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Patrimoni della città

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Commissione delle Elette del Comune di Roma - Lucha y Siesta/ Sportello donna h24 all’Ospedale San Camillo Forlanini/Più donne ai vertici/Servizio Roxanne

Domenica, 27/05/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2012

Casa delle Donne Lucha y Siesta

un bene comune inalienabile


L’attività sociale che svolge l’Associazione Lucha y Siesta è da considerare “insostituibile” poiché offre assistenza a donne di “varie etnie che lavorano come colf e badanti, oltre ad ospitare donne vittime di violenza consentendo loro di tenere con sé i propri figli”. Così recitano alcuni passaggi dell’Ordine del Giorno (collegato alla proposta di delibera 32/2012) firmato da Monica Cirinnà e da Gemma Azuni in quanto componenti della Commissione delle Elette, ponendo all’attenzione dell’Assemblea Capitolina la questione della Casa delle Donne Lucha y Siesta. L’obiettivo dell’OdG - e dei relativi emendamenti - è di revocare l’autorizzazione ad Atac Spa e Atac Patrimonio per la cessione dell’immobile e di acquisirlo da parte di Roma Capitale. Questo scongiurerebbe una volta per tutte il rischio di perdere lo stabile ormai diventato un punto di riferimento nel quartiere per attività di grande utilità sociale. Dopo anni di abbandono l’edificio di Via Lucio Sestio, di proprietà dell’Atac, è stato recuperato dall’Associazione Lucha y Siesta, che fin dal 2008 ne ha fatto una casa comune aperta all’ascolto e all’accoglienza dei disagi sociali del quartiere (e non solo) con particolare attenzione alle donne. Si tratta di un servizio pubblico autogestito che non si può rischiare di perdere a causa delle dismissioni avviate dall’Azienda di Trasporto Comunale per ripianare i debiti. Attualmente nella Casa delle Donne Lucha y Siesta sono ospitate donne che non saprebbero dove andare a vivere, vittime di violenza o di pesante esclusione sociale. Il progetto che l’associazione persegue è quello di accompagnare queste donne verso la possibilità di inclusione sociale e verso una dimensione di emancipazione e autonomia mediante percorsi di produzione di reddito. Nei locali, infatti, è ospitata una sartoria e una volta al mese è organizzato un mercatino per la vendita dei prodotti realizzati. Dopo 4 anni di attività, la capacità di autogestirsi delle donne e da Lucha y Siesta è ampiamente dimostrata, ora sta alle istituzioni saper valorizzare queste competenze e buone pratiche.



Sportello donna h24 all’Ospedale San Camillo Forlanini

Un’esperienza che non può finire


La cooperativa BeFree ha tenuto aperto h24 uno sportello donna nel Pronto Soccorso del più grande ospedale italiano, il San Camillo Forlani. In due anni sono state seguite 700 donne (13% impiegate, 10% colf, 6% badanti, 9% pensionate, 6% studentesse) di cui il 58% italiane e il 15% dell’Europa dell’est; il 58% delle donne sono sposate o conviventi e il 13% è separata o divorziata; la stragrande maggioranza dei violenti sono italiani (54,5%) di tutte le categorie professionali (operai, impiegati, professionisti e piccoli imprenditori) e agiscono ripetutamente nell’89% dei casi, per mezzo di violenza economica nel (45%), molestando (23%), stuprando (16%), segregando o sequestrando (18%). Questo fenomeno drammatico e così ampio “trova il suo terreno ideale di coltura nel silenzio omertoso di chi sa, ma tace, e di chi, terrorizzato, subisce cucendosi la bocca e il cuore”. Con queste premesse l’ordine del giorno collegato alla proposta di deliberazione n. 31/2012 firmato da Monica Cirinnà e Gemma Azuni spiega l’importanza dell’esperienza di BeFree che “ha scelto di far nascere il suo Sportello Donna h24 proprio dove va la donna dopo un episodio di violenza”, cioè il Pronto Soccorso. “Questo ha permesso di offrire opportunità di affrancamento da situazioni di violenza ad un grandissimo numero di donne che, nella quasi totalità, non sarebbero ricorse ad un Centro antiviolenza, ma che si sono giovate dell’incontro con le operatrici nei locali stessi dell’Ospedale”. Ora l’esperienza rischia di finire perché da ottobre è scaduta la convenzione con l’Ospedale, mentre le donne continuano a rivolgersi allo Sportello, dove le operatrici “contiuano a prestare servizio, ma senza percepire salario”. L’obiettivo dell’OdG è impegnare l’assemblea Capitolina e il Sindaco a fare in modo che sia rinnovata la convenzione dello Sportello h24 a tutela delle donne vittime di violenza e che il Comune destini risorse economiche nel Bilancio Previsionale 2012/2014.



Più donne ai vertici, è giunta l’ora

In osservanza della legge 120 del 12 luglio 2011, che prevede la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate e non in mercati regolamentati, è arrivato il momento che anche negli organi di amministrazione, di controllo e di revisione delle Società in house di Roma Capitale sia “assicurato l’equilibrio paritario di genere articolando le nomine stesse in modo di compensare la minore partecipazione numerica di un genere in una Azienda riconoscendogli una maggiore partecipazione numerica in un’altra Azienda”. È quanto previsto dall’emendamento alla proposta di delibera 32/2012 sottoscritto da Monica Cirinnà e Gemma Azuni le quali, ispirandosi alla norma che impone le quote rosa nei consigli di amministrazione, hanno inteso “stabilire il principio” anche nelle varie realtà di gestione di Roma Capitale.



Servizio Roxanne per le vittime di tratta

Non se ne può fare a meno


Destinare risorse economiche nel Bilancio Previsionale 2012/2014 al fine di “scongiurare la chiusura del servizio Roxanne mantenendo le attività svolte a tutela: delle vittime della tratta con azioni di aiuto, reinserimento, accompagno al rimpatrio (qualora richiesto); dei soggetti presenti su strada (donne, uomini, trans) con interventi di prevenzione e riduzione del danno, sostegno e consulenza”. Questo è l’obiettivo dell’OdG collegato alla proposta di deliberazione 31/2012 presentata da Monica Cirinnà e Gemma Azuni, le quali spiegano che le attività del Servizio Roxanne si dipanano sul piano della prevenzione, consulenza, sostegno e reinserimento delle vittime di tratta mediante uno sportello diurno, un servizio di orientamento anche di carattere legale, attività di formazione e informazione. Considerato che, tra le numerose attività, nei 10 anni di attività il Servizio ha avuto circa 600 donne in protezione (sottratte ai circuiti di sfruttamento) e diversi casi di trans, ha portato informazioni a circa 3.000 persone prostituite e che ogni anno circa 40 vittime sono accolte in case protette, il Servizio Roxanne non può essere messo a rischio in quanto svolge attività di grande utilità sociale sia sul piano del sostegno alle persone fragili sia per il controllo del territorio.



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