Poesia / Isabella Tomassi - Nei versi di Isabella Tomassi domina il cuore della poetessa, un anelito di desiderio che va oltre la poesia stessa
Benassi Luca Domenica, 01/09/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2013
Questa rubrica ha più volte recensito libri di esordio di giovani poetesse, leggendo e presentando i testi con lo stupore e l’attenzione di chi va cercando primizie e boccioli freschi, e con quell’indulgenza che volentieri si concede alla novità che annuncia promettenti sviluppi. La poesia di Isabella Tomassi, che esordisce nel 2013 con “Atlante di atti minimi”, dal quale sono tratti i testi qui pubblicati, non chiede una simile attitudine di lettura, imponendosi invece con una scrittura carica di energia, elettrizzante, che richiama l’attenzione sulla necessità ineludibile della scrittura. Isabella sembra scrivere per un dovere, concentrata sull’urgenza della poesia, sul ruolo del poeta, capace di smascherare menzogne, di affrontare la tragedia della contemporaneità nominandola, battendosi in un continuo corpo a corpo con la parola, l’emozione, il pensiero. Si legge, in questi versi, una tensione fisica, legata al senso (e alla sensualità), alla bellezza, all’eros, alla sinestesia delle percezioni, che si incontra (e si scontra) con la riflessione alta, filosofica, innervata di una tensione etica che guida il pensiero come i gesti. La stessa poesia, che si spande sulla pagina occupandone gli spazi, in versi lunghi che sperimentano e rompono la sintassi, giocano con le maiuscole, i silenzi, con a capo ricchi di assonanze, anafore, rime, questa poesia è interpretata come azione, come voce, suono, lettura, canto. Insomma, si tratta di una poesia più da ascoltare che da leggere, che sembra tracciare fin dal titolo una geografia sommaria dello spirito, che parte dal sé e dal proprio corpo, arriva in Oriente, al buddismo e all’induismo, per tornare all’Abruzzo e all’Aquila, martoriata e ferita dal terremoto, ma già orientata alla ricostruzione e al futuro. Su tutto domina il cuore della poetessa, un anelito di desiderio, lo spirito di Isabella Tomassi che va oltre la parola stessa, oltre l’idea, nel suo essere donna di fronte alla potenza infinita, distruttrice e creatrice a un tempo, della natura: “soffoco delle parole che/ non sono più pronte/ a descrivere le/ idee ma cantano/ la meravigliosa/ paura/ delle montagne/ e altipiani.”
Isabella Tomassi è nata a L’Aquila. Si è laureata in Filosofia presso L’Orientale di Napoli. Ha pubblicato in diverse antologie nazionali, fra le quali “La parola che ricostruisce, poeti italiani per L’Aquila”, (Edizioni Tracce 2009). Organizza eventi poetici e si occupa di temi ambientali e politici come attivista, ricevendo per questo il Premio donne pace e ambiente Wangari Matai prima edizione il 6 marzo 2012 istituito dall’associazione ASUD di Roma. Nel 2013 ha pubblicato la sua prima raccolta “Atlante di atti minimi” Edizioni Tracce, Pescara. Attualmente vive nell’ecovillaggio E.v.a. di Pescomaggiore nei pressi dell’Aquila www.pescomaggiore.org.
Sono figlia dei primi
umori caldi dell’estate,
figlia di corpi giovani e
svegli di voglie
questo profilo greco è lì
nell’assurdo impatto genitale
di grida morsi e risatine,
lo scioglimento della neve
ha dispiegato le forze
di mia madre, la sorda
pioggia calmante, e di mio
padre, il crespo
vento parlante
tengo al mio silenzio perché
non ho segreti, non
sono furba, piuttosto
mi dilato
nello spazio dell’amore
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Di paglia, stupida
Puntellata di marmo, sapida
Al tatto e alla vista
Scriccettante
Quando, mentre, sempre, dopo, poi sono andati
Via fuggiti dal loro abuso,
e perfino gli elettroni diventano positivi e
ti portano indietro,
nella profezia della parola imposta al sole
si narra della sconfitta, è tutto ciò che si manifesta?
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