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Parità o disparità?

Parità o disparità?

Partendo dalle parole di una donna dei primi anni del '900, mi sono chiesta se oggi si abbia la consapevolezza dei diritti che le donne hanno faticosamente conquistato e se oggi ci sia veramente parità.

Lunedi, 01/05/2017 - “Io custodisco i miei tesori: il mio pensiero,

la mia volontà, la mia libertà.

E il più grande è la libertà.”

( Ayn Rand 1905-1986)



Ispirata dalle parole di questa donna ,precorritrice di una nuova epoca, e curiosa di sapere se oggi si ha la consapevolezza di che cosa significhi realmente il termine parità, ho deciso di raccogliere pareri di persone diverse per età e per genere.

Parlando con queste persone sono emersi vari punti di vista,ma soprattutto ho capito che da un lato non è ancora ben chiaro che cosa si intenda per parità fra uomini e donne, dall’altro c’è un certo disinteresse per questo argomento ( che sembra essere ricordato soltanto dalle autorità per ottenere maggiore consenso oppure durante alcune feste).

Parità non dovrebbe forse significare conferire lo stesso valore alle persone in quanto tali, uomini e donne, senza però dimenticare le differenze biologiche ed effettive che le contraddistinguono? Diversità che dovrebbero essere considerate come una risorsa per il bene del Paese e della società. Viviamo in un mondo costruito da uomini, dove le donne hanno dovuto lottare duramente per avere voce in capitolo e per ottenere diritti di cui oggi godono. La strada da percorrere è ancora molto lunga: è necessario ricordare e capire quello che di prezioso abbiamo grazie anche al sangue versato da queste valorose figure femminili; continuare pertanto il percorso perché le stesse non vengano considerate sempre un gradino più in basso. Sembra che questo governo abbia intrapreso alcuni passi verso questa direzione, ma io sono fermamente convinta che non servano concessioni, come le quote rosa: l’obiettivo è essere considerate persone, che hanno valore in quanto tali. Quindi, perché ci deve essere una legge che obbliga ad avere il governo composto dal 50% di donne e dal 50% di uomini? È parità questa? No, anzi vengono addirittura discriminati uomini che forse avrebbero più capacità di alcune donne e viceversa.

Mille altri esempi potrebbero essere proposti: la discriminazione sul lavoro, in particolare per la questione della maternità, certe parole o pensieri espressi dal linguaggio comune che sminuiscono le figure femminili, la facilità e l’assiduità con cui avvengono gli stupri, i modelli di donne imposte dalla società ( ciò che conta è l’involucro e non il contenuto).

Forse quello che manca realmente è la voglia di lottare, la presenza di sani valori e princìpi : da un lato ci sono troppi giovani che si sono trovati con “il mondo fatto”, anche se c’è ancora tanto da fare; e troppo spesso si sentono smarriti e impotenti. Dall’altro lato, c’è la generazione precedente ormai priva di fiducia nei confronti del nostro Paese.

Silvia Pezzoli

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