Giovedi, 30/07/2020 - Paola Nazzaro, originaria di Avellino, dove ha legami familiari e amici, vive e lavora a Roma. Da bambina ribelle a biker nel DNA, ad artista, fashion designer, scrittrice, imprenditrice, costumista che ha appena finito di lavorare al film Picciridda: ritratto di una versatile donna indomita, capace di reinventarsi in tempi di coronavirus.
Uno, nessuno, centomila, fluida e versatile in tanti ruoli: tu come ti descriveresti? Lotto da sempre per liberarmi come da una camicia di forza, dalle definizioni che vorrebbero costringere un essere mutevole in continuo divenire, a prendere la forma in uno stile predefinito. Negli anni ho strutturato la mia identità attraverso le mie passioni: cinema, moda, arte, disegno, scrittura. Di volta in volta, ho creato dei brand, seguendo le “esperienze in corso” come Road Vogue, Bambina d'acciaio, assecondando la mia passione per le moto (biker). In età adolescenziale, la passione per la letteratura mi ha fatto imbattere nella scoperta delle scrittici del Novecento: Virginia Woolf, Colette, Simone de Beauvoir, Anais Nin, artiste solidali dalla menti argute, femministe, indipendenti, sperimentatrici di linguaggi e, soprattutto, donne moderne. L'aspetto letterario ha inciso fortemente sul mio modo di interpretare la ricostruzione di un costume di scena. Prima di essere pura tecnica sartoriale, i personaggi prendono forma dalla vivida memoria delle pagine dei libri che ho letto e amato.
Tra i vari ruoli, sei soprattutto una costumista: come nasce la passione per i costumi? Con la scoperta del teatro e del cinema, durante il primo anno di studi a Roma, lavorando come attrice per Antonio Salines e Werner Schoeter. Poi con Franco Molè e Martine Brochard al Salone Margherita, sulla storia di Toulouse Lautrec. La curiosità mi ha spinta a sperimentare l'esperienza come attraversamento di conoscenza. Calcare il palcoscenico come attrice o performer burlesque (Sky, prima Lady burlesque nel 2011) mi ha fornito un bagaglio di segreti, strategie e trucchi, per rendere i costumi di scena spettacolari e funzionali al corpo di un’attrice o un attore. Averli indossati, ha portato un valore aggiunto, che metto a disposizione dei progetti a tema. Queste passioni – visioni, hanno alimentato il mio primo libro, Carezze Korazze & Skizzi di vita, edito da Progetto cultura. Il libro “on the road”, dedicato a tutte le bambine d'acciaio, a coloro che sanno rimontare in sella ai propri talenti, alle donne che hanno trasformato una caduta in rinascita, è stato un caso letterario nel 2011 ed ha avuto ben 5 ristampe.
La pandemia, come l’hai vissuta? Ho reagito dopo pochi giorni, rimboccandomi le maniche fino a trasformare questa inquietante realtà in scrittura. Sapevo di avere un tempo e un’opportunità che non sarebbero mai più tornati: ho ricominciato a scrivere con tutte le mie forze, con nuovo slancio, il mio secondo libro, più volte interrotto. L’atmosfera apocalittica già preannunciata in film avveniristici come L’ esercito delle 12 scimmie e nei libri di Orwell, si è riversata sia nelle mie nuove pagine, che in un’altra attività. A marzo, allorquando il mondo era sbarrato, ho voluto riconvertire la mia attività creativa, essere pronta per la fine del lockdown di maggio, con una produzione di mie mascherine su misura, caratterizzate da eleganza e stile, che ho chiamato Skontagius, termine dall’evocazione cinematografica, benaugurante, che immediatamente, grazie al passaparola di varie amiche, è stato apprezzato. Ho diffuso un “virus di stoffa” positivo, uno scudo tessuto di poesia e arte, come li ha definiti la sociologa critica d'arte, Antonella Pagano. Il mio obiettivo, oltre a fornire un supporto protettivo, era creare qualcosa che conferisse uno stile personalizzato, che custodisse i valori aggiunti di identità e unicità, realizzato dalle mani di sarte artigiane e ricamatori del cinema made in Italy, per regalare un sorriso, in un momento di grande paura. Mi sono spesa moltissimo, impiegando molte risorse e passione, come fossero mini costumi di scena. Le mie mascherine sono state molto gradite dalle persone più diverse, compresi attori e attrici di tutta Italia.
