La storia siamo noi - Dal laboratorio sulle donne alla prima festa dell’A.N.P.I. nuove prospettive di studio
Barbara Cassinari Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008
Ricerca e divulgazione. Sono le parole chiave intorno alle quali ordiniamo banche dati e informazioni raccolte insieme e attorno ad un'unica voce per ridare valore, senso e parola alle migliaia di donne che, nelle varie forme della Resistenza femminile, hanno partecipato alla lotta di Liberazione. Queste le attività del gruppo di lavoro con prospettive di genere che, in occasione della prima festa dell’A.N.P.I. lo scorso mese di giugno, ha rilanciato il già esistente coordinamento femminile puntando ad una maggiore partecipazione sociale e democratica anche attraverso convegni e giornate di studio per elaborare oggi una ricollocazione di testimonianze, fatti ed eventi in luoghi significativi atti al recupero, all’esposizione e alla libera fruizione. L’idea è partita proprio dalle protagoniste: le partigiane. Le donne, infatti, da sempre sono fautrici di un ordine di sistemazione del passato, anche nella vita quotidiana, che le porta, ad esempio, a raccogliere in casa fotografie, lettere o piccoli oggetti. Si parla per questo di memoria attiva che è il sapere dove sono o si possono trovare le cose e poterle così organizzare e utilizzare nell’oggi. Occorre guardare indietro per andare avanti e comprendere il perché dell’impegno politico di molte di queste donne che, dopo aver ottenuto il diritto al voto, si è espresso nelle campagne sul diritto al voto, nell’azione parlamentare, nella partecipazione alla fondazione dell’UDI o altre importanti associazioni femminili, fino ad arrivare alle campagne sociali sul divorzio, i consultori e l’aborto negli anni ’70 e poi ancora su fino al 2008. Oggi occorre ‘fare’ in un’ottica di sincera uguaglianza e rimozione degli ostacoli in ogni campo del vivere civile come afferma l’art. 3 della nostra Costituzione. Impegnarsi significa, infatti, portare avanti un percorso di libertà e di diritti già acquisiti su carta affinché si concretizzino davvero in una reale applicazione. La prima festa dell’A.N.P.I. aveva come titolo ‘Resistenze A.N.P.I.: democrazia è/e antifascismo’, dove centrale, diventando anche il simbolo grafico del logo, risultava la sillaba e nella sua doppia accezione di congiunzione e voce verbale. La prima a indicare la necessità di una connessione, tra persone, idee, saperi, progetti e la seconda ad espressione di un’identità certa e non negoziabile, in questo caso quella dell’antifascismo, che è la sola condizione che permetta la reale acquisizione della prima. Ed è in questo spirito che si è voluto riportare l’attenzione sulle donne della Resistenza e su quanto il coordinamento femminile dell’A.N.P.I. aveva fatto nel corso della sua storia. Così come la parola Resistenze che implica una rivalutazione della stessa in un’apertura femminile internazionale. Nel metodo di lavoro si vuole dare attenzione alla creatività, insieme alla raccolta e alla documentazione, intesa come lo spazio femminile della sua espressione: arte, letteratura, teatro, canzoni e musica in cui l’impegno abbia coinciso con il recupero storico e la sua produzione. Quante opere d’arte, intese non solo come i monumenti, canzoni o spettacoli teatrali hanno fatto resistenza femminile nel nostro tempo e in che termini hanno rappresentato quel particolare passato o hanno trasposto oggi quei valori in nuove forme. Non ultimo il tema della violenza alle donne. Molte della partigiane ancora oggi faticano a raccontare i tremendi soprusi subiti durante la guerra ed è da questo che occorre ripartire per definire chiaro il nostro ‘basta’, affinché si affronti l’emergenza italiana e, soprattutto, le giovani generazioni ne siano a conoscenza.
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