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Parità sto cercando

Parità sto cercando

Una delle cause del mancato raggiungimento della parità tra uomini e donne deriva dalla criticità del sistema italiano e dal fatto che la componente femminile è stata integrata in settori del lavoro, della società e della polit

Domenica, 09/10/2016 -
Una delle cause del mancato raggiungimento della parità tra uomini e donne deriva dalla criticità del sistema italiano e dal fatto che la componente femminile è stata integrata in settori del lavoro, della società e della politica, di tradizione maschile, che, anche di fronte alle nuove sollecitazioni sociali, sono rimasti immutati.

In ambito lavorativo, per esempio, le donne innanzitutto subiscono discriminazioni dirette ed indirette nell’assunzione e nel percorso di carriera, poi, per essere accettate e per gli avanzamenti professionali, si trovano spesso costrette ad assumere a loro volta i comportamenti maschili, sono soggette alle stesse regole organizzative del lavoro, compreso gli orari, che sono stati pensati sulle necessità degli uomini, mentre sulle donne grava anche l’onere della casa e della famiglia. Ma questo non è l’unica difficoltà, in quanto il mantenimento dell’organizzazione dei tempi, secondo modalità ed esigenze maschili, per esempio, rendendo difficile per le donne, proprio perché impegnate su più fronti, l’acquisizione di capacità e di competenze attraverso quelle stesse esperienze che possono invece affrontare gli uomini, ostacola loro la progressione di carriera ed il raggiungimento di posizioni importanti, che, comunque, proprio perché richiedono un notevole investimento di tempo, in pratica, sono poco appettibili da buona parte delle donne.

La loro maggior presenza nel mondo del lavoro infatti non ha ancora coinciso con mutamenti strutturali significativi. Ugualmente a livello politico, dove si avverte una grossa crisi di identità ed una perdita continua di credibilità e di consensi, la permanenza dell’organizzazione e delle modalità operative, pensate sui modelli maschili, nonostante la maggior presenza delle donne, ha impedito dei cambiamenti importanti e significativi.

Finché non si modificheranno le strutture tradizionali e le istituzioni di potere, ancora dominate dagli uomini, finché le donne saranno molto poche negli ambiti preposti alle decisioni e finché continueremo a pensare che la parità di genere debba dipendere esclusivamente dai mutamenti dei comportamenti femminili, la parità rimarrà lontana e la nostra continuerà ad essere una società che comprime, anziché sviluppare, le proprie risorse.

Stiamo vivendo una profonda incertezza non solo a livello economico, ma è entrato in crisi l’intero sistema socio- economico e politico, per cui sono indispensabili nuovi modi di pensare e di agire, perché il rimanere nella vecchia condizione comporterebbe sempre gli stessi risultati. Le donne possono dare un grosso contributo, non in quanto donne od in quanto più brave, ma perché sono portatrici di una cultura diversa.

Per permettere loro di inserirsi nella sfera pubblica ed in particolare nel mercato del lavoro e di utilizzare al meglio le competenze acquisite in sempre più lunghi percorsi formativi, bisogna quindi favorire non solo l’offerta, riducendo gli ostacoli al loro accesso, ma anche la domanda, a causa dei rischi di rimanerne escluse, per non riuscire a conciliare il tempo dedicato al lavoro con quello per la famiglia.

Si dice infatti che il vero problema per le donne non è tanto quello di sfondare il soffitto di cristallo, ma quello della conciliazione tra il lavoro retribuito e quello in casa, il cui onere grava ancora soltanto sulle donne.

Innanzitutto bisogna superare il pregiudizio che la cura della famiglia è un’attività tipicamente femminile, come se solo il tempo della donna debba essere suddiviso tra lavoro fuori casa e lavoro all’interno di essa e riconoscere che uomini e donne, allo stesso modo, possano realizzarsi non solo in ambito professionale, ma anche nella cura e nelle relazioni familiari.

Bisogna infatti superare l’idea della conciliazione come problema solamente femminile. Quello che è stato sbagliato finora e che quindi ha condizionato la sua soluzione è stata proprio l’impostazione stessa del problema, perché si è basata su una visione unilaterale. Le varie politiche di conciliazione infatti non hanno prodotto dei risultati significativi e non li daranno, finché rimarrà il pregiudizio che queste politiche sono improduttive e rispondenti solo ai bisogni delle donne, quando invece nella realtà coinvolgono le donne e gli uomini, perché ci troviamo in un contesto sociale, in cui ci sono stati cambiamenti sia in ambito lavorativo, sia in quello familiare, dove sempre di più lavorano entrambi i coniugi con responsabilità di cura dei figli e degli anziani.

Favorire in Italia una cultura della conciliazione significa quindi non solo incidere sulla relazione donna/uomo, ma anche sull’organizzazione del lavoro e sulla creazione di servizi di cura alle persone.

Il problema infatti investe più livelli, oltre a quello familiare con la condivisione del lavoro tra i coniugi, coinvolge anche quello del lavoro, che richiede un cambiamento dell’organizzazione e dei tempi e quello socio-politico con politiche di welfare, soprattutto con l’aumento degli asili nido e con politiche efficaci, relative ai trasporti ed ai tempi urbani.



(tratto dll’e-book di Noemi Di Gioia, “La parità tra uomini e donne: una questione ancora irrisolta. Il problema non riguarda solo le donne, ma tutta la società”, Amazon Publishing, 2016)

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