Intervista a Maria Bonafede - Prima donna eletta a capo della Tavola valdese e portavoce delle Chiese valdesi e metodiste, espone le sue opinioni sulla laicità, sul caso Welby, eutanasia e sul ruolo della religione
Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2007
Papessa? No, moderatora. Maria Bonafede è la prima donna eletta a capo della Tavola valdese. Portavoce delle Chiese valdesi e metodiste, coordina il corpo direttivo dei protestanti italiani. Nata a Milano, mestiere pastora (un prete donna, per capirsi), ha due lauree in filosofia e teologia, è sposata e ha un figlio.
Perché il caso Welby ha suscitato tante reazioni contraddittorie?
Perchè Welby ha fatto della sua vita, del suo corpo immobilizzato e della sua morte uno strumento di battaglia per orientare l'opinione pubblica. Era un uomo colto, poeta, pieno di amici e parenti, circondato da persone intelligenti, che ha scelto di combattere per morire visto che non poteva più vivere e che amava tanto la vita. Era sofferente ma non piagnucoloso. Rifletteva sul dolore, sulla vita, sul senso di quello che accade e che era accaduto ponendo domande aperte e terribilmente semplici. Un uomo così è scomodo, perchè fa pena in quella sua sofferenza totale, ma non era monopolizzabile da nessuno essendo lucidissimo e determinato. Non ha chiesto l'eutanasia, ma di poter morire perchè la sua biografia lo aveva portato alla fine delle sue possibilità di vita. E ha voluto porre il problema: sapeva perfettamente che i mesi iniziati con la lettera al Presidente della Repubblica e terminati il giorno della morte sono mesi che avrebbero fatto discutere, che avrebbero palesato quanto sia ridicolo parlare di "morte naturale". Per questo, credo, la diocesi di Roma ha negato le esequie funebri: una sorta di "punizione" esemplare per chi aveva fatto della sua storia una storia esemplare.
C’è una posizione ufficiale della Chiesa Valdese sull’eutanasia?
Da circa 15 anni la Chiesa Valdese ha nominato una commissione per studiare problemi etici. La Commissione si è sbilanciata a favore dell'eutanasia dopo l'approvazione di una legge in proposito in 2 paesi europei, Paesi Bassi e Belgio, nazioni diverse e con culture religiose prevalenti diverse, protestante l'Olanda, cattolico il Belgio. Una posizione ufficiale della Chiesa Valdese non c'è. Se ne parla, forse si può dire che sarebbe nel suo complesso lieta se in Italia fosse possibile un confronto libero e serio sul tema, esprimere dubbi e perplessità, fare domande ed avere risposte, sia per chi è favorevole ad una legge sia per chi ritiene che non sia un bene averla. La mia impressione è che in Italia sia quasi impossibile confrontarsi seriamente senza essere subito etichettati.
Che legame c’è tra il caso Welby e la laicità?
La laicità non è solo la distinzione tra stato e chiesa che consente di ragionare e prendere decisioni in modo autonomo. Laicità è un metodo di lavoro, un modo rispettoso dei diversi punti di vista e approcci al pensiero e del contributo che ogni filosofia di vita ed ogni fede può avere nell'orientamento delle coscienze. Il legame con Welby è evidente: nel nostro paese la gerarchia cattolica ha un grande potere sulle coscienze e sulla vita politica e lo esercita con forza e determinazione. La politica di destra e di sinistra ha, salvo eccezioni, paura di prendere le distanze esplicitamente da questo pugno di ferro con cui la gerarchia cattolica pone i problemi. L'informazione, soprattutto quella televisiva, si piega a questo stato di cose. Welby non aveva finito di porre il suo problema che immediatamente è stato amplificato il caso di un altro gravissimo malato che spiegava che voleva vivere. La differenza era che lui poteva farlo, ma non era vero il contrario.
Esiste un approccio diverso alle questioni etiche tra cattolici e cristiani di altre denominazioni?
Esiste un approccio diverso alle questioni etiche, e non solo a quelle, fra un cristianesimo integralista/integrista ed un cristianesimo critico. Nel protestantesimo storico, che ha contribuito alla formazione di milioni di persone in Europa e nel mondo, si assume il fatto che qualunque decisione etica è una decisione umana presa nel quadro delle caratteristiche dell'umanità: la fallibilità, la creaturalità, il peccato, il rischio della scelta. Si prega perchè Dio dia il discernimento necessario a compiere la scelta migliore, ma nella consapevolezza che la fede aiuta gli uomini e le donne ad essere adulti e responsabili, non perenni sottoposti ad un'autorità che ti ritiene sempre minorenne e bisognoso di guida, sia essa la gerarchia cattolica o una lettura fondamentalista della Bibbia. Stiamo parlando del passato e del presente, di leggi e referendum: il nuovo diritto di famiglia degli anni settanta, il fatto che sia caduto solo nel 1981 il delitto d'onore, il divorzio, l'interruzione volontaria della gravidanza. Del fatto che siano garantiti alcuni diritti fondamentali a chi vive insieme per tanti anni, spesso per una vita, si sostiene, si aiuta, si ama e non ha alcuna garanzia. Sto parlando di coppie di fatto, di coppie omosessuali, ma anche di amicizie, persone che sono riuscite a rompere la solitudine che accompagna spesso la nostra vita con convivenze e solidarietà: i cosiddetti PACS sui quali si continua a discutere in modo ideologico come di ogni cosa che riguardi l'etica.
(27 febbraio 2007)
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