Martedi, 14/01/2014 - Un vero e proprio caso editoriale, una pagina facebook sapientemente gestita per amplificare gli effetti del libro e interagire con i lettori, “Per dieci minuti” della scrittrice e autrice televisiva Chiara Gamberale, stuzzica, attira, richiama a sé già dalla copertina: una donna sospesa su una nuvola che ben simboleggia la leggerezza del libro. La quarta ne svela da subito la trama: il racconto ruota attorno ad un gioco steineriano attraverso il quale la protagonista viene chiamata a trascorrere dieci minuti, per un mese, facendo qualcosa che non ha mai fatto prima.
Chiara, protagonista omonima dell’autrice e come lei scrittrice di professione, vive lontana dalla sua casa a Vicarello, paesello di campagna in cui è nata, ed è stata appena mollata dal marito con cui stava insieme da diciotto anni, oltre che sostituita dalla rivista per cui scriveva da un’improbabile vincitrice morale del Grande Fratello. Sta dunque provando quella classica sensazione di terreno che frana sotto i piedi, quel sentirsi nudi in un posto sconosciuto, gelido e disabitato che si chiama dolore. Un luogo familiare ad ogni potenziale lettore.
Eppure Chiara, convinta dalla sua psicologa, decide di provare il gioco che da principio sembra solo un esercizio un po’ bizzarro, nè difficile, né particolarmente efficace nel suo processo di guarigione interiore. E invece presto si accorgerà del suo potere poiché la sua vita, senza fatica, inizierà a girare proprio attorno a quei dieci minuti di novità, prendendo una piega inaspettata grazie a quel momento quotidiano, che giorno dopo giorno moltiplicherà le conoscenze, le sensazioni, il puro e semplice aprirsi alle possibilità offerte da un mondo che fino a qualche giorno prima era ostile e muto e adesso chiacchiera con lei, interloquisce ed è straordinariamente popolato da nuovi amici, venditori di quartiere e persone ritrovate.
Questo libro lieve conquista perché è davvero semplice fare il tifo per Chiara e decidere di giocare e mettersi alla prova con i propri dieci minuti. Ed è così che si iniziano improbabili partite di burraco, si cucinano lenticchie a Capodanno nella speranza di non avvelenare tutti gli amici, si comprano cioccolatini e biglietti di auguri per i lavavetri simpaticissimi che capita di incontrare tutti i giorni agli stessi semafori e così via, dando spazio all’immaginazione.
Morale della favola? Qualcosa che tutti conoscono bene ma che fanno grande fatica a ricordare nella quotidianità di giornate intense, veloci e convulse, e cioè che il nostro tempo è sempre quello presente e che non bisogna avere nessuna paura di fare cose mai provate, perché è proprio nel saper cogliere le novità, un poco tutti i giorni, che risiede la possibilità di essere felici, o quantomeno di sentirsi vivi. Provare per credere.
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