Ultracorpi / 3 - Conversazione con Roberto Mussapi, autore de "Le Metamorfosi” . Dalla Mesopotamia all'Africa il corpo è stato oggetto di concentrazione mitica...
Marina Caleffi Domenica, 30/06/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2013
In qualunque parte del mondo, dalla Nuova Guinea alla Mesopotamia all'Africa, il corpo dell'uomo e della donna è stato oggetto di concentrazione mitica. Ovunque il corpo femminile è associato alla terra, alla luna, alla vegetazione, mentre quello maschile alle energie solari, ai metalli in genere. Tutto muta, secondo Ovidio: il cosmo, gli dei, i corpi degli uomini e quelli delle donne. Questi ultimi diventano quasi "ultracorpi". Ne parliamo con Roberto Mussapi, poeta e drammaturgo, che ha riscritto, come già hanno fatto Dante e Shakespeare, il grande capolavoro di Ovidio, Le Metamorfosi, editato con Salani, e illustrato da Mimmo Paladino, dando all’opera una voce nuova, moderna. Ci limitiamo naturalmente ad una breve incursione nella Mitologia in Occidente, quella che diventa classica e poi occidentale cristiana. Nel mondo occidentale il corpo dell'uomo vede la più grande rappresentazione ne Le Metamorfosi di Ovidio, che fa nascere la razza umana da pietre rotolanti. Forse non è un caso che sia stato scelto questo nome dai fabolous Rolling Stones (ndr). E più in generale il corpo umano è prodotto e causa di tutto l'esperibile:
“Questo fiore che tu vedi si chiama Narciso, che era un ragazzo. Questa voce che tu sentì rimbombare si chiama Echo ed era una bellissima ragazza. Punita per avere una voce troppo eloquente.”
Il corpo è dunque centrale nel libro ed è luogo di interrogazione sul mito. Trionfa, come da premesse, nel mondo greco la trasformazione del corpo femminile:
“E Alcyone, la regina innamorata del marito naufragato, che si trasforma in uccello marino, trasmetterà la trasformazione al marito e dunque al mondo. Ma la prima a viverla è Lei. Si avvicinò a Lui ancora lontano nella corrente, e si avvicinò perché stava volando e planò lenta sul suo petto, lo baciò e lui si scosse. E il volto livido, mosso da un improvviso, lento respiro, riacquistò d'incanto l'antica bellezza, mentre a poco a poco tutto il suo essere si mutava in uccello, e le sue ali neonate sfiorando quelle della compagna si librarono in cielo. Modificati nella forma, ma non nella sostanza."
Corpi che anche trasformati danno vita e si prendono cura.
“Il corpo femminile è sempre un primum movens di qualcosa, nella guerra di Troia, per esempio. morranno tutti o quasi, financo il semidio Achille. Ma Elena è indistruttibile…”
Anche nel mondo omerico la donna è indistruttibile. È ultracorpo: "Il simbolo più potente di trasformazione ingannevole del corpo resta quello del mito delle Sirene. Appaiono in un isolotto sul mare in forma di voce femminile, incantevole. Ma, non appena le ascolta, il navigatore è trascinato nell'abisso. Sono uccelli marini, che si trasformano in donne seducenti. L'incantesimo femminile dell'ignoto... Del resto in epoca omerica non era affatto necessario che la seduzione passasse dalla figura femminile, non era obbligatorio, dal momento che l'omosessualità era pratica invalsa”.
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