Ci sono molti modi per fare politica, raccontare di un viaggio, per esempio. Un viaggio negli orti che non ci sono più, in territori divisi da un muro, con l’acqua da una parte e i campi brulli dall’altra. “Vagando di erba in erba” è un’analisi poetica spietata. Trenta giorni in Palestina raccontati con taglio giornalistico da Patrizia Cecconi (videointervista), presidente Amici della Mezza Luna Rossa palestinese, co-fondatrice di Cultura e Libertà. Studi di sociologia e poi botanica e un imprinting arrivato da bambina, quando la nonna, raccontandole della piccola ebrea con le trecce - nascosta durante la guerra - alla domanda del perché l’avesse fatto risponde semplicemente: “perché era giusto così”.
Rischiare la propria vita per seguire un ideale di giustizia segna l’attualità di questo libro e la vita dell’autrice. Un viaggio iniziatico, cominciato nel 2008, dopo essere riuscita a scrollarsi di dosso l’inquietudine che spesso dà l’apparire protagonista. Atteggiamento comune a molte donne fare un passo indietro, lasciando che gli applausi li prenda qualcun altro. “Vagando di erba in erba”, edito da Città del Sole, euro 15, è un dipinto contemporaneo senza sovrastrutture ideologiche. Una scommessa col futuro che a seguire la cronaca politica di questi anni, è paradossalmente sempre più alle nostre spalle. Come un organismo depauperato, incapace di integrarsi nella normalità costitutiva di uno Stato, la Palestina, che dal 1948 continua ad essere l’altrui Regno. Simbolo di resistenza contro la sopraffazione più ingiuriosa, perché giustificata dal vincolo religioso e dalle ferite della Storia. Patrizia Cecconi non giudica. Osserva, racconta, descrive. Anche le parole sono scelte con cura come la sintassi che ha il ritmo e il fascino del diario di viaggio.
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