Paolina Brandolini cantava in risaia e intanto lottava
Mondine - Una donna semplice, con una formidabile passione per la politica delle donne. Con lei nacque il Coro delle Mondine
Ansalda Siroli Domenica, 17/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013
Sono facilitata a scrivere di Paola Brandolini, detta Paolina perché, sono nata ed ho abitato nella stessa località, dove la nostra amica (che purtroppo il 14 gennaio, all’età di 93 anni, ci ha lasciato) vi ha trascorso l’intera vita, Filo d’Argenta (Ferrara). Una donna dal vissuto straordinario, che veramente merita di essere ricordata. (…) Paolina è nata in una famiglia di mezzadri molto numerosa, i genitori, nove sorelle, due fratelli. Una vita, la sua, non proprio facile: poca scuola e tanta miseria. Ha sempre lavorato nei campi e anche nelle risaie. Ci raccontava che da giovane per arrivare nelle coltivazione a riso, doveva percorrere anche venti kilometri in bicicletta e dopo otto ore di lavoro, assieme alle sue compagne, faceva il percorso del ritorno cantando, per sentire un po’ meno la fatica. Aveva un carattere molto forte e predisposto alla allegria e questo l’ha aiutata a superare momenti difficili e tanto tristi, ed ha sempre saputo “dare” agli altri, più che ricevere. Durante la guerra, mentre il marito, il suo amato Senino, era prigioniero dei tedeschi, un tragico evento la colpì profondamente. La sua seconda figlia, all’età di tre anni, morì annegata cadendo dentro un mastello, pieno d’acqua posto nel cortile della sua abitazione. A liberazione avvenuta con il ritorno del marito, il ritorno alla normalità; alla primogenita Luciana, aggiunse altri due figli: Nadia e Willer. Diede inizio alla sua molto attiva partecipazione alle lotte per il lavoro e per la ricostruzione. (…) Le lotte per il lavoro e per nuovi diritti, produssero anche la conquista della riforma agraria, la legge stralcio emanata nel 1950. Questa legge operò negli anni immediatamente successivi, nella frazione di Filo, con l’esproprio di 1.200 ettari di terra e la loro assegnazione a 200 famiglie, tra queste la famiglia di Paolina, che divenne assegnataria, coltivatrice di tre ettari e mezzo di terreno, una casetta isolata, una piccola stalla con due mucche. Il reddito che si poteva ricavare si dimostrò abbastanza insufficiente per le necessità di una famiglia di cinque persone. Questo portò i suoi figli, appena raggiungevano l’età di lavoro, a cercare altre occupazioni per ricavarne reddito. Andavano in Romagna, con i mezzi di trasporto, bicicletta e treno, dove si effettuava la lavorazione delle conserve a cottimo, li ricordo spesso con le mani ricoperte da scottature o da corrosione dagli acidi. Paolina si iscrisse all’UDI, al PCI, nella cooperazione e nel sindacato dei braccianti e poi all’Alleanza Contadina. È stata partecipe attiva alle lotte, alle manifestazioni sindacali e non mancò mai a quelle promosse dall’UDI. Della nostra associazione diventò punto di riferimento simbolico. Ricordo, quando organizzò decine di incontri delle donne contadine in preparazione della grande assemblea nazionale di Verona con la quale la nostra associazione si proponeva l’abolizione del coefficiente Serpieri (che riconosceva solamente il 60% della paga alle donne contadine), ed acquisire la parità tra uomo e donna. Diventa responsabile del circolo UDI di Filo, alla fine degli anni ‘60, garantendo con la propria attività la diffusione del settimanale “Noi Donne”, tramite la creazione di una rete di donne diffonditrici, articolata nelle località Filo, Mulino, Case Selvatiche. È stata sempre presente a tutte le numerose manifestazioni promosse dall’UDI negli anni ‘70. Non mancò mai a nessun congresso Provinciale e anche Nazionale. Con la sua passione per la politica delle donne, partecipa a Roma alla grande manifestazione sul diritto di famiglia. Cantammo assieme in coro, durante il corteo, le canzoni popolari e quelle cantate nei lavori in risaia. Ricordo che quando arrivammo a Piazza Navona, dopo lo svolgimento di alcuni interventi, Nanni Loy dal palco, ci invitò a salirvi. Paolina per prima vi salì, seguita da tutto il nostro gruppo e fu il battesimo dell’improvvisato coro. Il coro poi prese una forma meno spontanea, venne dedicato a Maria Margotti, la mondina di Filo uccisa dalla Celere il 17 maggio del 1949 nella manifestazione a Ponte Stoppino di Molinella, durante lo sciopero nazionale dei braccianti. Una trasmissione della Rai registrò un’8 marzo a Filo con quel coro di voci femminili, senza maestro, senza musica e tanta passione femminile. L’unica a figura maschile era quella di Cencio, sempre presente con funzioni di organizzatore-spettatore. Fece delle vere e proprie tournée in diverse località del Friuli, della Puglia, in Svizzera, su invito di connazionali immigrati. Momenti molto significativi furono le esecuzioni nelle scuole e nelle “case protette” degli anziani. Il coro si sciolse per esaurimento, quando subentrarono malattie e lutti. Paolina dovette prenderne atto con molto dispiacere, ma continuò essa stessa a raccontare la storia delle donne. Una giornalista tedesca le regalò il libro contenente una sua intervista. Del coro, Paolina aveva l’orgoglio di disporre di due cassette registrate in uno studio di Milano, diffuse in un baleno. Diceva “queste cassette sono la prova e la conferma che siamo veramente esistite”! (…) Il mio scritto da solo è insufficiente per ricordare una amica che ha dato tanto e infatti dall’UDI di Ferrara abbiamo deciso di dedicare a Paola Brandolini un volumetto, nel quale è lei che parla e ci racconta la sua ricca vita. Questo è l’impegno dell’archivio storico dell’UDI. In definitiva la grande storia dell’UDI è tale perché le donne l’hanno nutrita, resa protagonista e fatta camminare. A volte con rabbia, con delusione e anche con importanti conquiste, sempre con grande passione e con l’orgoglio di poter dire: “c’ero, ci sono stata, voglio esserci anch’io”.
La versione integrale dell’articolo è su http://www.noidonne.org/blog.php?ID=03971
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