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Partorire in casa: quando, come
Esperienze a confronto

Partorire in casa: quando, come Esperienze a confronto

Scienza e Salute/ Convegno - Parto a domicilio - Estratto di alcuni degli interventi - Modena, 22 Gennaio 2005. Sala Consiliare, Palazzo Comunale

Associazione Differenza Maternità Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2005

Intervento di Verena Schmid, Ostetrica, Direttrice della Scuola Elementare di Arte Ostetrica – Firenze:
(---) Quando ho cominciato ad assistere i parti a domicilio, negli anni 79/80, forse come primo gruppo in Italia, ero appena diplomata e tuttavia avevo una certezza che mi ha accompagnato negli anni e che è anche alla base della formazione che propongo alle ostetriche in Italia. Avevo notato che se stavo vicino alle donne con attenzione e se entravo in relazione con loro, riuscivo a cogliere ciò che realmente succedeva, meglio che non con le apparecchiature tecnologiche. (…) Siamo partite dal parto e molto presto abbiamo capito che il parto è sì un momento “caldo” dell’esperienza maternità, ma è solo un passaggio di un percorso che nasce molto prima e le cui conseguenze vanno molto oltre. Abbiamo iniziato a seguire tutto il periodo della gravidanza, poi del dopo parto, è nata, quindi, l’idea della continuita’ dell’assistenza, un sostegno che va dal concepimento, fino al primo anno di vita del bambino. (…) Ciò che conta è il percorso che la donna fa, che esprime nel momento del travaglio/parto ma che porta avanti col proprio figlio e che diventa la matrice nella loro relazione nella vita. Abbiamo sviluppato questo concetto nel centro di assistenza ai parti a domicilio a Firenze, allargando successivamente l’esperienza sia ad altre colleghe ostetriche, sia alle donne. Da 9 anni a Firenze con la “Scuola elementale di Arte Ostetrica” abbiamo avviato un percorso formativo rivolto a tutte le ostetriche per rendere fruibile questo modo di lavorare sulla salute della donna e sulla continuità dell’assistenza, anche nei consultori, negli ospedali dove le donne vanno e dove le ostetriche lavorano.
(…) I contesti della nascita sono diversi: il contesto sociale - le donne, le famiglie, il partner, le amiche-; il contesto della medicina di base; il contesto specialistico che si occupa delle patologie specifiche e i nuovi contesti professionali per la nascita chiamati “Midwifery”, tradotti in “Assistenza Contesto Ostetrico Specifico”, che seguono modalità diverse dal modello medico. L’istituzionalizzazione del parto a domicilio può aiutare l’integrazione di questi modelli, apparentemente opposti.
(…) Mentre l’attenzione nel modello medico si focalizza sulla diagnosi e sulla patologia, va a cercare se c’è qualcosa che non va, nel modello della midwifery la sicurezza è nella donna, cioè se io sono in “contatto” con la donna e posso attingere al suo sapere e lei attinge al suo sapere, allora io sono tranquilla.
(…) In questo caso l’attenzione viene posta sulla salute, sulla qualità del legame madre–bambino, come sulla qualità dell’attaccamento, un tema che, come viene evidenziato dalla psicologia prenatale e dalle discipline psicologiche di insegnamento, ha grandi ripercussioni sulla salute psichica e sociale del bambino.
(…) Il parto non è altro che un processo di apertura interiore del corpo e contemporaneamente emozionale. Per potersi aprire e lasciare andare, bisogna sentirsi al sicuro. Oggi il senso di sicurezza è spesso proiettato all’esterno: la sicurezza è il farmaco, è l’esperto che mi dice ciò che devo fare, è la struttura, è la tecnologia. Molte donne hanno interiorizzato questi aspetti, legandoli al senso di sicurezza, e ne sentono il bisogno. Altre persone cercano, invece, un senso di sicurezza nelle loro risorse, si fidano di sè stesse e si sentono più sicure in un ambiente in cui possono stare con sé stesse o circondate da persone di cui si fidano.
La vera questione sta proprio nel “senso di sicurezza” che una donna ha, che può essere spontaneo o acquisito attraverso l’educazione, il sapere, l’informazione. (…) Scegliere è un processo che richiede una maturazione personale che può essere raggiunta attraverso la relazione terapeutica, con incontri individuali con l’ostetrica, oppure incontri di gruppo con altre donne. Per operare delle scelte vere, che tengono conto dell’aspetto interiore relazionale, occorre un rapporto di continuità in una relazione terapeutica. Ecco perché bisogna incontrare le donne presto. Lo stesso vale per il protagonismo delle donne, è un aspetto che va maturato, che cresce col crescere dell’acquisizione di competenze e di sapere (“Empowerment”). (…)

