La soverchiante tempesta emotiva che attenua la responsabilità di un femmincidio costituisce un'apertura a altre possibili attenuazioni di pene. E crea un precedente pericoloso
Martedi, 05/03/2019 - Paola:Pensieri e Parole in libertà
“De” Soverchiante tempesta emotiva e passionale“
Precisato che quel “De” rappresenta una delle mie più affascinanti memorie residue del latino (in cui pure non ero brava) ; ovvero la magica parolina che, con sintesi efficace, significa qualcosa su o attorno un argomento.
E così, come non mai nello scrivere oggi, sono consapevole che quanto cerco di condividere appartiene a pensieri in libertà che rappresentano un tentativo di ricerca, di alcuni punti non esaustivi assolutamente, per approfondire un avvenimento che ha scosso il mondo delle donne ma, fortunatamente, non solo quello: la sentenza che ha dimezzato la pena ad un uomo che, dopo un mese di frequentazione, si è abbarbicato a Olga Matei rivendicandone il possesso e negandole il diritto di lasciarlo; era ”arrabbiato” in modo intollerabile perché ben altre due donne lo avevano precedentemente rifiutato.
La sentenza che prende atto che questo uomo è reo confesso di omicidio e non solo (ma forse consapevole a posteriori dell’orrore commesso e decide persino di risarcire la figlia della povera donna strangolata) porta in un secondo grado di giudizio (non so se sia il termine esatto) a dimezzare la pena. Questo sulla base di una considerazione che ha indignato e fatto tremare il mondo femminile in un'epoca in cui i femminicidi aumentano in modo esagerato e violento e che la sentenza non sembra considerare nella adeguata e severa contemporaneità.
Alle ovvie, prevedibili, e comprensibili proteste, opposizioni “giudizi” femminili, che individuano nella sentenza un ritorno alla filosofia assolutoria del delitto d’onore abolito solo nel 1981, le risposte del Presidente della Corte d’Appello di Bologna tentano di essere rassicuranti, giustificatrici e di spiegare le vere motivazioni che avrebbero portato alla decisione di dimezzare la pena, decisione che la Corte invita le donne a comprendere. E qui che provo ad esprimere alcune pur superficiali riflessioni, partendo dalla considerazione che l’Italiano non è un'opinione ma una lingua, una storia di parole precise che divengono macigni sulla strada del pensiero e dei significati che evocano e testimoniano.
E allora ammettere che una "tempesta di emozioni" - che il cosìddetto sangue alla testa che può essere causato da un diniego o da una situazione non condivisa o non governabile possa ”comprensibilmente” portare alla violenza arrivando fino all’omicidio - apre a strascichi imprevedibili anche oltre le donne e le violenze loro riservate.
Pensiamo per esempio a quante scuole dell'infanzia ultimamente siano arrivati alla cronaca per maestre che picchiano i bambini, (forse insopportabili, vivaci, ingovernabili?) o a quante case di riposo, si scopre, nascondono violenze verso i vecchi ricoverati. Sono ogni volta situazioni di stress che potrebbero causare "tempeste di rabbia" e annullamento della ragione di chi è pagato per avere cura di loro.
La sentenza, adottando una motivazione che di fatto nelle parole accredita come talvolta sia “comprensibile” che le passioni obnubilino la ragione, accredita un'idea che spaventa e che per me va anche al di là dell’offesa femminile. Mi ripeto, ma è un elemento che osservo, pur sottolineando che siano evocate le scusanti del delitto d’onore che univano il dominio maschile sulla donna alla legittimazione della gelosia.
Quante volte abbiamo letto o imparato che avvocati capaci abbiano vinto in processi difficili richiamandosi a sentenze precedenti che con le parole pesanti come pietre hanno “sdoganato “ un principio?
E dunque oltre all’ingiustizia, che ferisce per la seconda volta la vita di Olga Matei la quale in quel brevissimo mese di frequentazione di Michele Castaldo aveva capito che non era un rapporto per lei, la tempesta (e qui è davvero il caso di definirla così) che il giudizio della Corte ha portato nel dibattito sulla violenza di troppi uomini sulle donne, sembra averci non solo ricacciato indietro di parecchi anni, ma più in generale di mostrare una superficialità rispetto ai tempi in cui si prendono decisioni.
Qualunque atto non può prescindere dal momento, dall’epoca in cui avviene e questa sentenza è dissestante e preoccupa legittimamente.
Con sarcasmo e con una sorta d’amarezza, a proposito di tempeste pericolose dei comportamenti, in questi giorni mi è tornata in mente la famosa “tempesta ormonale“ (dovuta alle mestruazioni o alla menopausa) che era ritenuta causa per le donne di comportamenti imprevedibili ed emozioni ingovernabili.
Mi fermo qui auspicando che si possa ritornare a parlare di ragione, quella eccezionale capacità umana che ci permette di governare con fatica e coraggio i momenti belli e difficili della vita .. le emozioni di tutti i tipi e le speranze deluse. E comunque come donne non dobbiamo né possiamo rinunciare a chiedere che la ragione non sia soverchiata e non sia aggirabile in primis dalla giustizia .
Ps: Il perdono, eventuale, è un'altra categoria che non compete alla giustizia. Ma questa è un'altra storia.
Paola ortensi 5 marzo 2019
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