Permanenti disparità - Risultati importanti per le donne ottenuti con la trattativa governo – sindacati per la revisione delle norme sulle pensioni
Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2007
Le pensioni sono la cartina al tornasole della situazione delle donne italiane nel mercato del lavoro e nella società. Bastano pochi ma significativi dati per capirlo (approfondimenti in “Donne e previdenza”, Cnel 2004). Le donne percepiscono mediamente e significativamente redditi da pensione più bassi di quelli degli uomini, del resto la denuncia dei differenziali salariali in età lavorativa tra uomo e donna non poteva non trovare riscontro nei redditi da pensione. Le donne sono il 53,4 % dei pensionati ma percepiscono il 44% dei redditi pensionistici. Le pensionate si concentrano maggiormente nelle pensioni al minimo: quasi il 30%. Analogamente il differenziale uomo /donna si rileva nell’anzianità contributiva (vedi grafico): le donne lavorano per meno anni, entrano ed escono più facilmente dal mercato del lavoro per motivi familiari..
Solo queste brevi annotazioni ci fanno capire come una discussione sul tema pensioni avrebbe dovuto “essere una discussione di genere”. Così, lo sappiamo, non è stato, anche perchè le donne presenti al tavolo governo-sindacato erano pochissime: due al tavolo che riguardava la parte previdenziale, una al tavolo generale sulle norme correlate al welfare in primo luogo. Morena Piccinini, segretaria confederale CGIL e una delle due donne presenti al tavolo sulla previdenza assieme a Betty Leone, segretaria generale dello SPI – CGIL, si è detta comunque soddisfatta “in modo particolare per aver sventato il tentativo di una parte significativa del governo di far pagare la diminuzione dello “scalone” alle donne con l’aumento dell’età della pensione di vecchiaia". "Nell’accordo abbiamo difeso - continua Piccinini - sia il diritto acquisito sull’età della pensione di vecchiaia (60 anni per le donne) sia l’esigenza di rivedere i criteri che stanno alla base dei coefficienti di trasformazione del sistema contributivo, che oggi penalizzano soprattutto le donne che di solito hanno poca anzianità contributiva”. Erano queste le preoccupazioni che avevano espresso anche le responsabili delle donne CGIL CISL e UIL, in quanto l’aumento dell’età pensionabile avrebbe “rappresentato una beffa per le disparità di condizioni tra lavoratori e lavoratrici tuttora esistenti nel nostro paese”. E pensare che a fronte di queste preoccupazioni da più parti si è persino tentato di sostenere che la norma, diversa per uomini e donne, sarebbe stata in contrasto con le direttive dell’Unione Europea, non volendo ricordare che in materia previdenziale non sono cogenti e che non esiste nessuna discriminazione perchè le donne, se vogliono, possono lavorare fino a 65 anni come gli uomini. Ed in effetti l’età media in cui le donne attualmente vanno in pensione è di 61 anni e 4 mesi. Anche nell’accordo sulle pensioni basse, che riguardano soprattutto le donne, si è ottenuto un risultato importante in quanto, e non senza fatica, le due donne al tavolo di trattativa sono riuscite ad ottenere dopo anni il collegamento dell’aumento delle pensioni basse non al reddito familiare, ma la reddito individuale: con questa misura le donne anche se coniugate potranno ottenere l’aumento in grande maggioranza, senza questo nuovo parametro sarebbero rimaste escluse per la maggior parte: qualcosa di positivo, anche se nel silenzio pressoché totale dei media.
Ma c’è dell’altro: nell’intero documento del Governo “Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibile” c’è un capitolo che se non rimane un “libro dei sogni” offre numerosi spazi d’intervento per le donne, non solo lavoratrici o precarie, ma anche per tutte quelle che aspirano ad un lavoro. Anche Renata Polverini dell’UGL ha dato un giudizio di massima positivo del documento e ha impegnato l'UGL affinché “le dichiarazioni di principio contenute nel documento si traducano in atti concreti a favore della promozione dell’occupazione femminile e di una reale conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Insomma gli esami non finiscono mai: a settembre si ricomincia, tocca anche a noi, a tutte le donne farci sentire.
Termini utili
. Pensione diretta: rendita corrisposta ai pensionati diretti (per vecchiaia, anzianità contributiva, invalidità e/o inabilità) Pensione d’anzianità: è la pensione che si può ottenere prima di aver raggiunto l’età pensionabile ma avendo raggiunto alcuni requisiti minimi in termini di età e di anni di contribuzione (queste norme sono tra le altre quelle che fanno parte della revisione della legge Maroni e Tremonti) Pensione di vecchiaia: spetta al raggiungimento dell'età pensionabile o per collocamento a riposo per raggiunti limiti di età e/o servizio. Per le donne il limite è di 60 anni (non obbligatorio se si vuole si può continuare a lavorare) per gli uomini è di 65 anni Pensione retributiva: il sistema di calcolo della p.r. è quello legato al reddito effettivamente percepito (in percentuali variabili) negli ultimi 10 anni di lavoro se si è lavoratori dipendenti Pensione contributiva: è la pensione calcolata sul totale dei contributi effettivi versati. Si applica a chi a partire dal 1996 era privo di anzianità contributiva Pensione di reversibilità: rendita corrisposta ai superstiti di pensionati deceduti Pensione indiretta: rendita corrisposta ai superstiti di deceduti in servizio Pensioni assistenziali o pensione sociale: pensioni erogate alle persone senza reddito o con reddito inferiore ai termini di legge, indipendentemente dal versamento di contributi, al compimento di 65 anni Scalone: termine introdotto dopo la riforma dei ministri Maroni e Tremonti nel 2004 che prevede, se non modificato, l’innalzamento dell’età pensionabile di 5 anni per tutti a partire dal 2008 Finestre: periodo dell’anno in cui si può chiedere il trattamento pensionistico Lavori usuranti: elenco contenuto in apposito decreto che sarà rivisto in settembre dei lavori consideranti particolarmente faticosi, per i quali ci sarà un anticipo dell’età pensionabile di 3 anni Quota: sistema per il calcolo dell’età pensionabile che somma l’età con l’anzianità contributiva, introdotto nel nuovo protocollo del Governo
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