Iori Catia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Chi fra noi donne non è mai rimasta intrappolata nei circoli viziosi della mente, rimuginando a lungo su un’offesa ricevuta o su uno sgarbo di troppo , arrovellandosi inutilmente e perdendosi in un labirintico percorso di colpe, autoaccuse e frustrazioni? Elucubrare e ruminare sono le due efficaci espressioni che creano una sorta di dipendenza alle soglie della patologia e che a lungo andare impediscono di risolvere lucidamente un problema, arrivando a compromettere la propria personale serenità. Eppure non è semplice ritrovare l’equilibrio tra ragione e sentimento. Perché è poi di questo che si tratta: un eccesso di pensiero uccide l’adesione al presente perché non si vive il “qui ed ora” e d’altro canto sotto stress è quasi scontato cadere nella trappola del ripensamento continuo a situazioni guarda caso spiacevoli o distruttive. Sono autentiche sabbie mobili quelle della ruminazione ossessiva in cui le donne scivolano più facilmente degli uomini per un’emotività incontrollata o per una serie di insicurezze autolesionistiche difficilmente controllabili. Non a caso ciò accade quando possiamo dedicarci quei ritagli di tempo così ansiosamente inseguiti tra mille attività che, anziché ritemprarci e insediarci tra le mura della nostra interiorità, minano tranquillità e benessere. E’ noto a tutti che una componente cruciale del vivere sano è non permettere che le emozioni negative si impossessino della nostra vita e minino i nostri sforzi personali. Quando siamo tristi, il cervello è come inondato di pensieri malinconici, sospetti eccessivi, ricordi viziati che rallentano la vita mettendola sotto una coltre di passività letale. Quasi una disistima per tutto ciò che si ha intorno. Inutile dirsi che è meglio smettere di impastare i propri pensieri facendoli lievitare intorno a piacevoli occupazioni, eventi gratificanti o semplicemente indugiando a smettere di crucciarsi per inutili quisquilie. Ad alcune basta immergersi in un libro o in un film, per spezzare la morsa della ruminazione ossessiva. Altre trovano nel lavoro al contempo una grande distrazione e una fonte di autostima. Anche l’aiuto a chi è meno fortunato di noi può sviluppare una concreta azione sociale di volontariato che valorizza il nostro essere nel mondo, a prescindere poi da ciò che effettivamente si fa. Insomma lungi dai risentimenti inutili e dalle acidità che inquinano il nostro benessere, viviamo con pienezza le nostre giornate, trascorrendo più tempo in compagnia di noi stesse, tranquillamente e ascoltando la nostra voce interiore. L’unica che non ci inganna mai.
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