Mercoledi, 27/12/2017 - PAOLA, PENSIERI E PAROLE IN LIBERTÀ/ Nantova: falsi sms e danni per le donne
Ci sono comportamenti singoli che talvolta possono comportare conseguenze collettive imprevedibili e possono divenire dannosi, simbolicamente, in senso generale assai più di quanto già non lo siano per l’atto in sé, rispetto a chi è stato coinvolto e, nello specifico, danneggiato personalmente.
Il riferimento in questo caso riguarda quanto abbiamo imparato dall’informazione alla vigilia di Natale. Oramai diverse settimane fa, a Mantova, una donna - Elisa Nizzoli, vicepresidente dell’associazione “Mantua me genuit”, che si riferisce a Virgilio, autore dell’Eneide - ha rivelato che i messaggini che aveva reso pubblici attribuendoli al Sindaco Mattia Palazzi del PD (in cui lui le chiedeva favori sessuali in cambio di attenzione per l’Associazione) erano stati da lei stessa falsificati, forse per farsi bella o sentirsi importante. Nizzoli ha diffuso ampiamente i falsi messaggi whats app, a partire dalla Presidente dell’associazione Cinzia Goldoni, la quale con solerzia ha provveduto a propagarli. Il consigliere di opposizione Longfils (Forza Italia), raggiunto dalla notizia, si è premurato di andare a denunciare il Sindaco alla Procura della Repubblica, aprendo un caso politico di livello nazionale e mettendo in grande difficoltà il Sindaco con un attacco assai pesante. E ora che Elisa Nizzoli, spaventata dalle conseguenze possibili delle sue menzogne scagiona il primo cittadino di Mantova (che è stato assolto per questo episodio dalla stessa Procura) e confessa di avere taroccato i messaggi vale la pena di riflettere - come sottolineavo all’inizio - circa i danni prodotti dal comportamento incosciente e sleale di questa donna, che oggi pensa di scagionarsi dicendo che voleva giocare. C’è da un lato il danno prodotto all’onorabilità del Sindaco e, d’altro canto, il peso del danno recato alle donne in generale e alla loro credibilità, ancora molto attaccate (o poco credute) quando decidono di denunciare abusi o violenze.
Il riferimento è legato al ben noto scandalo partito da Hollywood con l’accusa, confermata, al potente Weinstein - e poi dilagata ovunque - di richieste a molte attrici e non solo di prestazioni sessuali in cambio di lavoro nel cinema e in altri contesti. Uno scandalo che ha suscitato polemiche e un forte dibattito, mettendo in difficoltà in molte parti del mondo - Italia compresa con la denuncia di Asia Argento - persone e reputazioni intorno al potere di ricatto maschile, basato proprio sul sesso, praticato da molti uomini di potere.
Uomini che forse per la prima volta sono stati davvero messi all’angolo da tante denunce - e non solo da pettegolezzi - che hanno scoperchiato una pentola rimasta tappata per anni per paura o altro e che hanno trasformato le dicerie diffusissime in fatti concreti.
Uomini che non aspettano altro, e che non trovano di meglio da dire che molte donne denunciano non perché sia vero ma per farsi pubblicità, infangandoli. Ed ecco allora che la nostra amica di Mantova, quasi per gioco e senza rendersi conto della gravità di quanto faceva, a questo contrattacco maschile ha offerto un fianco prezioso, incurante del danno e dell’insulto che promuoveva e rafforzava contro il mondo femminile.
In un tempo pur pieno di contraddizioni segnate dalla diversità delle culture e dei territori, dalla diversità delle idee e dagli alti e bassi dell’affermazione femminile che per un verso si consolida in ogni settore dell’economia, della scienza e della società e per altro combatte con fenomeni terribili come quello delle violenze e dei femminicidi, avrebbe bisogno che si rilanciasse una solidarietà fra donne frutto di un confronto sia ravvicinato che a distanza capace di tenere conto che i comportamenti o le scelte di una possono divenire un successo che ci onora tutte o una caratteristica che viene generalizzata e affibbiata quale atteggiamento negativo collettivo.
Sarà un’utopia ma l’utopia serve, per non rinunciare mai ad alzare il tiro, rimanendo pronte e pronti a rimettere i piedi in terra.
Come donne abbiamo bisogno di metterci di più in rete, di metterci in discussione fra di noi e contemporaneamente di farci carico l’una dell’altra di terra in terra, di paese in paese, di problema in problema perché ne goda lo sviluppo di tutta la società segnata nel mondo da una cultura maschilista con il rischio non solo di non metterla in discussione ma per molte donne addirittura di farla propria, come già sta succedendo in più situazioni, con danni notevoli, e rinunciando a un futuro dove le diverse sensibilità si possano amalgamare, coordinare e non sopraffare aspirando a un mondo più vivibile.
Paola Ortensi
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