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Parole come bombe

Parole come bombe

Polemiche utili e violenza verbale - Dal 'pressing' al 'non possumus', dai diktat alle minacce in un crescendo di toni ed espressioni belliche.

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2007

Nei giorni che hanno preceduto e seguito la vicenda del disegno di legge sui Dico il Vaticano ha inteso prodursi in uno scontro senza quartiere lanciando messaggi equiparabili a vere e proprie dichiarazioni di guerra, alzando i toni e 'passando al contrattacco'. Analoga ingerenza sarebbe stata impensabile da parte di un qualsiasi altro paese straniero. Un aspetto di quanto accaduto, che colpisce e preoccupa, è stata la violenza insita in quelle espressioni, pronunciate al fine di condizionare il lavoro di un Parlamento liberamente eletto. Mentre la Cei e tutta la gerarchia ecclesiastica erano impegnati a lanciare strali contro quei 'cattolici adulti', così irrispettosi di una intransigenza cattolica verso la famiglia 'naturale' non chiaramente esplicitata, un altro pezzo di Italia discuteva sulla chiusura degli stadi, sui tornelli e di come sopire la violenza che gorgoglia nella nostra società, anche prendendo a pretesto qualche goal o cartellino rosso. Ciascuno guerreggia con gli strumenti di cui dispone: i mariti accoltellano le mogli nel tepore del focolare domestico, gli ultras in piazza lanciano bombe carta, bastonano e magari uccidono agenti di polizia o qualche povero allenatore. La Chiesa, per parte sua, sfida a una guerra aperta il Parlamento italiano. E per farlo usa le parole come fossero cannonate. In questa nostra società ad alta fibrillazione in cui la vita sembra scandita da violenze quotidiane che annichiliscono la buona volontà anche dei più ottimisti, non possiamo sperare di trovare una parola in serenità neppure all'ombra di una croce. Se è ritenuto arduo equiparare la violenza della guerriglia urbana alle note ufficiali pubblicate nella stampa vaticana, sia concesso almeno osservare che le metafore devono valere nell'impossibilità di immaginare orde di chierichetti e anziani porporati occupare urlanti piazza Montecitorio armati di striscioni e trombe. Nel percorso che hanno avuto i Pacs, ammorbiditi fino a divenire Dico, un esempio di rara intelligenza ed equilibrio, considerati i tempi e il clima politico, lo hanno dato le ministre Bindi e Pollastrini. Hanno saputo declinare il programma politico dell'Unione in disegno di legge, sono state forti e determinate, leali tra loro e con gli alleati. Realisticamente hanno portato a casa un risultato ragionevole che, probabilmente, non soddisfa pienamente nessuna delle due, ma l'unico risultato possibile. Per ora. Accanto ai 14 sudatissimi articoli i Dico parlano anche, e forse soprattutto, dello stile delle donne al governo: zero polemiche e lavoro concreto, avendo in testa il valore del risultato invece che l'occupazione dello spazio mediatico, il dialogo discreto invece della guerra dei lanci di agenzia, così amata da troppi Ministri.
(15 marzo 2007)

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