Beijing 2008 / Donne Olimpiche - "...donne animate da passioni e straordinariamente determinate, che ci hanno regalato gioie e dato lezioni di sapiente umanità..."
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008
Quattro volte su otto abbiamo intonato l’inno di Mameli grazie ai prestigiosi risultati agonistici ottenuti dalle donne, sette volte su venti è stato femminile il podio dell’argento e del bronzo. Tra i tanti motivi che abbiamo per ricordare le Olimpiadi appena terminate mettiamoci anche questi, elementi che non sono stati valorizzati quanto avrebbero meritato. Perché le donne faticano di più, nello sport come nella vita. Perché su quei podi, insieme alla Idem o alla Vezzali c’erano i loro figli e le famiglie che le hanno supportate. Sono donne animate da passioni e straordinariamente determinate, che ci hanno regalato gioie e dato lezioni di sapiente umanità. Non si sono fatte coinvolgere nel tentativo di strumentalizzazione politica delle Olimpiadi tentate da alcuni esponenti del governo, che avevano sollecitato gli atleti a non partecipare alla Cerimonia di apertura in segno di protesta contro le violazioni dei diritti civili in Cina. Hanno deciso azioni autonome, ugualmente forti e al tempo stesso rispettose delle regole sportive. Prima è stata la saltatrice Antonietta Di Martino, che insieme ad oltre 120 atleti di livello mondiale ha firmato la lettera indirizzata al presidente Hu Jintao aderendo all’iniziativa per i diritti civili lanciata dal sito www.sportsforpeace.de legato ad Amnesty International. Nella nota, con toni pacati e fermi, si chiede il rispetto per "le libertà di espressione, di religione e di opinione nel suo Paese incluso il Tibet”, la certezza che i difensori dei diritti umani "non siano più intimiditi e imprigionati" e che la pena di morte sia fermata. Poi, sulla stessa lunghezza d’onda, l’hanno seguita Margherita Granbassi e Josefa Idem insieme a Clemente Russo. Dunque atlete, campionesse, madri, mogli, cittadine a tutto tondo. Sono una meraviglia queste donne che non ottengono ancora pari dignità nelle istituzioni sportive, ma che a lagnarsi non ci pensano proprio e tra un figlio e l’altro - senza tutele e garanzie - conciliano gli allenamenti e le poppate, la palestra e la scuola, i ritiri e l’impegno civile. Eppure sono donne ‘normali’, davvero ‘quelle della porta accanto’ che neppure con una medaglia al collo riescono a sentirsi delle star. Certo non sono tutte uguali, queste super donne, e navigando un po’ in internet si scoprono cose fastidiose. Come nelle peggiori sagre paesane, a qualcuno è venuto in mente di lanciare il concorso di Miss Olimpia per scegliere ‘la più bella del reame’. Non si rintraccia il nesso tra lo spirito del marchese De Coubertin e una mostra di sode e nude rotondità né tanto meno si sentiva il bisogno di sollecitare pruriti voyeuristici anche in occasione delle XXIX Olimpiadi moderne. In ogni caso l’idea, neppure molto originale, ha trovato purtroppo attenzione da parte di atlete che – forse per gioco – hanno aderito posando in modo ammiccante oppure praticamente nude e assecondando l’inevitabile condimento di gossip che si addice a questo tipo di iniziative. Intanto accadeva che l'Arabia Saudita ha impedito alle donne di andare a Pechino, dove si è presentata con una squadra di soli uomini. Heraiwel, capo della delegazione saudita, si è preoccupato di spiegare che questo non è "il momento di aprire lo sport alle donne". Invece Roqaya Al Ghasara dal Bahrain ha avuto il lasciapassare per Pechino. Il velo che indossava correndo i 200 metri non le ha impedito di vincere i quarti di finale e di fare un buon tempo, ma forse l’ha ostacolata nelle fasi successive e non le ha permesso di correre la finale. D’altra parte c’è chi si è premurata di informarci sul piercing al capezzolo: “sono fiera di averlo fatto” ha confessato Federica Pellegrini in un’intervista, mentre annunciava l’arrivo del sesto tatuaggio, inevitabilmente ispirato a Pechino 2008. Non abbiamo rintracciato nella rete analoghi propositi di Pamela Jelimo, che ha invece regalato al Kenya il primo oro olimpico al femminile dominando gli 800 metri con il record mondiale juniores e il sesto posto nelle graduatorie di sempre. Tante le promesse delle 27 donne che partecipano alla tredicesima edizione dei Giochi Paralimpici di Pechino (dal 6 al 17 settembre2008) con la squadra italiana, composta da un totale di 84 atleti. Francesca Porcellato, con le sue dieci medaglie conquistate in cinque edizioni dei Giochi Paralimpici, ha l’onore di essere portabandiera, accompagnata dalla giovanissima Cecilia Camellini. La Rai dedica molta attenzione a questo evento, esito positivo ottenuto con una costante pressione esercitata dal movimento paralimpico, che ha risvegliato attenzioni e coscienze. Le donne dovrebbero imparare, anche nello sport, ad esigere un’informazione più corretta e rispettosa degli aspetti di genere. Approfittando delle intenzioni del presidente del Coni Gianni Petrucci, che si propone di “ragionare a freddo con le federazioni che non hanno dato ciò che ci si aspettava da loro" il mondo sportivo potrebbe rendersi più accogliente per le donne, atlete o dirigenti, apprezzandone e utilizzando al meglio diversità e talenti. Va bene chiedere al governo maggiori attenzioni e contributi indispensabili per rivivificare lo sport italiano, ma che sia fatto con uno sguardo vigile e attento alle diverse esigenze di genere che donne e uomini hanno, come in altri campi, anche nello sport.
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