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Paradiso perduto

Paradiso perduto

Maria Zimotti - Versi che hanno la forza di uno schiaffo e la leggerezza di una carezza

Benassi Luca Martedi, 30/06/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015

“Il paradiso perduto” è l’ultima opera di Maria Zimotti, di prossima pubblicazione per Il papavero edizioni di Avellino, che della stessa autrice aveva già pubblicato nella collana Quaderni d’Autore “La ragazza facile”, nel 2012. “Il paradiso perduto” è un libro compatto, che in una cinquantina di testi racconta una dimensione postuma dell’esistenza nella quale, tuttavia, è possibile trovare il senso del futuro e della crescita. Il nocciolo di questi versi, infatti, è da trovarsi proprio nel titolo, suggestivo nei suoi echi romantici: Zimotti narra di un paradiso irrimediabilmente perduto, quello della terra di origine (la poetessa, che vive in provincia di Milano, è nata nel Gargano) e di una realtà domestica, ormai finita. Vita coniugale e viaggio verso Sud si specchiano l’una nell’altro, sono metafora di una tensione che non prevede soluzione né quiete, ma onde di un ritorno che, sulla spiaggia della vita, spezzano e frantumano l’esistere. In particolare, il Sud di Zimotti è un luogo edenico, primordiale, nel quale trovare l’origine di ogni cosa, della natura, della bellezza, dell’amore come della storia. Allo stesso tempo è un luogo dell’abbandono, al quale si ritorna per le feste, ma che presto si deve abbandonare per tornare alle fatiche del quotidiano. Anche la vicenda amorosa ha un suo arco, un suo inizio e un’inevitabile fine, un percorso da affrontare con la stessa forza e la stessa caparbietà che è necessario avere sui viadotti autostradali che portano al Sud. In questa dimensione invano si cercheranno i sentimenti della rabbia e del rancore; vi è invece una tragica ma profonda consapevolezza dell’inevitabilità dei casi della vita, dove all’amore succede l’abbandono, per poi poter ricominciare nuovamente. Se indubitabilmente questo è un libro della perdita, non c’è dubbio che in ogni fine è da trovare la possibilità di un nuovo inizio e, come al Sud sempre si ritorna a ogni nuova estate, allo stesso modo la vita si rinnova, offrendo nuove possibilità. Allora questi diventano i versi della voglia di ricominciare, della consapevolezza che nei figli - che acquistano un ruolo sempre crescente nello sviluppo della raccolta - è da trovare il seme del futuro e della vita. Non è un caso che questo sia un libro aperto, senza una conclusione lapidaria e definitiva, come è testimoniato dalla poesia di chiusura che reca il titolo “to be continued” (“continua” in italiano). Questa forza di vivere, che gemma e cresce nella raccolta, è sorretta da una versificazione matura e controllata negli esiti stilistici, a tratti dura e affilata, ma sempre dotata di una sua peculiare dolcezza. Zimotti sa affascinare e colpire, e i suoi versi si imprimono nella memoria con la forza di uno schiaffo e la leggerezza di una carezza.



Quattro



Nel cuore dell’Appennino

e della memoria

lo sguardo della donna insegue

il paradiso perduto



Erano in quattro



In un pomeriggio di festa

lucido di sole

l’ auto serena scivolava



Quattro, inscindibili,

uniti dal momento

perfetto presagio preludio



della famiglia prima della fine




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