L’emergenza coronavirus è una lezione e credi sia stata compresa? La pandemia mi ha consentito anche di fare pace con una città come Roma, gioiello di storia e arte, negli ultimi anni soffocata da spazzatura e malcostume. Riammirarne le bellezze e scoprire nel deserto urbano, la sua magnificenza, senza l'intervento scellerato e inconsapevole degli esseri umani (che di umano hanno ben poco), mi ha fornito una profonda consapevolezza: serve un nuovo modo di agire per la salvaguardia del nostro pianeta surriscaldato, che altrimenti verrà soffocato dal mare di plastica e dalle foreste incendiate. Siamo prossimi a un punto di non ritorno. Questa contingenza epocale, impregnata di immagini che rimarranno impresse per sempre, mi ha consentito di selezionare persone e lavori di qualità, scegliendo accuratamente il tempo da dedicarvi. Il tempo è un argomento che mi sta molto a cuore: è un tema del mio prossimo libro. C'è necessità e urgenza, che la lezione impartita dalla pandemia, forse non compresa a sufficienza, modifichi le coscienze sia politiche, che di noi cittadini: serve essenzialità e maggior consapevolezza delle nostre azioni, ovvero delle loro ripercussioni. Il momento non è facile, le città sono come convalescenti, ci vorrà ancora tempo.
Cosa suggerisci alle donne in difficoltà, vittime della mancanza di lavoro, talvolta persino della solidarietà delle altre donne e molto spesso di una società ancora troppo maschilista? Alle donne vorrei dire di non scoraggiarsi ed attingere alle proprie fonti. Ognuna di noi ha un talento racchiuso dentro di sé, occorre molto silenzio e molto coraggio per farlo emergere, ma può cambiarti la vita. Aggiungo che non è il momento di cedere, anzi è il momento di osare, di non lasciarsi intimidire. Mai un passo indietro o lasciarsi intimorire da un maschilismo imperante, non bisogna smettere di far sentire la propria voce, di lottare e ambire a posti di prestigio che ci spettano. È il momento di prepararsi, affilare le armi dei propri talenti e andare all'attacco: inviare il curriculum, cercare nuove opportunità, senza stancarsi. Purtroppo spesso con curricula solidi, è più facile essere apprezzate all'estero, ragione di più per non smettere di credere che possiamo riappropriarci delle redini della nostra vita osando, sovvertendo regole e abitudini. Smettere di sognare, equivale a sopravvivere, consentire agli altri o anche a noi stesse, di metterci da parte e di spegnere i nostri sogni, equivale a spegnere il motore delle nostre visioni.
Progetti in corso… Ho lavorato ai costumi del film tratto dall’omonimo romanzo di Catena Fiorello, Picciridda, diretto da Paolo Licata. Il film, con mia grande gioia, sta riscuotendo consensi di critica e pubblico anche a livello internazionale. Ho da poco completato i costumi per My Dolly, un cortometraggio su tematiche relative alle violenza sulle donne per la regia di Fabio Schifino: la violenza vista dagli occhi di una bambina e la sua capacità, attraverso lo stile onirico del film, di aiutare la madre a denunciare. Covid permettendo, lavorerò ai costumi di una coproduzione cinematografica in preparazione all’estero, mentre sto preparando dei costumi medievali per un videoclip di All Festa. Diversificare i settori di interesse, offre un ventaglio stilistico esperienziale che arricchisce il bagaglio di conoscenza. In campo editoriale, ho da portare a compimento un libro di disegni della mia carriera e mini racconti storyteller dedicati a Fellini. Oltre a proseguire il progetto Skontagius, devo completare il mio secondo libro: non è assolutamente facile, d'altronde la potenza creativa è nulla senza il controllo e la dedizione costante. Per questo mi sono sempre sentita metà donna metà motore, una donna ciborg, metà donna metà motocicletta, acciaio, cuore, memoria della mente e azione.
Floriana Mastandrea
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