Camilla Ghedini Sabato, 31/01/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015
Alla paura di invecchiare, e di imbruttire, non si può sfuggire, inutile raccontarsela. Non c’è cultura, indipendenza intellettuale, emancipazione che possa imporre allo specchio di restituirci, insieme all’immagine, le parole giuste per ‘sopportarla’. Si può decidere di non sottoporsi al botulino, di non sacrificarsi in inutili diete, di vestirsi in maniera consona al decennio di appartenenza, ma dichiarare di non soffrirci è una bugia. Io me ne sono resa conto l’altro giorno. Nell’arco di poche ore sono stata immortalata in due foto. Ero a due distinti eventi lavorativi, nello specifico presentavo due libri e altrettanti scrittori. Premesso che ero vestita uguale, essendo passata da un appuntamento all’altro, nello scatto delle 19 ero sorridente e con l’occhio vispo. In quello delle 23, ero sempre sorridente ma con l’occhio meno vispo e la pelle ‘cadente’. E non sono mica balle ed esagerazioni! Tant’è che tutto intorno mi parla a ‘tema’. Oggi, che è domenica, ho guardato in tv Two Mother, storia di due signore over che si innamorano di due ragazzi che hanno l’età dei figli (film da vedere). Poi, accendo il pc, trovo una mail con domande/intervista di una collega blogger che mi chiede perché a una certa età gli uomini perdono la testa. E io le rispondo che non sono solo gli uomini a perdere la testa, ma anche le donne, perché con l’età subentra l’insicurezza, il timore di perdere il proprio appeal, di non essere più desiderabili. Ora, alzi la mano chi è contenta di vedere che sul proprio mento crescono i peli neri, che la ritenzione idrica va formandosi sulle braccia oltre che sulle gambe, che la tintura dal parrucchiere è diventata un costo fisso! Nessuno. Anzi, nessuna! Perché invecchiare altera molti equilibri. Allora l’unica arma a nostra disposizione è non diventare ridicole. Questa è la superiorità intellettuale, l’emancipazione, ma soprattutto l’amor proprio. Pensando alle mie foto mi sono resa conto che essere bella per la propria età non è poi tanto male. Però voglio continuare ad esserlo perché un pezzo di me l’ho perso. In che senso? Stupidamente, essendo stata per molto tempo energica, magra e sportiva, non ho contemplato la possibilità che a un certo punto, a partire da un giorno X, tutto sarebbe cambiato. Non ho pensato che non indossare certi jeans o colori, non sarebbe stata più una scelta, ma una necessità. Ecco perché da oggi in poi cercherò di volermi bene…nonostante io non sia più quella di un anno fa. Nonostante un chirurgo plastico, vedendomi, mi farebbe notare pieghe intorno agli occhi e alle labbra. Nonostante io non porti più la taglia 40. Nonostante un giovane oggi non mi filerebbe più. L’obiettivo è riconoscersi ricordandosi che il nostro viso rivela la nostra storia. È chiedersi, partendo dal proprio corpo, se abbiamo vissuto davvero la nostra vita. Non dimenticare mai che c’è un tempo per ogni cosa, che spesso non torna. Ma l’apprensione, nell’invecchiare, è legittima e sacrosanta. E il fuori, in questa ottica, vale da termometro per ‘misurare’ i rimpianti. Mia nonna Bettina ha 94 anni, cammina a fatica, è piccola e fragile come la porcellana, ma sorridente e rugosa. La sua pelle parla d’amore, di quello ricevuto e di quello dato. Racconta che un tempo era così forte e veloce nei movimenti che la chiamavano “Il Fulmine”. Ma lei, che l’esistenza l’ha vissuta appieno, non ha paura, neppure di andarsene. Perché, dice, ‘sono stata felice e fortunata’. E per me mia nonna è la signora più bella del mondo!
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