Intervento di Silvana Borsari, Direttora dei Consultori familiari di Modena:
In Emilia Romagna operano oggi 260 consultori familiari dislocati in tutti i paesi, anche piccoli; la cultura dei consultori è nata dalle donne, dalle volontà politiche delle donne in questa regione e in questa città. (…) La fisiologia in consultorio è sempre stata valorizzata, perché le persone che si rivolgono a noi molto spesso non sono ammalate, vengono per preservare il loro stato di salute, la loro salute sessuale, la loro fisiologia..
(…) La donna che si rivolge al consultorio è una donna, una cittadina, che ha sicuramente dei bisogni, ma sono bisogni di salute la cui contrattualità è sicuramente più alta di quella che si ha quando si va da un medico. Ciò ha portato ad un atteggiamento di maggiore attenzione nei riguardi della fisiologia. Questa esperienza ci ha aiutato a portare anche nelle società scientifiche e accademiche questi concetti. (…) Vi sono percorsi diversi nell’ambito del parto per la fisiologia e la patologia, ciò comporta l’appropriatezza della assistenza ostetrica alla fisiologia, perché insita nelle formazione dell’ostetrica. Le differenze tra la formazione ostetrica e la formazione medica non devono condurre ad una contrapposizione, poichè le due professionalità sono assolutamente complementari. (…) Nei consultori di Modena e della regione Emilia Romagna l’assistenza alla gravidanza fisiologica si è formalizzata con un progetto che vede, prevalentemente, il coinvolgimento dell’ostetrica. Per migliorare questo percorso sono stati elaborati dei protocolli assistenziali e nel 2004 a Modena è stato organizzato un corso di formazione per le ostetriche. (…) La prima esperienza in questo ambito è stata fatta a Vignola, quando fu chiuso il reparto di ostetricia. C’era preoccupazione perché si pensava che essendo le donne abituate ad essere seguite dal medico non avrebbero gradito una assistenza di tipo ostetrico e quindi si sarebbero rivolte al privato. E’ accaduto esattamente il contrario: il numero delle utenti gravide dei consultori è nettamente aumentato non solo a Vignola, ma anche a Modena, ed è oggi in continuo aumento. Il modello assistenziale che offre 2 punti di riferimento, ossia l’ostetrica e il medico per la patologia, pare essere molto gradito alle donne.
(…) Un aspetto importante riguarda i tempi: i tempi della nascita e del parto, ma anche i tempi che noi dedichiamo alle consulenze, alle persone. Personalizzare gli interventi significa anche costruire con le donne una relazione: dobbiamo darci tempo per questo. Ma la situazione è complessa. A fronte di un aumento del numero di gravidanze e di donne che si presentano al servizio, con una forte presenza di donne straniere, noi dovremmo garantire loro più tempo. In realtà abbiamo più utenti e meno personale, quindi molto poco tempo.
(…) Come importante è la continuità dell’assistenza, soprattutto nel percorso nascita. Nei consultori gli ambulatori sono nominali e la persona può scegliere di farsi seguire sempre dallo stesso medico o dalla stessa ostetrica. Nel programma Salute Donna dell’Azienda USL di Modena, un “luogo” che comprende sia il dipartimento ospedaliero, sia il coordinamento dei consultori familiari, si è lavorato molto anche sulla modalità dell’assistenza. Lavorare insieme, fare protocolli insieme, condividere le modalità e i percorsi assistenziali, ha portato a ridurre le differenze, le conflittualità e a mitigare quella frattura che può evidenziarsi sul percorso nascita. (…) Sul tema sicurezza gli studi fatti, anche se in numero ridotto, dimostrano che, sulla base di un’adeguata selezione, il livello di sicurezza a domicilio e in ospedale è lo stesso. Dobbiamo però interrogarci su chi decide quale sicurezza il paziente vuole. Come operatori sanitari siamo tenuti a fornire tutte le informazioni sul servizio a domicilio, nelle case maternità e in ospedale, ma sono i cittadini che devono poter scegliere tra essi. (…)

Intervento di Silvia Vaccari, Presidente del Collegio Ostetriche di Modena:
(…) Tengo a sottolineare l’impegno forte e la sinergia con cui hanno aderito al progetto dell’assistenza al parto a domicilio, le ostetriche di Modena, sia del consultorio, sia le ostetriche ospedaliere, credendo molto in questo percorso e impegnandosi anche nel proprio tempo libero. Si lavora sull’accoglienza, sulla comunicazione, ma soprattutto sulla relazione, uno dei fattori più importanti nella professione di ostetrica. (…)
Nella regione Emilia Romagna la figura dell’ostetrica, come in poche altre realtà italiane, viene molto valorizzata, ha grandi potenzialità. Non svolge unicamente un’attività di assistenza al parto ma può spaziare in diversi campi: dalla consulenza, all’informazione, all’azione didattica nelle scuole. (…) Attualmente a Modena l’ostetrica divide la sua attività tra quella di tipo assistenziale ospedaliero tradizionale, perché comunque deve assistere anche la patologia, e quella dell’assistenza a domicilio. (…) Obiettivo principale sarà creare nella nostra provincia un gruppo dedicato esclusivamente all’assistenza al parto a domicilio. (…)

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