Violenza - Raccontare abusi e maltrattamenti per riscrivere la propria storia
Morselli Gianna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Quando ascolto donne che riescono a parlare dei maltrattamenti e delle violenze che hanno subito, il mio bisogno irrimandabile è che raccontino tutto! Tutti gli sconvolgimenti, tutta la paura, tutta l’angoscia che hanno provato, le sensazioni fisiche, gli odori, i sapori, la descrizione del luogo dove avveniva la violenza, devono rivivere tutto devono tornare là in quei luoghi come se stesse succedendo di nuovo. Ed è difficile chiederlo, difficile farsi accettare da loro, e per loro difficile affidarsi a me, ma l’obiettivo di far sì che rivivano l’esperienza per me è imprescindibile, solo in questo modo avviene il contatto col terrore, col dolore, con la vergogna . Donne con gli occhi serrati il volto contratto, il corpo teso che raccontano, fra pianti e lunghe pause, gli episodi, esternando cosa hanno ri-visto e ri-provato. Donne a cui lascio tutto il tempo necessario per riguardare quegli episodi diverse volte fino a quando la carica emotiva sia esaurita per poi incontrare di nuovo il loro sguardo tornato nel presente. Le donne che incontro non esprimono odio verso chi le ha maltrattate, violate, umiliate non urlano maledizioni contro il mostro non imprecano contro chi le ha fatte sentire delle nullità scarti della società, incapaci, stupide, cattive madri, puttane…Queste donne desiderano solo ascoltare se stesse vogliono ri-sentire di nuovo scorrere il sangue nel proprio corpo, ri-sentire battere il loro cuore, pulsare dentro di sé la vita, riaprire gli occhi e svelare uno sguardo sereno fiducioso. Scoprono che non sono loro ad essere sbagliate ma che quello che hanno subìto è sbagliato. Non si sentono matte e nemmeno incapaci, riconoscono i loro errori, le loro debolezze e operano per ricostruire la loro identità con nuove modalità, attente a non ri-cadere in quelle prassi che non hanno permesso nel loro passato di riconoscere i segnali pericolosi che arrivavano dagli uomini che loro credevano di amare.
Queste donne per me sono straordinarie, ogni volta che ne incontro una, vivo con lei un’impresa titanica ma quando finalmente affiora in lei la voglia di mettersi in gioco di riscrivere la propria storia è come se avessimo partorito insieme una nuova vita e riscopro ogni volta il grande privilegio di essere nata donna.
(8 maggio 2007)
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