Pari dignità, pari diritti: così sconfiggeremo la violenza
Emilia Romagna / Violenza di genere - "Ogni anno l’evidenza dei numeri rischia di annichilire la nostra stessa capacità di reagire razionalmente e con efficacia al fenomeno, al di là dell’indignazione..."
Mori Roberta Domenica, 25/11/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2012
Ogni anno, attorno al 25 novembre, ci troviamo a denunciare l’emergenza dei femminicidi, della violenza domestica, delle aggressioni fisiche e psicologiche subite dalle donne. Ogni anno l’evidenza dei numeri rischia di annichilire la nostra stessa capacità di reagire razionalmente e con efficacia al fenomeno, al di là dell’indignazione. Eppure le esperienze positive ci sono, passi in avanti li abbiamo compiuti ed è da questi che dobbiamo trarre l’impulso e l’ambizione di sconfiggere la piaga della violenza di genere.
Prima di descrivere quanto si sta facendo concretamente in Emilia-Romagna, sottolineo un’esigenza ormai insopprimibile: quella di evidenziare la strisciante ambiguità culturale di una emancipazione femminile solo dichiarata per dovere di stile e imperatività costituzionale, che si scontra -drammaticamente- con le statistiche di genere e quindi con la concreta posizione della donna nella nostra società. Usciamo una volta per tutte dall’ipocrisia e diciamoci che ancora oggi le donne sono, in quanto tali, associate a un ruolo sociale specifico e più debole per definizione. Tale stereotipo è radicato in larghe fasce sociali e tuttora genera discriminazioni, emarginazioni e violenze inaudite. Perciò va combattuto ad armi pari, quelle culturali appunto, che devono attraversare ogni ambito comunicativo, ogni azione educativa, ogni provvedimento e intervento istituzionale. La condanna e la repressione non bastano, perché la violenza altro non è che l’effetto di una cultura ancora dominante che considera e rappresenta la donna subalterna. L’assunto da cui parte l’iniziativa della Commissione per la parità va anche oltre: scardiniamo gli stereotipi di cui sono vittime le donne e raggiungeremo la convivenza pacifica e davvero civile tra tutte le diversità. Rafforzare il processo di adesione da parte della società a una visione almeno “duale” del mondo, dove la diversità sia un valore compatibile con l’uguaglianza, è il primo passo verso una condizione generale di pari dignità e pari diritti fra le persone, qualunque sia la loro etnia, lingua, religione, orientamento sessuale, opinione politica e status sociale.
Una mission così ambiziosa non perde di vista, anzi è del tutto compatibile, con il pragmatismo necessario e gli strumenti qui ed ora a disposizione per contrastare la violenza di genere. Tra questi, nell’ottica di una piena assunzione di responsabilità delle istituzioni pubbliche, vi sono i Protocolli di intesa territoriali tra Comuni, Province, Prefetture, Procure, Forze dell’Ordine, ASL e Aziende ospedaliere, Uffici scolastici, Ordini professionali, centri di formazione, Centri anti-violenza e altre associazioni di promozione sociale. Tali intese impegnano ognuno dei soggetti coinvolti a far convergere le rispettive competenze e risorse sul comune obiettivo della prevenzione, perseguito con modalità concordate. Uno dei punti qualificanti dei protocolli è infatti l’opportunità di una formazione specifica rivolta agli operatori che, nelle Forze dell’ordine o nelle scuole, negli studi professionali o agli sportelli socio-sanitari, entrano in contatto con persone in difficoltà, siano donne potenziali vittime o uomini potenziali aggressori. Mettere in rete e formare adeguatamente tutte le realtà istituzionali e sociali è il primo determinante passo verso un’efficace prevenzione, vale a dire la capacità di intercettare i disagi prima che esplodano, di penetrare il muro intimo e domestico che cela il conflitto.
Gli incontri che la Commissione ha tenuto con ciascuno dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, fulcro operativo e assieme culturale di questa strategia, ci hanno dimostrato la validità dell’approccio trasversale e integrato che la Regione sta promuovendo. Fondamentale è il contributo che le reti locali già stanno dando e daranno al nostro progetto di legge regionale "quadro" sulle politiche di genere, volto a rafforzare i diritti delle donne in tutti i campi, ad affermare una cultura paritaria contro ogni forma di discriminazione, marginalità e violenza.
di Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la Parità
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