Idee - Riflessioni e pensieri sulla dignità delle donne
Iori Catia Martedi, 08/09/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2009
Perplessa e inquieta si definisce Giancarla Codrignani (www.noidonne.org ‘Care donne, reagiamo, 27 giugno 2009, ndr) nel vivere la decadenza dei tempi in cui a fonte di “utilizzatori finali” di donne in vendita non sente reazioni di genere. Eppure -lei dice - sono sorelle o figlie o nipoti delle nostre generazioni. Vorrei risponderle che in realtà stiamo raccogliendo forze e idee per rimediare, per quanto possibile, a un’epidemia di stalking che sta uccidendo la dignità delle donne per definizione “generatrici di futuro”. Io credo che la cultura che ci circonda sia in gergo tecnico malata di onnipotenza del’io, di rimozione dell’idea della morte, d’incapacità di dare senso alla propria vita, di vivere pensando che tutto avrà fine. Che dovrà aver fine perché ciò fa parte della vita stessa. Può sembrare strano che io faccia questa inconsueta associazione di idee, ma occupandomi di pazienti oncologici in fase terminale non posso che pensare che la figura della donna sia strategica proprio per riuscire a invecchiare e accettare il tempo che passa con equilibrio umano e sapienza antica. Vedo anziani sereni o malati rassegnati quando è loro possibile rivivere una sorta di nostalgia, attraverso il ritorno da dove si è partiti, attraverso il ritorno alla madre. È centrale la donna, non la velina prostituta, ma la femmina generatrice di speranza, attraverso figli e figlie e il loro futuro per far scendere questa marmaglia di vecchi bambinoni da una giostra irreale e depauperata di senso e di vita. In questa squallida vetrina pubblica la libertà femminile diventa uno scherno e siamo tutte noi a subire una molteplice violenza. E se il silenzio è complicità e connivenza desidero ribadire attraverso queste stesse pagine che la donna è dea se lo vuole e lo permette, e impedisce a questa classe dirigente di limitarne la presenza a prestazioni passive di voyeurismo e di sterili apparizioni. Ma solo se noi donne avremo la consapevolezza del nostro ruolo potremo ribadire la nostra centralità esistenziale e politica con assoluta fermezza, altrimenti faremo un puro esercizio di accademia che ci include tra le maestrine dalla penna rossa, bacchettone e sapute. Ciò di cui parlo non è solo etica, per quanto fondamentale, ma vita, nei suoi principi basilari, ancestrali, costitutivi. Se qualcuno non se ne accorge è perché nel nostro galoppo terrorizzato siamo incapaci di respirare e di rivivere i perché fondamentali dei nostri giorni.
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