbia la voce delle cose allo "stato nascente", come si diceva. Anche l'Udi fu investita al suo interno da assai divaricanti culture femministe (non è successo solo al congresso appena finito), ma seppe rispondere con una invenzione di teoria politica degna di nota: "la gestione -o il governo- delle differenze anche teoricamente non componibili". Una forma della politica che ben si adattava e rispondeva alla "complessità"appena venuta sulla scena della politica e distruttiva di tutte le forme politiche strutturate e monocordi. Per questo la proposta delle due responsabili della sede nazionale, che garantiscono continuità e rotazione e mostrano la possibilità di gestire una situazione complessa per luoghi persone stili molto differenti.



Siamo a una nuova difficilissima prova, intanto perché il movimento delle donne ha mutato forma: il femminismo degli anni '70 appare elitario e aristocratico, le donne sentono l'urgenza di misurarsi con condizioni di cultura politica francamente offensive e con questioni di vita molto gravi e pesanti più sulle donne che sugli uomini: parte perciò dal sindacato l'invito "Usciamo dal silenzio" cui la risposta è notevole , ma non dura. Intanto la Cgil applica al suo interno rigidamente le quote e far crescere una moltitudine di sindacaliste che appaiono spesso nelle vertenze, in tv, nelle piazze. Ed esce alla fine "Se non ora quando?" E' vero che la sua piattaforma è modesta, ma richiama uno sterminato numero di donne che magari gridano solo "Basta"e "Subito", ma ci sono e sono vere.



Se l'Udi non dovesse capire che spetta anche a noi intercettare questo desiderio, alimentarlo con la nostra esperienza, metterlo in guardia da ripetitive scadenze, il congresso sarebbe stato quasi solo una inutile fatica. Ma sono convinta che non sarà affatto così e la presenza dell'Udi a Roma alla recente manifestazione di Snoq e il bel documento del Coordinamento in proposito lo dice: non eravamo quel numero soverchiante ma la manifestazione era contro il governo Monti giudicato insufficiente dalle donne. Per giudizio autonomo.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®