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Paola, pensieri e parole in libertà: LO  IUS  SOLI

Paola, pensieri e parole in libertà: LO IUS SOLI

Il diritto di cittadinanza per bambini e bambine, ragazzi e ragazze che qui sono nati e cresciuti è da sostenere e promuovere in tutti modi "..Civis Romanus sum" fu l' intuizione vincente di un Impero..e il gioco con mia mamma...

Lunedi, 18/09/2017 - Paola, pensieri e parole in libertà: LO IUS SOLI

Non penso sia del tutto superfluo ricordare la traduzione del titolo del Disegno di legge che ci auguriamo in tante/i, in tempi non biblici, venga approvato al Senato e garantisca finalmente il diritto di essere cittadini Italiani a figli di emigrati che sono in maggioranza nati, cresciuti e scolarizzati in Italia.

E allora: in latino ius significa diritto e soli  del territorio, del suolo, della terra; definizioni cui - traducendo - aggiungiamo un dovuto dal territorio (dove si nasce e cresce). Quel modo di intendere la cittadinanza che forse, anche questo vale la pena di ricordare, fu adottato dall’impero Romano (civis romanus sum) e che fu intuizione politica notevole perche contribuì alla grandezza e forza di Roma che diede riconoscimento e dignità a tutti coloro che vivevano nei territori conquistati. Essere cittadino riconosciuto di un luogo significa, più facilmente, sentirlo proprio, pensare con più reciproca utilità di farne gli interessi. Mentre essere rifiutati, essendo nati in un luogo, avendo studiato in quel posto, avendo genitori che li vivono da più anni, hanno un lavoro, una casa (condizioni previste dal Disegno di legge in discussione), genera sentimenti negativi e di distacco di non appartenenza e anche di inimicizia e opposizione..

Penso da tempo che chi è d’accordo, che questo diritto di cittadinanza sia garantito debba singolarmente e collettivamente dirlo e sostenerlo, motivando il perché e cercando di rasserenare e arricchire un dibattito fortemente deviato e strumentalizzato.

Il diritto alla cittadinanza non può essere ipocritamente, e contando sulle false notizie, presentato in parallelo al fenomeno degli arrivi e sbarchi degli emigrati. Qui si parla di fatti diversi e non è il “semplice” termine immigrato che coniuga le due questioni.

Il terrorismo di chi politicamente soffia sul vento della paura, contando sull’ignoranza di chi non sa, non vuole o non può informarsi è uno dei tanti modi di tradire questo nostro paese.

Qui si tratta di dare il diritto ai bambini e ragazzi, figli di famiglie con le carte in regola (permesso di soggiorno, lavoro, domicilio), bambini o ragazzi che parlano italiano, che hanno amici italiani, che frequentano famiglie italiane di essere italiani a tutto tondo e di considerare questo il loro paese. Mi colpisce sempre pensare che questo gran rifiuto e incoscienza delle forze politiche che non vogliono la legge o che cavillano su inezie da cambiare non pensino, oltre al danno dello sviluppo, al non amore che generano in persone che diventeranno adulti negativi mentre nella maggioranza dei casi qui vivranno e lavoreranno e contribuiranno in maniera decisiva all’economia del paese, alla sua ricchezza. Italiani che (perché poi a 18 anni inizieranno la straziante burocrazia della cittadinanza, aspettando mediamente un anno se basta per averla) non aspireranno a definirsi Italiani che è quanto invece dobbiamo sperare che scelgano di fare.

Quando cammino, lavoro, frequento - praticamente sempre - bambine/i e ragazze/ dalle infinite sfumature di colori della pelle, o dal volto spiccatamente orientale e li sento parlare Italiano provo una grande allegria. Un mondo dove al di à delle etnie originali ci si senta a casa, grazie alla lingua che parli, alla cultura e storia che c’è dietro quella lingua, ed anche a quanto si porterà della propria terra di provenienza grazie ai genitori, è un mondo che ha più possibilità di aspirare alla pace e di considerare le differenze culturali: ricchezza.

Sono romana e quando studiavo fin dalle scuole medie, non so dire perché, ma fui molto colpita dall’apprendere che il grande Giulio Cesare, che costruì l’impero senza divenire mai imperatore, amò follemente Cleopatra, regina d’Egitto, dalla quale ebbe un figlio, Cesarione,   emblema significativo dell’unità dei popoli da cui veniamo. Cesarione fu ucciso, dice la storia, perche pur divenuto Faraone, qualcuno temeva potesse aspirare all’Impero dI Roma, essendo discendente di Cesare. Avevo solo dodici o tredici anni, ma mi dispiaceva molto perché mi piaceva l’idea di quel figlio di Cesare che veniva dall’Africa ed era anche romano. Credo che tutto questo venisse anche dall’educazione che avevo ricevuto in famiglia e da un gioco che facevo con mia mamma all’epoca delle elementari e che decido di scrivere qui perché oggi, a 72 anni, non smetto di pensare sia uno dei doni di civiltà ricevuti dalla mia famiglia. Mamma, chiedevo frequentemente e ossessivamente, ma io di dove sono? E lei con una allegra pazienza, ma te l’ho già detto dieci minuti fa,  ripeteva: Romana, Laziale, Italiana, Europea, Mondiale, Universale. E a me sembrava bellissimo.

CREDO DI NON DOVER AGGIUNGERE ALTRO

Paola ortensi

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