Pubblica Amministrazione - Porta la firma di due Ministri la recente direttiva che individua misure di parità e pari opportunità negli uffici pubblici.
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2007
E’ stata pubblicata il 24 maggio 2007 la “Direttiva sulle misure per attuare Parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche” (reperibile sul sito http://www.pariopportunita.gov.it/) con firma congiunta della Ministra Barbara Pollastrini e il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione Luigi Nicolais.
Rivolto a tutti gli enti pubblici italiani, il documento rappresenta un importante passo avanti nella realizzazione della parità e delle pari opportunità per le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego, scuola, enti locali, enti pubblici non economici ecc, di fatto uno dei comparti che maggiormente vede la presenza femminile.
I contenuti, se ripercorrono ampliandoli e meglio definendoli gli articoli delle leggi più interessanti già varate in tema di azioni positive e discriminazioni, offrono una lettura specifica coordinata ed organica delle stesse e la filosofia è volta a valorizzare le persone, uomini e donne, quali elementi fondamentali per la trasformazione del lavoro pubblico, e le differenze quale fattore di qualità.
Le amministrazione sono tenute a svolgere un ruolo propositivo e per promuovere le pari opportunità anche attraverso la valorizzazione delle diverse competenze. Forse è ancora troppo ampio il margine discrezionale, forse troppo deboli le sanzioni in caso di non ottemperanza, ma è un ottimo strumento per le donne e gli uomini impegnati nel miglioramento delle pubbliche amministrazioni oltre che nella diffusione della parità e delle pari opportunità.
La metodologia indicata: attività di analisi o autovalutazione , studi e attività di monitoraggio sono sicuramente elementi di qualità per procedere. I punti focali su cui si sviluppa il provvedimento sono quelli dell’eliminazione e prevenzione delle discriminazioni, portando al loro centro anche quelle discriminazioni che si potrebbero pensare legate ad un passato lontano e che invece sono ancora di triste attualità: discriminazioni in caso di matrimonio o di maternità, oltre a tutte quelle che determinano trattamenti giuridici, di carriera ed economici sfavorevoli per le donne, interventi questi ribaditi anche dalla recente direttiva dell’UE del 2006.
Per l’adozione dei piani triennali di azioni positive, oltre a ribadirne l’obbligo per le pubbliche amministrazioni, viene esplicitamente ribadita la sanzione -fino ad ora mai applicata, nonostante i piani triennali avessero dovuto essere adottati dal 2001- “del divieto di assumere nuovo personale -, per le amministrazioni inadempienti - (ad oggi quasi tutte) compreso quello appartenente alle categorie protette”.
Seguono le disposizione in ordine all’organizzazione del lavoro, alle politiche di reclutamento e gestione del personale e al ruolo dei comitati di Pari opportunità. Relativamente a questo ultimo punto appaiono utili, alla luce delle difficoltà che si riscontrano nel loro funzionamento ed incisività, le indicazioni che le Pubbliche Amministrazione devono adottare nei criteri di scelta delle persone da nominare al loro interno per rafforzarne il ruolo scegliendo “dirigenti/funzionari dotati di potere decisionale”. Ed in ultimo, all’interno del capitolo che riguarda la “formazione e cultura organizzativa” si ribadiscono, oltre alle indicazioni per l’accesso paritario delle donne alla formazione, l’obbligo dell’inserimento di moduli sulle pari opportunità e sulla normativa relativa, in tutti programmi formativi rivolti ai pubblici dipendenti. In quest’ultimo punto si richiama inoltre l’obbligo a produrre statistiche sul personale divise per genere, in ogni settore, e si afferma che le pubbliche amministrazioni devono utilizzare nei documenti di lavoro un linguaggio non discriminatorio. E, a proposito di questa ultima raccomandazione, viene citato il bellissimo e purtroppo introvabile “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” a cura di Alma Sabatini.
Sempre in questo capitolo si afferma che si devono promuovere “analisi di bilancio che mettano in evidenza quanta parte e quali voci del bilancio di una amministrazione siano (in modo diretto od indiretto) indirizzate alle donne, quanta parte agli uomini e quanta parte ad entrambi”. E’ una prima indicazione per dare corpo ai “bilanci di genere” che proviene in Italia, in ambito istituzionale, non siamo ancora ai Bilanci di genere adottati in via “normale” dagli enti locali, ma forse servirà a farli uscire dalla discussione per le “addette ai lavori”.
Tutta l’ottica della direttiva, va in fin dei conti in questa direzione, quello che sembra ovvio per le donne non lo è di sicuro per molti, non per le amministrazioni anche amiche delle donne: credo vada valorizzata anche per questo.
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